Merletto veneziano ad ago, “Ponto in aere”
Storia
Merlettaie a Burano, Umberto Moggioli, 1910 Il
vocabolo “merletto”*deriva dalla parola
merlo-merli, cioè le frastagliature che ornano le mura di cinta dei castelli
medievali e dagli elementi architettonici dei palazzi veneziani.
Cà d’oro, Fontego dei tedeschi,
Fontego dei turchi, Palazzo ducale, Venezia
Frammenti di merletti italiani realizzati ad ago, XVI
secolo Il merletto
ad ago è “il merletto per eccellenza”, per il suo valore artistico, per il
suo pregio e raffinatezza, queste componenti sono rimaste inalterate nel
tempo. Infatti, ancora oggi le merlettaie veneziane, pur rinnovandone la
foggia ed il disegno in una continua ricerca, mantengono la stessa tecnica di
esecuzione, realizzando i pregevoli merletti con gli stessi punti di 500 anni
fa. "La Barcolana" , Luisa Severi Capo filato cotone 40 e 100, disegnato ed eseguito nel 2000 Uno
dei primi documenti storici che ne attesta la presenza a Venezia, risale al
1476, data in cui viene emanata una legge
suntuaria che prevede pene severe per chi non limita nel suo
abbigliamento, l’uso di merletti fatti ad ago e realizzati in oro o in
argento. La
tradizione popolare veneziana vorrebbe il merletto ad ago legato ad una
leggenda oppure alla lavorazione delle reti dei pescatori delle isole. Il
merletto ha iniziato a muovere i primi passi grazie alle donne nobili che
riuscirono a manifestare la loro sensibilità e creatività, creando dei
capolavori. C’è da ricordare che all’epoca, alle donne non era consentito
istruirsi, né leggere, ma solo dedicarsi al canto, alla danza e alla musica.
Alcune dogaresse, presero così a cuore l’arte del merletto, tanto da emettere
delle leggi protettive permettendo la continuità e lo sviluppo del “ponto in aere”. Fra
queste illustri dame ricordiamo: Giovanna Malipiero
Dandolo, Lidia Priuli Dandolo, Morosina
Morosini Grimani. La
dogaressa Pisana Corner Mocenigo si presentò, in una sua visita ufficiale,
con un manto d'oro ed una sottana di pizzi d'oro con cintura di brillanti. A
testimonianza del piacere nel possedere preziosi merletti, sono rimasti a noi
documenti cartacei molto importanti. Al
1500 risalgono i primi modellari
realizzati da noti incisori dell’epoca e in quel periodo Venezia esportava
già i suoi preziosi manufatti. Merletto ad ago di
Venezia a punto grosso, 1650-1700 circa © Victoria and
Albert Museum, Londra Le
cronache del XVII secolo raccontano che nel Campo S.Angelo
Raffaele, si affacciava la casa delle due maestre merlettaie Lucrezia e
Vittoria Torre le quali fecero un collare di capelli canuti, che fu pagato
250 ungheri, e servì al re di Francia Luigi XIV nel
solenne giorno della sua incoronazione. La
casa si trova ancora oggi di fronte alla Chiesa dell’Anzolo
Rafael. Verso
il XVII secolo, Burano divenne l’isola dove le
merlettaie venivano sfruttate per produrre grosse quantità di merletti.
L’idea di portare il lavoro nelle isole, venne proprio dal fatto che gli abitanti
delle isole vivevano in povertà e avevano difficoltosi e costosi contatti con
la terraferma. Le donne dovevano solo lavorare accettando un modestissimo
compenso per il loro pregevole lavoro. Nel
1665 alcune merlettaie veneziane vennero chiamate dalla corte francese del re
Sole per insegnare la perfezione del merletto veneziano. In quello stesso
anno Luigi XIV annunciò l’apertura ufficiale della
“manifattura reale dei merli” specializzata nei punti di Francia. Ma l’esito
impensato produsse un merletto ad ago francese con un suo stile ed un suo
disegno capace di competere con quello veneziano. Le merlettaie vennero
richiamate a Venezia dal Doge e in caso di mancata obbedienza sarebbe stata
emessa nei loro confronti, la pena di morte. Ben presto la Francia invase il
mercato europeo e Venezia proibì l’importazione ed il consumo di qualunque
merletto non proveniente dall’area Veneziana. A Venezia nel 1696
l’ambasciatore di Francia, M. De Bonzy,vescovo di Bézier, scrisse al ministro Colbert che il convento di S. Zaccaria e tutti gli
altri conventi e le famiglie povere vivevano dell’industria dei merletti. Nei
ricoveri veneziani per zitelle e fanciulle povere il lavoro era regolamentato
con estrema precisione in ogni ora di luce e fruttava alle ragazze una
piccola dote,” la tasca”. Lo smercio della produzione di pizzi era
prerogativa esclusiva della superiora.
Nel 1872 a Burano si continuò la
lavorazione del merletto e ad alcune merlettaie vennero conferite le medaglie
al merito dall’Istituto Lombardo- Veneto di Scienze e Arti. A
Venezia nel 1878, uscì un “ Trattato storico tecnico della fabbricazione dei
merletti veneziani” dove si elencavano le diverse specie di merletti fatti a
Venezia:punto a reticello,
punto in aria, punto tagliato a fogliami, punto a
gruppi, punto a maglia quadra, punto di Venezia,
punto di Burano, punto tirato, burato.
Nonostante
le leggi suntuarie, le guerre e distruzioni, l’usura e tutte le avversità che
hanno colpito il merletto veneziano, oggi noi abbiamo in tutti i musei del
mondo e specialmente nel museo del merletto di Burano, testimonianze uniche e rare di queste opere
eseguite con tutto l’amore e dedizione, al quale va portato tutto il nostro
rispetto e riverenza. Un
pregevole campione di merletto ad ago veneziano dove il decoro fluttua
morbidamente nella rete a “punto burano”(tratto da un
campionario di merletti di Burano datato 1884). _____________________________________________________________________________________________________________ *merlo, merletto,
merluzzo, merlo o trina: una certa
fornitura o trina fatta di refe finissimo o d’oro o altro—Giglietto, dicesi a specie di
trina con merluzzi e punte così detta perché ha similitudini con il giglio—Bighero, fornitura fatta di filo a merluzzi
V: ponto de Buran.(
tratto dal vocabolario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio
,1829) *(“
Commemorali del Gradenigo”) La
Famiglia e la vita quotidiana in Europa dal '400 al '600
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