Andriana Zon Marcello (1839-1893)

La nobildonna Andriana Zon nacque nel 1839,
figlia unica del nobile Zon Andrea e della coltissima marchesa Teodora
Carlotti. Per 25 anni fu dama di compagnia della regina Margherita. Si sposò
nel 1858 con il conte Alessandro Marcello, podestà di Venezia e deputato al
Parlamento italiano che morì nel 1871 lasciandola vedova a trent’anni. Donna
colta ed intelligente, mantenne rapporti d’amicizia con l’abate Giacomo Zanella e fu in corrispondenza con
personaggi illustri italiani e stranieri che furono spesso ospiti nella sua
villa di Mogliano*. Si trovò vedova e con sette
figli, ma la sua forza ed energia la portò a compiere una ardua impresa.
Nel 1871
fu promotrice della rinascita del merletto a Burano e dopo la sua morte il 23
gennaio del 1893, il figlio (Girolamo Marcello), continuò l’attività della
madre e attualmente anche il nipote continua il suo interesse verso il
merletto attraverso la Fondazione Andriana Marcello. Andriana per studiare i punti
antichi e riprenderne la lavorazione, si recava presso il palazzo dove veniva
ospitata la regina Margherita a Venezia e con due operaie studiavano gli
antichi merletti della regina, così fece anche con la collezione di Moisè
Michelangelo Guggenheim (il più grande
antiquario e mercante d'arte attivo a Venezia nella seconda metà
dell'Ottocento) .

Regina Margherita di Savoia con una pettorina di
merletto ad ago°

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Merletti
presentati dalla Manifattura di merletti ad ago presieduta dalla contessa Andriana Marcello a Roma nel 1887, in occasione dell’Esposizione al Museo
Artistico Industriale di Roma. L’Esposizione era totalmente dedicata ai tessuti e merletti.
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Ricordi in Archivio
“Precursori della Conciliazione nel
salotto di Andriana Zon
Marcello”, 1937
https://archive.org/details/3114521/page/n1/mode/2up
“Nelle auspicatissime
nozze Marcello Zon”, 1858
https://archive.org/details/bub_gb_dMOD8uViSMEC/mode/2up
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Il Giornale per
le famiglie ”L’illustrazione Popolare” uscito a Milano il 28 Maggio 1893
riportava questo articolo.
Nelle feste delle
nozze d’argento, Sua maestà la Regina avrà ricordato, vivamente e con
rimpianto, la perdita della sua più colta e intima amica, la contessa
Andriana Marcello nata Zon, dama di Corte, morta a Venezia il 23 gennaio
passato. Juliet Adam, in un profilo della regina Margherita, tracciato
dalla sua penna fina e disinvolta nella Nouvelle
Revue, diceva che dopo la Sovrana, la contessa Marcello era la prima
donna d’Italia. Giacomo Zanella dedicava alla Marcello una poesia
bellissima dove descriveva l’incesso maestoso, il cuore, il carattere di
lei. Il poeta di Vicenza le diceva: Le
brevi feste e l’infinito pianto - Hai già provato delle umane cose – Donna
gentil, che sotto il bruno manto – Immortali del cor serbi le rose.
Nata a Venezia, si era sposata nel 1858, a soli diciassette anni, al conte
Alessandro Marcello, patrizio liberale, già intendente generale dell’armata
veneta, e allora podestà di Venezia. La sposa discendeva da un’antichissima
famiglia di Perugia, trapiantatasi, secoli fa, a Venezia: lo sposo aveva
avuto un doge in famiglia, e tutta una schiera di guerrieri illustri. Il
conte Alessandro, di sentimenti italianissimi, non poteva rimanere nellla
sua carica di podestà di Venezia sotto il dominio dell’Austria, e si trovò
costretto a dimettersi e ad emigrare nelle isole Jonie, finchè nel 66,
rivide la sua città nativa sulle cui antenne sventolava alfine il
tricolore. Nel 71, la contessa Andriana restò vedova con sette figli, alla
cui educazione attese con quella squisita qualità che Dante chiama “
intelletto d’amore”. A Venezia, e nella sua villa di Mogliano Veneto aperse
le sue sale alle conversazioni degli uomini più colti, italiano e
stranieri, poich’essa ammirava soprattutto, dopo la virtù, l’ingegno. Colla
cooperazione di Paulo Fambri, fece risorgere a Burano, nella tranquilla
isoletta della laguna, l’antichissima industria dei merletti; e adesso sono
centinaia le fanciulle di Burano, che vivono di quel lavoro gentile ormai
ricercatissimo. Re Umberto volle premiare, per questo, l’intelligente
gentildonna colla grande medaglia d’oro al merito industriale. Come dama di
Corte, la contessa Marcello accompagnava alle sue peregrinazioni la regina
che ammirava il fine tatto, e l’estesa cultura e il buon gusto dell’amica
fedele.
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Il conte Girolamo
Marcello, presidente Fondazione Andriana Marcello, racconta
Come si è arrivati ad un Museo del
Merletto?
Attorno al 1870, con l’intenzione
di dare alla gente di Burano un’opportunità per uscire dall’estrema
povertà, veniva messa in piedi la Scuola Merletti.
Unirono le loro idee e forze
personaggi molto diversi: un politico, l’onorevole Paulo Fambri, una
finanziatrice, la principessa Giovannelli, una formidabile promotrice
d’immagine, la regina Margherita di Savoia e una nobildonna veneziana dal
carattere d’acciaio, Andriana Zon Marcello, giovane e fresca vedova con
sette figli piccoli, discreti mezzi e tanta volontà. Tra alti e bassi,
l’istituzione crebbe negli anni superando quelli duri della prima guerra
mondiale e anche quelli durissimi della seconda quando a Burano sembrò di
tornare alla povertà dell’ottocento. Ricordo ancorai carri tirati da buoi
(non c’erano ancora i trattori e i camion erano tutti requisiti) carichi di
sacchi di farina, di vino di legna e di varie vettovaglie partire
dall’azienda di mio padre per andare a caricare le barche buranelle a Porte
Grandi. In quel tempo si arrivò ad accogliere alla Scuola fino a trecento
ragazze che, più che a scuola, vi andavano per un piatto caldo. Anche la
guerra fu superata e il dopoguerra riprese con attività fervente e
insperata clientela d’oltreoceano, inclusa una ancora sconosciuta Evita
Peron, grande cliente che spese per ogni anno della sua breve estate. So
che la superiora delle Suore, che allora gestivano la Scuola, portava i
merletti in Argentina – con la scusa di visitare le sorelle di laggiù –
avvolti attorno al corpo sotto le vesti per non pagare la dogana. Ci fu
all’epoca una denuncia di evasione fiscale dell’Ufficio Imposte per un
importo esorbitante e un processo nel quale mio padre, allora presidente,
si difese e vinse dimostrando che l’IGE non pagata non era dovuta perché si
tratta va solo di “ filo annodato attorno a un buco “ e che l’accrescimento
di valore veniva solo dalla genialità e dalla bravura delle donne di Burano
nell’annodare tale filo. Poi il momento magico passò e seguì una lenta
ritirata, si tentò ogni strada per sopravvivere arrivando a produrre banale
ricamo, si tentò di trasformare la Scuola in cooperativa, niente, non ci fu
nulla da fare, un brutto giorno anche le Suore spensero la luce e se ne
andarono. Mio padre trovò consiglio in Vittorio Cini che gli suggerì di
trasformarla in fondazione e dopo molti sforzi ci riuscì: il 31 marzo 1966
sorse la Fondazione Andriana Marcello Ente Morale con tutti i crismi
istituzionali. Ricordo che ero contrario a continuare l’avventura su questa
strada e cercai invano di convincere mio padre a vendere tutto e dividere
il ricavato tra numerosi soci. Non avevo del tutto torto, i tempi erano
molto cambiati, vedevo impossibile seguire i vecchi modelli di impresa; le
attenzioni dei pubblici poteri, in pieno boom economico erano solo per gli
opifici e le tecnologie. La rivalutazione dell’individuo e del suo intelletto
era ancora lontana.
Passarono altri 14 anni di
chiusura e incessante lavorio di
persuasione finchè il 15 giugno 1978 si costituì il Consorzio per i
Merletti di Burano tra le Fondazioni, il Comune di Venezia,l'En’e
Provinciale per il Turismo, la camera di Commercio e l’Istituto Veneto non
volle parteciparvi perché lo riteneva un problema locale non regionale,
La Fondazione, con contratto di
comodato, conferì al Consorzio gli immobili, le collezioni e gli archivi,
arrivarono dei soldi, si restaurò il Palazzetto del Podestà di proprietà
della Fondazione, si ordinarono gli archivi. Cominciò una frenetica e
turbinosa attività su diversi fronti con iniziative interessanti e valide
ma, purtroppo, dispersive perché non programmate ma lasciate all’estro e alle
necessità elettorali della parte politica che in quel momento reggeva il
Consorzio. In una Burano allora equamente divisa tra rosso e bianco, con
appena una spruzzata di rosa, discutere di merletti fra accese passioni
politiche aveva la stessa valenza tragicomica delle storie del bel Paese di
Guareschi. Molti furono i successi: mostre più che decorose; belli anche se
carissimi i cataloghi; numerose missioni e partecipazioni all’estero in
rassegne in ogni parte del mondo anche con la partecipazione di alcune
merlettaie. Si riaccese
così l'intersse per il merletto e
il mercato si mosse. I negozi di Burano da meno dieci a più di cento,
vendendo merletti fasulli, l’acquisto sul mercato di vecchi merletti della
Scuola da parte di Comune Provincia aitò a far confluire molti prestiti e
donazioni, diversi corsi per merlettaie diffusero l'arte e interessarono
anche donne non di Burano tanto che oggi si può contare un centinaio di
merlettaie tra artigiane, maestre e
artiste. Quello che però non si riuscì a fare, anche se era altrettanto
importante, fu di istituire un marchi di garanzia per il prodotto di
Burano; non funzionò un tentativo di cooperativa tra merlettaie, non si
pensò di produrre una nuova serie di disegni più moderni, più facili e più
veloci da eseguire oggi e per utilizzi più vari e si lasciò continuare a
rifare sempre gli stessi disegni già prodotti un secolo prima con
conseguente caduta di gusto.
Arrivò la legge 142/90 che impose
lo scioglimento del Consorzio, ci mise 5 anni per convincersene, ciò avvenne
nel 1995, ma tutt’oggi non si è ancora riusciti a seppellirlo, classica
situazione tutta nostrana, i vecchi enti non muoiono mai, sono eterni e
pronti a risorgere per l’interesse di qualche politico.
Nel 1994 la Fondazione, con un
nuovo contratto di comodato, concesse la proprietà al Comune di Venezia
perché fosse possibile almeno la continuazione della vita del Museo. Oggi
l’organizzazione dell’arcipelago dei musei comunali sembra avviarsi per vie
nuove e con idee più attuali, fervono i lavori in tutti i musei, in gran
parte per le messe a norma di legge dei sistemi di sicurezza, in questo
quadro anche il Museo del merletto trova una sua nuova speranza. Si
dovranno affrontare anche qui le messe a norma e la manutenzioni necessari dopo i restauri di vent’anni or
sono. Inoltre dopo trentacinque anni è stato restituito un grande vano a
piano terra occupato da una famiglia di alluvionati temporanei che non si
era più riusciti a smuovere. Per questo vano il sogno che coltiva la
Fondazione è di restaurarlo e destinarlo a “Casa della Merlettaia” dove le
donne di Burano possano trovare un punto di socializzazione e un
laboratorio di idee e nuove iniziative.
calcolo a spanne che un restauro
possa costare una cinquantina di milioni, la Fondazione non li ha, bisognerà
cercare di raggranellare qualche soldo nelle pieghe dei bilanci comunali ma
non se ne parla prima di fine anno, quando una nuova amministrazione sarà
andata a regime. Peccato, il centinaio di donne di Burano interessate e i
numerosi gruppi di merlettaie della diaspora in terraferma potrebbero avere
un punto di riferimento per affrontare con occhio e idee nuove un altro
secolo di vita del merletto.
Tratto dal sito : http://www.venicefoundation.org
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Nell’archivio privato Agostini di
Pisa è conservato un nucleo importante di carte e
di lettere appartenenti alla contessa Teresa Agostini e alla madre di lei,
la contessa Andriana Marcello; tutta la documentazione forma il Fondo Teresa
Marcello Agostini Venerosi Della Seta. La
raccolta di lettere tra madre e figlia vanno dal 1882 al 1892, ricordiamo che Teresa
Marcello si sposò giovanissima nel
1881 con il conte Alfredo Agostini Venerosi della Seta.
Negli Atti ( Volume 89 -
Pagina 451 Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti 1944-1949. ) si riporta: “ le lettere
venivano raccolte e ordinate e custodite dalla devozione figliale della
contessina Tea”.
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In una lettera
scritta da Vittoria Aganoor a Giacomo Zanella si cita una poesia che il
Zanella aveva dedicato a Teodora (figlia di Andriana) :“ Sarebbe stato
meglio che Le avessi detto subito la verità tutta quanta ma tanto a dirla
si è sempre in tempo. Il fatto è questo. La
Tea aveva quella sua poesia in un Album che diede a una certa signora
perché vi scrivesse su qualcosa e vi facesse scrivere da altri; quella
certa signora, era Matilde Serao che pensò
bene di perdere l'album in capo a molti
mesi di inutili ricerche e richieste da parte della buona Tea, disperata
del fatto. S’intende che le racconto questo in gran segreto. Ora la Tea
quando fui a Mogliano mi pregò tanto di usare qualche innocente stratagemma
presso di Lei per riavere quella poesia, unica causa di rimpianto acerbo
per la perdita dell’album.
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Andriana è stata grande
amica di famiglia della poetessa Vittoria Aganoor e come lei è stata
discepola dell’Abate e poeta Giacomo Zanella. Andriana era di una quindicina d'anni più grande di Vittoria, ma le loro
vite si erano intrecciate per vari motivi. Erano entrambe allieve di
Zanella, entrambe avevano abitato a Venezia e trascorrevano le loro vacanze
nella stessa località.
In questo
sito si trovano alcune lettere scritte con amore e devozione da Vittoria ad
Andriana: http://www.mansueviva.it/aganoor/lettere_andriana/Lettere%20ad%20Andriana.htm
Lettere da Basalghelle
di Vittoria Aganoor ad Andriana Zon Marcello
(1886-1896), a cura di
Brunone De Toffol, Mansuè (Treviso), Comune di Mansuè, s.d.
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Nel
libro Carteggi e diari: 1842-1906, Volume 1 scritto da Fedele Lampertico troviamo
questa frase:
“ I passaggi per il
Veneto della regina Margherita, diretta di solito a Venezia o a Mogliano
per esservi ospite della contessa Andriana Zon Marcello, erano abbastanza
frequenti …………”
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La più colta
gentildonna di tutta Venezia, contessa
Adriana Marcello Zon,
di famiglia antica originaria di Perugia, ma inscritta nel Libro d'oro
della Repubblica Veneta, signoreggiava un circolo d'eccezione : tutti
uomini. Bella d'una maestosa ...
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Nel “ Libro
Italiano: rassegna bibliografica generale...” 1937, Antonio Sammartano scrive
“ Il salotto di Andriana
Zon Marcello, « Venere di Milo con fiera anima
di Minerva », è in tono minore, un poco come il celebre salotto milanese
della contessa Maffei. Dominano religione e poesia e si agitano problemi
politici interpretati da ...”
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Il letterato e
storico
Augusto Serena nel suo scritto
“Precursori della conciliazione nel salotto di Andriana Zon Marcello”,
riferendosi alla contessa Andriana si legge: “ l’aristocratica colta che
tiene salotto e carteggia con Giacomo Zanella e Geremia Bonomelli”.
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In
questo passaggio nel libro “Dall'Accademia
dei Ricovrati all'Accademia Galileiana: atti del Convegno
storico per il IV centenario della fondazione (1599-1999) troviamo: “ …..vecchi
“salotti” che nel Veneto non avevano conosciuto del resto la fortuna loro
arrisa altrove se si eccettui forse a malapena, e ormai a fine secolo,
quello della Contessa Marcello di Mogliano, queste forme di aggregazione
borghese vantavano fini pratici e utilitari, rispetto al consumo culturale
corrente, di grande fascino e di agevole consegibilità.
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Nella “Nuova Antologia” di
Francesco Protonotari si fa riferimento sempre al salotto di Andriana : “
Nel suo palazzo di città, nella sua villa di Mogliano, la contessa Andriana
Marcello accolse con squisita ospitalità molti dei personaggi più notevoli
del suo tempo, letterati, artisti, uomini politici, ecclesiastici, dal suo
vecchio professore Giacomo Zanella a Fedele Lampertico, dall’Aleardi al Bonghi
e al Massari, dal Bourget al Nigra al Villari a Mons. Bonomelli; e
mantenere con tutti un’attiva corrispondenza, che ha arricchito l’archivio
di casa Marcello di altri numerosi e
interessanti carteggi, taluni dei quali sono stati ottimamente illustrati da
Augusto Serena.
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* Lettere a Giacomo Zanella:
1876-1888 Vittoria Aganoor Pompilj Giacomo
Zanella
Lettere a Giacomo Zanella:
1876-1888 - Pagina 173
° Immagine tratta
dalla rivista “ La Donna” gennaio 1912
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