Stati Uniti d’America

 

 

Marian Powys gestiva a Manhattan nei primi del ‘900, il “Devonshire lace shop”, un prestigioso negozio di merletti, dove si restauravano anche gli antichi merletti.

 

Mostra di merletto al Museo di Brooklyn, traduzione libera di Fiore da un articolo scritto da Catherine T.D. Fox, 1919.

 

 

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Durante la scorsa estate il Museo di Brooklyn ha organizzato una speciale mostra sul merletto. L’esposizione era composta da merletti prestati al Museo dal Colonnello R.B. Woodward, da molti altri tipi di merletti appartenenti ad amanti di questi oggetti preziosi e da membri appartenenti al Club del Merletto ad Ago e Fuselli. In occasione di questa mostra, sono state esposte antiche vesti ecclesiastiche di notevole valore e alcuni tessuti rinascimentali, dono del Rembrandt Club di Brooklyn. La mostra, a scopo benefico, si è inaugurata il 28 aprile e da subito ha avuto un grande successo. L’esposizione si è svolta all’ultimo piano nelle gallerie e corridoi che racchiudono la rotonda centrale e in occasione dell’apertura è stato servito del tè ai membri del club e a tutti gli ospiti, intorno ad un tavolo posizionato presso la rotonda. Le sottili sete italiane e drappi di velluto drappeggiavano i muri, i ricchi colori dei piviali e dalmatiche, i marmi e le terrecotte, l’altare con i suoi arredi di merletto e velluti, i candelieri cesellati, la “ Madonna con il Bambino”di Andrea della Robbia, i tappeti e gli arazzi facevano da sfondo al merletto, che era protagonista della mostra. Aleggiava un’atmosfera d’antico e di rinascimentale, la tavola da tè era sparsa di filet sopra un velluto genovese, al centro era stata posta una giara in maiolica con un mazzo di fiori primaverili. Le candele nei candelabri italiani, i piatti e le brocche, erano di stile spagnolo-moresco e poi c’erano altre porcellane appartenenti alla collezione del museo. Il museo presenta, nelle sue collezioni, 600 anni di storia.

Un tocco di modernità venne dato nel pomeriggio dalla presenza di alcune graziose ragazze in costumi alsaziani che portavano cesti colmi di fiori. Erano accompagnate dalla signora Cass Gilbert che aveva interessi verso l’American Committee for Devastated.

La mostra elegantemente allestita includeva anche del merletto ad ago a punto Venezia, punto di Francia, di Alencon, d’Inghilterra, punto applicato, filet, punto Gaze, Valenciennes, e alcuni punti d’Olanda, Spagna, e Honiton; dall’Irlanda c’erano i merletti di Limerick, Youghal e punto Ardée. Alcuni veli preziosi aggiungevano alla mostra un tocco di fascino: due di loro, molto rari, erano eseguiti a punto applicato ed erano interessanti dal punto di vista storico. Uno di questi, venne prestato dalla signora Moore, era un velo commissionato da Napoleone per Maria Luisa d’Austria, sua moglie. Si possono vedere, la corona imperiale con le aquile e sotto il monogramma. La rete è cosparsa di api (Napoleone l’aveva scelto come stemma perché simbolo di operosità) e il bordo era composto da un ricco fogliame e tulipani. L’altro, sembra fosse stato indossato da Maria Antonietta e poi dall’imperatrice Josephine. I motivi impiegati sono i narcisi, rose, tulipani e frumento, la lavorazione e il disegno sono di ottima qualità. Una impressionante attrattiva venne data dal filet.

Circa 25 importanti esemplari erano disposti in una piccola stanza; presso la rotonda, una soffice luce appesa, irradiava i merletti sottostanti e donava ai muri una tonalità color crema. La stanza era ulteriormente abbellita da “ Danae” di Rodin e da altre due sculture di marmo.

 

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Danae” di Auguste Rodin

 

C’era anche una considerevole striscia siciliana del tardo ’400, lunga 7 piedi e larga 28, esposta con il contributo della signora Helen. Autorevoli fonti pensano che questo pannello per il suo importante ornamento, i cavalieri, le figure femminili e maschili, e i riferimenti fantasiosi che non avevano nessuna relazione l’un l’altro, si possa collegare ai disegni visti nei manufatti del primo periodo dei ricami siciliani. Un motivo richiamava un tipico disegno arabo. Questo pannello è stato fatto per uso domestico, non essendoci simboli ecclesiastici, si esclude l’uso per la Chiesa.

Un altro esemplare, è una striscia verticale composta da due motivi : uno rappresenta S. Giorgio e il drago, l’altro è l’Agnello Pasquale. Entrambi i motivi sono racchiusi in cornici rotonde fatte di foglie e fiori, motivi molto cari ai pittori fiorentini, sebbene il disegno, si ritiene, possa essere portoghese. Dei motivi floreali riempiono i quattro angoli. L’allungamento del disegno in verticale, dimostra una innovazione del disegno, una novità dal solito filet che si sviluppava in origine, in orizzontale.

 

 

S. Giorgio e l’Agnello Pasquale, filet, XVI secolo ( portoghese?)

Proprietà di Frederic B. Pratt (amante dell’arte, fece grandi donazioni al museo di Brooklyn)

 

Nella stessa stanza c’era un raro manufatto del XVI secolo: rappresentava Orfeo che suona la viola per gli animali, il disegno è una copia presa dal modellario antico di Giovanni Andrea Valvassore (noto incisore veneziano), pubblicato a Venezia nel 1546 (II edizione 1556). La rara qualità, la generale ricchezza, il forte impatto visivo del filet, suggerisce che l’esecuzione potrebbe essere avvenuta subito dopo l’uscita del libro.

 

Orfeo, filet italiano, XVI secolo, proprietà John Reilly

 

Infine due bordi di una coperta di lino tessuto a mano, hanno reso questa mostra, una rassegna molto interessante. I motivi del disegno rappresentano una fontana, dove l’acqua sgorga da teste umane, la fontana è sostenuta ai lati dagli unicorni, poi ci sono dei pavoni, ghiande e foglie di quercia. Un disegno similare è ripetuto in un bordo più stretto che termina alla fine con delle frange. Questo pezzo è stato eseguito dopo il merletto di Orfeo, ma nello stesso secolo: mentre In Orfeo si mira all’essenziale, in questo il disegno è più sofisticato. Con la giusta collocazione delle figure, e l’elaborazione del bordo, mostrava tutta la sontuosità che l’arte rinascimentale poteva ispirare.

 

Filet italiano, tarda metà del XVI secolo

 

Insieme a questo merletto c’era una coperta di tessuto di lino con un bellissimo bordo che rappresentava leoni araldici all’interno di pergamene. La coperta era ulteriormente bordata dal “punto Van Dyck” ( merletto ad ago). Il suo effetto, come si può vedere nella foto, era molto elegante e fantasioso.

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Filet italiano, bordo merletto ad ago, tarda metà del XVI secolo, proprietà John Reilly

 

Un altro esemplare del XVI secolo, sempre prestato dallo scrittore, era un pannello verticale. Qui troviamo ancora delle figure, in questo caso un  uccello araldico, cavalli, imbarcazioni, e in modo ripetitivo, uomini e donne presi per mano abbigliati con ricche vesti dell’epoca.

Oltre a questo bianco filet c’erano due coperte di seta: una blù-azzurro, l’altra rosa-soft e poi su entrambe c’erano dei bordi di filet colorato. Il punto rammendo era eseguito con una delicata sfumatura di filo di seta e di lino. Le due coperte erano due bellissimi esempi di lavorazione italiana del XVII secolo.

La ragione per cui il museo ha dato questa speciale mostra sul filet, era per trovare la giusta collocazione del merletto nella storia, il suo uso e le ragioni che lo hanno visto protagonista per diversi secoli. Dal primo merletto antico che ha avuto successo, sono passati molti anni, ma ancora oggi viene usato per uso domestico e nell’ambito ecclesiastico.

Del tutto diverso, per il merletto ad ago, più costoso e privilegio di pochi.

Il merletto a filet è sempre stato conosciuto dalle masse, perché prodotto nelle loro case, mettendo a nudo anche nei disegni la loro anima. La sua adattabilità alle esigenze della vita moderna è evidente e se la sua lavorazione fosse incoraggiata in questo paese, riceverebbe grande considerazione come è successo in Italia, attraverso le Industrie Italiane Femminili.

Una speciale citazione va fatta per una collezione di tessuti umbri del XV secolo, specialmente per gli asciugamani con i disegni caratteristici della regione: il grifone perugino, leone guelfo, draghi e cervi. Vanno ricordati i ricami di Rodi, della Grecia e dei Balcani, ricchi di variegati colori e affascinanti fiori. Poi c’era una collezione di tovaglie e coperte di lino cardato e tessuto a mano, ricamate a reticello con inserti e bordi di filet: tutti i capi erano italiani del XVIII secolo. Spiccavano altre novità, erano due “ lambas”, (scialli) provenienti dal Madagascar in seta cruda e tinta con colori vegetali. Questi due capi erano portati in mostra dalla signora Young. In mezzo ai merletti facevano bella mostra dei gioielli e alcuni ventagli.

 

Nel 1915 ( dal 04-04 al 03-05) il Museo di Brooklin portò nelle sue stanze la collezione di Woodword donata al museo: consiste in 169 pezzi, originariamente messi insieme dal conte dei Besselièvre di Parigi. Quello che si può ammirare nel museo è ciò che il Colonnello Woodword acquistò nello stesso anno da Avaray. L’anno d’oro del merletto in Italia, Francia e Olanda, parte del XVI secolo passando nel XVII  e terminando nel XVIII secolo: in questi tre secoli vengono rappresentate con grande varietà e ricchezza tutte le tecniche. La collezione Woodword riassume la storia del merletto nel suo più felice periodo.

 

I membri del Club, presenti tra gli espositori erano: Frederic B. Pratt, Luke Vincent Lockwood, William H. Moore, John Reilly, Helen Foster Barnett, Gertrude Young e William Henry Fox.

Il Pratt Institute, con il quale il museo ha cordiali relazioni, ha esibito una sua collezione di notevole pregio ed alcuni pezzi erano stati prestati da alcuni amici.

Si ricorda a tutti che durante l’estate ci sarà un’altra mostra di merletti al Metropolitan Museum. Ci si chiederà come mai due mostre di merletto nello stesso periodo, in musei di così tanta importanza, possano destare un così grande interesse!

Citiamo la giusta espressione di Whistler “ Incredibile, il gusto del pubblico certamente punta in alto!”

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Fortune, Luce Henry Robinson, 1930

 

 

Sitografia

 

https://archive.org/details/gri_33125010501092/mode

https://archive.org/details/gri_33125016374130/

https://archive.org/details/sim_detroit-institute-of-arts-bulletin_1930-05_11_8/page/CXIII/mode/1up?q=Antique+laces+of+American+collectors

https://archive.org/details/sim_metropolitan-museum-of-art-new-york-bulletin_1927-02_22_2/page/51/mode/1up?q=Antique+laces+of+American+collectors

 

 

 

 

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