Storia del merletto milanese

         

Merletti realizzati da Daniela, Milano

Il merletto milanese ha acquisito dai tempi dei suoi fasti, una sua peculiarità e in tutto il mondo “ il Punto Milano” è conosciuto come un insieme di punti realizzati con scrupolosità e precisione. Oggi, le zone che conservano maggiormente la tradizione del merletto sono Como, la Valle Camonica e altre piccole realtà. In occasione dell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1878, i notiziari dell’epoca scrivevano, a proposito delle manifatture di merletti lombarde, ”gli espositori più numerosi furono ancora i milanesi”. Rigamonti Pietro mandò un pizzo bianco, Carnaghi Francesco dei veli neri ricamati a mano, l’orfanotrofio femminile, premiato con la medaglia di bronzo, inviò delle trine eseguite dalle allieve, Giuseppe Valerio di Milano presentò i veli ricamati prodotti nella sua fabbrica. Nel catalogo dell’epoca così viene descritta l’esposizione:

I VELI RICAMATI di Giuseppe Valerio di Milano

Parasole della Ditta Giuseppe Valerio di Milano

I pizzi italiani ottennero in Parigi un trionfo insperato, perchè avevano da lottare contro quei famosi lavori, che paiono tessuti dalle fate, di Valenciennes, Chantilly, Brusselle e di altri luoghi, i quali sono ben noti alle donne eleganti di tutti i paesi. I merletti di Venezia, fini, delicati, hanno fatto sospirare di desiderio le belle visitatrici dell’ Esposizione; e i pizzi di Milano non la cedevano punto a quelli per vaghezza di disegno e per precisione di lavoro. Fra i prodotti più notevoli di quest’arte milanese, si distinguevano i pizzi usciti dalla fabbrica di Giuseppe Valerio, che noi presentiamo incisi per quanto il bulino può rendere il leggiadro intrecciarsi de’serici fili che formano gli adornamenti più ambiti dalle signore, i quali, anziché celarle, crescono vezzo alla loro bellezza, al candore della pelle, alla magnificenza degli abiti. Gli oggetti esposti che noi presentiamo sono: un mezzo scialle nero, di quel genere che dicesi punta in linguaggio della moda, e che è tutto ricamato a finissimo punto antico. Un parasole bianco e un velo nero grandissimo quadrilungo, tutti e due ricamati del pari a punto antico. Un altro velo ovale è di pesante blonda, ed ha quella foggia che prese il nome di velo alla lombarda: dai capelli esso pende sul collo e sulle spalle delle nostre donne, e dà alla fisonomia un certo incanto di freschezza e di ingenuità. Inoltre vi è un fisciù bianco, imitazione di Spagna, e un’altro fisciù di blonda imitante il guipure. Il lavoro capitale è, come si disse, lo scialle, sia per la ricchezza degli ornati, sia per l’artistico gruppo di sirene che si abbracciano sotto una fontana che piove sovr’esse le sue fresche linfe. L’onorevole distinzione assegnata a questi veli dal Giuri Internazionale di Parigi (senza che in detta classe vi fosse alcun Giurato italiano a tutelare il vantaggio degli Espositori) vale a giustificare il favore che godono in Commercio i veli della fabbrica Valerio, e dimostra altresì quanto amore egli ponga nell’esercitare la sua industria, che onora il paese, e dà lavoro e pane a centina di operaie.

Ingrandimento della parte centrale del velo a punta - Veli ricamati della Ditta Giuseppe Valerio di Milano

 

 

cigno

“Cigno” realizzato attualmente a fuselli con vari punti Milano, disegno ed esecuzione, Tamara P. Duvall

A Milano per iniziativa delle Civiche Raccolte Storiche tra 6 dicembre 1994 e 15 gennaio 1995 presso Palazzo Bagatti Valsecchi si è svolta la Mostra “Penelope ha fatto il suo tempo?”

Nella città di Milano, Rita Arcaleni, realizza degli originali fuselli intagliati in punta di coltello.

   Merletto di Cantù (CO)

“Che mite e lunga vita è mai quella del pizzo Cantù” (Giovanni Cenzato, giornalista, scrittore e commediografo italiano.)

Merletto  primi ‘700 (collezione privata)

Elisa Ricci sostiene, che già nel  XVII secolo si conosceva "La trina di Milano" introdotta dalle Suore Benedettine del Monastero di Santa Maria o S. Ambrogio, anche se alcune testimonianze storiche lo dichiarano presente già dal 1300. Il marchese Odelaschi nel 1774 diceva che questa industria, così lui la chiamava, era un sostegno anche per i poverelli dei paesi circostanti a Cantù.

Immagine tratta da “L'Illustrazione Italiana” 1887 dove appare un articolo sulla mostra svoltasi a Roma: Esposizione di Tessuti, Tappezzerie, Merletti”, Palzzo delle Belle Arti, 1887

 

Merletto a fettuccia continua, la rete veniva eseguita in seguito con l’ago

Merletto a fettuccia non continua

Nel 1882 nacque una scuola specializzata per il merletto e altre attività artigianali locali “La  Regia Scuola d’arte applicata all’industria”. Nel 1888 divenne una scuola che mirava anche all’istruzione e si inserirono materie come l’italiano, la matematica……L’intento della scuola era quello di formare persone con capacità artigianali e imprenditoriali.

I primi passi nell’arte del merletto, primi ‘900

Merletti della scuola di Cantù, primi ‘900

Dopo il secondo conflitto mondiale il merletto ebbe un calo precipitoso, ma le donne di Cantù continuarono la tradizione impreziosendo le loro case e la dote delle figliole, con splendide trine. La scuola nel 1959 divenne “Istituto Statale d’Arte” e rilanciò e intensificò i corsi di merletto.

Articolo     Articolo del 1923

foto2

Nel 1993 a Cantù si è svolta la I Biennale e le successive furono poi legate ai concorsi internazionali di disegno e merletto.

cantù

Lavorazione del merletto canturino durante la VII edizione della Biennale Internazionale del Merletto a Cantù.

 Tutto questo, grazie alla collaborazione di Pro Cantù, dell'Istituto Statale d'Arte e del costituendo Museo delle arti industriali di Cantù, che hanno espressamente costituito il Comitato promotore della manifestazione. Ad essi sono giunti i sostegni economici dell'Amministrazione comunale di Cantù, della Provincia di Como, della Regione Lombardia e della Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù.

Il Comitato per la promozione del merletto è ancora attivo e assicura la continuità della tradizione del "Pizzo di Cantù".

Il 24 Novembre 2006 si è inaugurata a Cantù la Prima mostra triennale internazionale del merletto, ricamo e arti applicate”.

Tradizionalmente Cantù è il fulcro dell'attività artigiana del merletto, ma anche a  Carimate, Novedrate e Figino è stata coltivata. I merletti tradizionali di Cantù, sono caratterizzati da punti diffusi anche in Europa: il Cluny, Valencienne e Milano.

 

Pavone realizzato da Giuseppina Parolo Bargna (madre di Rita Bargna), nel 1980

Cardinale Dionigi Tettamanzi (i bordi delle sue vesti sono bordate di bellissimo merletto). Nella prima foto, il Cardinale in visita alla Cappella del Fatebenefratelli di Milano (courtesy Don Mario Monti,  Cappellano Rettore dell’Ospedale)

 

   dioni   

I polsi della veste del cardinale Tettamanzi sono realizzati nel classico punto Venezia o comunemente conosciuto come merletto di“ Cantù”

  

Altre vesti del Cardinale Tettamanzi

Le detenute di Cantù per la veste del Papa

 

Il Papa emerito Benedetto XVI per la Messa di Natale del 2005 ha indossato una veste ornata di merletto realizzato dalle mani di dieci detenute del carcere del Bassone che seguono il corso di merletto di Flavia Tagliabue, presidente dell’Accademia merletti di Cantù. Proprio le dieci detenute avevano espresso il desiderio di omaggiare il Pontefice con un fazzoletto realizzato appunto da loro. Grazie anche al tramite di suor Maria Letizia, il desiderio è diventato realtà, e il fazzoletto è diventato addirittura una veste. Un lavoro che ha visto impegnate giorno e notte le merlettaie dell’Accademia oltre alle dieci detenute. Una fatica però ricompensata dall’invito alla trasmissione di Rai Due “In famiglia” e soprattutto dall’udienza in Vaticano, durante la quale è stato consegnato il prezioso dono al Pontefice. ( articolo tratto da http://www.leduecitta.com)

 

 

Onore alle maestre merlettaie di un tempo

Bernasconi Elena

Elena viene citata nell’ “Annuario del Ministero dell'Educazione nazionale” del 1930 come maestra di laboratorio per il merletto presso la Regia Scuola Professionale del mobile e del merletto, piazza Parini, 1, Cantù, Como.

 

Colombo Rachele

Rachele viene citata nell’annuario dell’insegnamento artistico-industriale del 1920-1921 come maestra titolare di merletto e ricamo presso la Regia Scuola professionale del mobilio e del merletto di Cantù.

 

 

Descrizione della Regia Scuola Professionale del mobilio e del merletto di Cantù, nell’annuario dell’insegnamento artistico-industriale del 1920-1921.

Carate,  Monza

 

 

A Carate c’è una scuola di tombolo, l’amministrazione Veggian intende conservare la scuola di tombolo quale patrimonio culturale immateriale della comunità caratese. A tal fine, ha scelto di destinare alle lezioni del corso una sede di prestigio nella sala centrale del secondo piano di villa Cusani Confalonieri.

 

 

Sottopiatto, progetto di Elena Arienti, merlettaia Giusy Mereu, filo seta e fili metallizzati oro e rame, 2015

 

Sottopiatto, progetto di Elena Arienti, merlettaia Elena Arienti, filo lino n.70 colori bianco naturale e grezzo, 2015

 

Sottopiatto, progetto di Elena Arienti, merlettaia Elena Arienti, filo rayon in tre toni, 2015

 

 

Griante (CO)

A Griante si perpetua ancora l’arte del merletto e si è costituita anche una associazione, “ Gruppo Amici del Tombolo di Griante”. L’insegnante è la Signora Nicoletta Figini Venini.

Sul giornale “ Il Griantino” è apparso un articolo  datato 1999 di Gigliola Foglia che riporta alcuni scritti risalenti all’800, i quali ci raccontano uno spaccato di vita:

………….Dando infine un'occhiata alle pagine che il Balbiani* dedica alla frazione di Cadenabbia, scopriamo che alcune attività hanno resistito fino ai giorni nostri (la tabaccheria, la bottega di barbiere) mentre "il bravo fornaio Antonio Romano'" e "la rinomata macelleria e salsamenteria Lillia" non esistono più, come il "ricco negozio di belle stoffe di seta a prezzo fisso (che offre) per tal modo il comodo ai forestieri di recare nei loro paesi un prodotto delle nostre fabbriche". Un negozio del genere ora esiste a Menaggio, e con gran sorpresa dei turisti e' l'unico per molti chilometri.
Il suddetto fornaio Romano' aveva tre figlie nubili, di professione camiciaie e ricamatrici ma senza affanni data la discreta agiatezza della famiglia; tra i loro arnesi da lavoro anche un piccolo tombolo di broccato verde coi suoi fuselli. Anche le signorine Maria e Lina, titolari della merceria ora gestita dalla nipote (negozio che e' quasi un'istituzione per il paese), lavoravano al tombolo e commerciavano in pizzi, fino all'ultima guerra mondiale. Il tombolo delle sorelle Romano passò di mano in mano tra le nipoti, pronipoti e bisnipoti ed e' all'origine della ripresa dell'arte del merletto a Griante: un altro tipo di artigianato artistico che sarebbe sfruttabile commercialmente non solo con la produzione per la vendita, ma magari con l'offerta di pacchetti turistici comprendenti dimostrazioni e corsi.

Olgiate Comasco (CO)

Postazione dell’Associazione Fili e Colori, seconda edizione del Forum Internazionale del Merletto a Bellaria

Nel 1984 per iniziativa delle Signore Sandra Taiana e Adele Molteni Porta, allo scopo di recuperare e diffondere le tecniche di lavorazione del merletto a tombolo canturino è sorta la scuola di merletto di Olgiate Comasco.
Nel 1991 si è costituita l'Associazione Fili e Colori per garantire una continuità di studio nei disegni e nelle forme da eseguire su ceramiche per l'accostamento al tovagliato e all'arredo della casa.

Novedrate

Novedrate si è molto attivata per permettere la divulgazione del merletto.

Qui vive Ernestina Marelli, la responsabile del Comitato Promozione Pizzo di Novredate, che con i suoi 10 anni di intensa attività ha trasformato la iniziale mostra amatoriale in un grande evento internazionale. Ernestina ha fatto parte anche della giuria del concorso” Fusello d’oro 2003” di Offida. Nel 2005 il Presidente della regione, Formigoni ha ricevuto dalle mani della signora Marelli  e dal sindaco di Novredate, un quadro con la rosa Camuna (stemma della regione Lombardia), realizzata a fuselli. In questo modo hanno voluto dimostrare al presidente lombardo la riconoscenza e gratitudine per le politiche attuate dal governo regionale per la promozione e la valorizzazione delle culture e delle tradizioni di Lombardia. "Sono veramente contento, ha detto Formigoni ringraziando la delegazione novedratese, di ricevere una delle espressioni più belle dell'artigianato di qualità lombardo. Le maestre del pizzo mi hanno voluto dimostrare il loro attaccamento alla nostra Regione e lo hanno fatto usando il loro linguaggio, fatto non di parole, ma di gesti che sono espressione di quella bellezza che in Lombardia cerchiamo di perseguire in tutto quello che facciamo". Il quadro che ha ricevuto il presidente Formigoni era stato commissionato dal Comune di Novedrate in occasione della 23° edizione della Mostra internazionale del Pizzo (che si è tenuta nel settembre 2004 e che era stata patrocinata dalla Regione)#.

Sul giornale “ Il Griantino” è apparso un articolo di Gigliola Foglia:

Martedi' 7 settembre a Como in Villa Gallia, sede dell'Amministrazione Provinciale, si e' tenuto un convegno internazionale sul merletto, organizzato dal Comune di Novedrate in occasione della Ventesima Mostra novedratese.
Erano presenti quasi tutte le sedici delegazioni straniere partecipanti alla mostra con i loro lavori, una vera gioia per gli occhi: infatti oltre agli stupendi, preziosissimi pizzi antichi e moderni delle merlettaie brianzole erano esposti i lavori originalissimi delle varie tradizioni europee, come i gioielli di pizzo (in filo metallico e seta) delle Repubbliche ceca e slovacca, gli scialli in pizzo di lana di Stourbridge con fantastici animali dell'iconografia celtica e sassone, e poi abiti con inserti in pizzo e ...pelle di pesce!
Cinque gli interventi del convegno, dopo il saluto del presidente Armando Selva: l'assessore Tiziana Sala ha evidenziato la necessita' di una riscoperta delle tradizioni e delle caratteristiche del territorio affinche' il prossimo millennio sia un'era di sviluppo, suggerendo la creazione di un MARCHIO di garanzia per il pizzo comasco, di una SCUOLA professionale riconosciuta e di un MUSEO per raccogliervi i tesori di merletto dispersi sul territorio.
Il vicesindaco di Camarinas (Spagna) ha parlato dei progetti di sviluppo del merletto faticosamente portati avanti presso la CEE; il sindaco di Novedrate Serafino Grassi ha riassunto la storia del pizzo in Brianza; la responsabile del Comitato Promozione Pizzo di Novedrate Ernestina Marelli ha raccontato i dieci anni di attivita' del comitato e gli obiettivi raggiunti: ovvero la trasformazione della piccola mostra amatoriale locale in un prestigioso appuntamento europeo, e la creazione di una scuola riconosciuta dalla Regione Lombardia (scuola alla quale ci siamo diplomate sia la sottoscritta sia l'altra insegnante del Gruppo Amici del Tombolo di Griante, Nicoletta Figini Venini; oltre ad alcune nostre allieve).
Infine chi scrive ha presentato il seguente intervento:


UNA TRADIZIONE 'MINORE': IL PIZZO SUL LAGO DI COMO


"Rubo qualche minuto per accennare a una tradizione "minore" del merletto a fuselli, meno celebre di quella brianzola: anche sul lago di Como si faceva pizzo, tant'e' vero che ho ereditato il mio tombolo dalle tre pro-prozie, camiciaie di buona famiglia, che evidentemente vi trovavano distrazione e conforto l'una dall'essere troppo brutta per trovare marito, l'altra dall'aver perduto il fidanzato nella Grande Guerra, la terza forse solo dalla noia dei quotidiani pettegolezzi alla finestra.
Il legame con il Canturino resta vivo fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando le merciaie del lago sapevano che, per trovare malgrado le ristrettezze belliche un filo abbastanza resistente per lavori di cucito, dovevano rivolgersi ai mercanti richiedendo filo per merletto. Poi le merlettaie anziane muoiono, i nipoti buttano via i tomboli non sapendo che farsene, in alcuni casi non sapendo neppure a cosa servano; nel migliore dei casi li regalano agli istituti di suore: alcuni di questi istituti coltivano la tradizione, altri si disfano del 'vecchiume' in occasione di qualche ristrutturazione della casa.
Il ritorno del merletto avviene negli ultimissimi anni, con una moltiplicazione di corsi più o meno effimeri, alcuni avviati magari non tanto per amore del merletto quanto per poco comprensibili rivalità... Il mio si avvia al 7° anno: da questa esperienza sono emerse una serie di constatazioni.
- La gente pensa al fare pizzo come a qualcosa di difficilissimo, per pochi eletti. In realtà i punti più semplici sono alla portata di tutti o quasi. Pochissime merlettaie però arrivano ad imparare i più complessi: o perché interrompono la frequenza ai corsi per motivi familiari, o perché, facendo pizzo per hobby, non sono costrette ad arrivare ai più alti livelli, e specialmente se hanno già una certa età si accontentano della biscetta e di qualche fiorellino. Per cui e' proprio il merletto a livello d'arte che rischia di perdersi, non la vulgata.
- Il profano, il potenziale acquirente, non conosce la tecnica e non sa quanto tempo e fatica costi un merletto: quindi non capisce perché siano così 'cari'. Non distingue un merletto a mano da uno a macchina. Peggio: il negoziante stesso a volte non li distingue, crea confusione esponendo in vetrina insieme pezzi pregiati e pezzi dozzinali senza differenze di prezzo rilevanti; di più: non conosce la differenza tra un pizzo e un ricamo. L'anno scorso proposi una breve lezione per i commercianti di un paese vicino, e il presidente della Pro Loco mi rispose "Ma non crederà che i nostri negozianti attraversino il lago per seguire le sue lezioni".
- Non esistendo una 'cultura del merletto e' difficile anche avere un mercato. Gli amatori sono rari. Un triste esempio: ho saputo proprio ieri che i merletti donati al Santuario della Madonna del Soccorso in occasione dell'annuale pellegrinaggio delle merlettaie faticano a trovare un acquirente e vengono dati via a prezzi stracciati, il che non e' giusto. Per i pochissimi lavori eseguiti su ordinazione, poi, la normativa non e' chiara: una mia conoscente sostiene che una legge permette di vendere liberamente al proprio domicilio ogni opera che sia totalmente frutto delle proprie mani, mentre gli uffici competenti sostengono che chi vende anche solo una madonna e un centrino in tutto l'anno e' fuorilegge se non iscritto come artigiano. Giro la domanda a chi e' competente. E riassumo: non c'e' convenienza economica oggi a fare la merlettaia per professione, e non vedo neppure incentivi ne' assistenza legale.
- La recente proposta del presidente Citterio sul "giro delle botteghe" come attrattiva turistica mi ha fatto balzare sulla sedia, perché da anni porto avanti come giornalista e poi come guida turistica l'idea di una riscoperta di certe peculiarità del territorio, spendibili sul mercato turistico ma anche potenzialmente creatrici di nuova occupazione nell'artigianato. Una mia piccola inchiesta di qualche anno fa evidenziava che di fatto quasi non esiste un vero souvenir lariano, a parte la seta (grazie al Cielo) e alle barchettine di legno.
Di qui la proposta di una scuola professionale "per il souvenir" (si fa per dire) che dia una preparazione sia teorica sia pratica in merito ad arti e artigianato a rischio di estinzione: pensavo alla scagliola intelvese e appunto al merletto. E non credo che una scuola simile sul lago (zona con modesti sbocchi occupazionali) sia 'offensiva' o in concorrenza con la tradizione brianzola: innanzitutto, come dicevo, la tradizione del merletto sul lago esisteva eccome, secondo, ampliare una cultura per certe arti amplia le vedute e il mercato per tutti.
Sarebbe necessario dunque: che fosse una scuola legalmente riconosciuta, che comprendesse materie come il diritto, la merceologia, la storia delle arti applicate, le lingue straniere in riferimento soprattutto alla nomenclatura del tipo di artigianato prescelto.
Occorrerebbe poi uno sforzo di fantasia per andare oltre il 'solito' centrino e i fiori nella boccia di vetro, saper ideare un oggetto-pizzo e un suo uso: riuscire a conservare le caratteristiche proprie del merletto lombardo imitando però le nostre amiche merlettaie europee nella creatività e nella capacità di rinnovarsi. Grazie."

 

 

novredate

Locandina della Manifestazione 2002, la damina è una realizzazione di Ernestina Marelli

Dall’1 all’8 settembre 2002 si è svolta a Novredate la Prima Biennale e XXII Mostra Internazionale del Pizzo.

Questo articolo è apparso sul sito        http://www.marketpress.info

 Il manufatto più piccolo è un centrino di circa 10 centimetri di diametro, realizzato in poco meno di tre settimane di lavoro. Il più grande è un copriletto di grandi dimensioni che, se prodotto dalle mani di una sola merlettaia, ha un'elaborazione che richiede quasi sei anni. Sono i due estremi della produzione artistica - circa 300 opere - esposta alla XXII esima mostra internazionale del pizzo - prima biennale, inaugurata a Novedrate (Co) dall'assessore regionale alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Ettore A. Albertoni. La rassegna, aperta fino all'8 settembre dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 22, è ospitata presso il salone polivalente del Municipio di Novedrate. E' stata organizzata dall'amministrazione comunale e dall'associazione novedratese per la promozione del pizzo con il patrocinio ed il sostegno della Regione Lombardia - Assessorato alle Culture. Trecento i pezzi esposti e, fra questi, anche i merletti prodotti in Spagna, a Malta, Svizzera, Francia. Tra gli ospiti italiani, una cooperativa del Comune di Affida (AP) e il comitato per la promozione del Merletto di Cantù. Alle delegazioni straniere e a quelle italiane ospiti l'assessore Albertoni ha consegnato una targa ricordo da parte della giunta regionale della Lombardia. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti anche il prefetto di Como, Guido Palazzo Adriano, il consigliere regionale Giovanni Orsenigo, neo presidente del museo della seta di Como, il presidente della Camera di Commercio di Como, Marco Citterio, l'assessore provinciale alla Cultura, Edgardo Arosio, il sindaco di Novedrate, Serafino Grassi. L'assessore Albertoni, accogliendo una proposta avanzata da parte del sindaco Grassi ha garantito il suo interessamento per la prossima istituzione di un museo del pizzo, "Inteso non come luogo che ospita il recupero di qualcosa che è morto, ma al contrario, come centro di ricerca e di studio vivo - ha detto l'assessore regionale - in grado di entrare a far parte di un sistema in cui la cultura funziona come motore di sviluppo economico e turistico del territorio". La Lombardia, fra l'altro, detiene un primato italiano in fatto di musei: ne ospita 460. "I pizzi di Novedrate - ha aggiunto - sono il prodotto dell'arte, dell'intelligenza, della passione, dell'amore e della laboriosità delle merlettaie. Il loro mestiere antico è, come gli altri che contraddistinguono le diverse aree della Lombardia, oggetto di grande attenzione da parte del presidente Formigoni e della giunta regionale, tanto che il loro recupero è stato inserito nel piano programmatico 2000-2005". Albertoni, dopo aver ricordato come quella del 2002 nel comasco sia la stagione culturale più lunga della Lombardia con 130 manifestazioni, ha sottolineato l'esigenza di "Fare sistema con altre iniziative che esaltano il lavoro e le specificità locali, compiendo un salto di qualità nella difesa dei nostri marchi". Il modello di riferimento è il museo di arte e scultura di Ortisei, promosso dalle autorità locali, comunali e provinciali, ed ora diventato un marchio internazionale. Tra le curiosità esposte a Novedrate uno splendido tricolore che il sindaco una delegazione di cittadini intendono consegnare personalmente al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e un "nuovo" punto, di ispirazione europea, con cui Ernestina Marelli - merlettaia e presidente dell'associazione pizzo - ha realizzato la damina che campeggia sui manifesti che promuovono la mostra.

Sul sito di Rosanna Orgiu si può visionare un reportage completo sulla mostra.

http://www.dentellieres.com/Reportage/R2002/Novedrate/pizzo-index.htm

      

Capiago Intimiano (CO)

Un tempo, la lavorazione del merletto , era fervida anche in questo paese e per non cadere in disuso nel 2000 si è costituita l'Associazione "Il Merletto", che cerca di tenere viva la tradizione organizzando dei corsi. A partire dall'anno 2003, la mostra finale dei corsi, ha allargato i suoi confini aprendosi anche a partecipanti di altre realtà italiane.

Pubblichiamo alcune riflessioni sulla mostra da parte della Presidente:

“La mostra anche se non ha avuto ospiti di altre scuole si è svolta in modo molto soddisfacente, accanto ai lavori dei nostri corsi di merletto, ricamo e spuntatura abbiamo presentato "pensieri sotto vetro " cioè quadri  di merletto o ricamati di vecchia e nuova manifattura che sono stati molto apprezzati dai nostri visitatori. Abbiamo avuto anche l'onore di ricevere  visite di alcune maestre non solo della nostra zona. Che dire .....siamo molto soddisfatte dei risultati ottenuti.”                                                                                                                                                                        (Emma Giovanessi Livio)

Montesolaro ( CO)

Questo è un articolo apparso su www.montesolaro.it in ricordo di una persona che nell’arco della sua vita ha lavorato fino alla fine con tombolo e fuselli.

I TESORI DELLA ZIA MARIA

È difficile ricordare in poche righe la figura di una persona cara come lo era la zia Maria. Tanti sentimenti si accavallano nella mente, tante emozioni palpitano nel cuore. Tutti segni felici malgrado il triste momento della sua dipartita, perché la zia, nonostante le molte e spesso ardue vicissitudini vissute nel corso della sua lunga vita, era una persona positiva, sotto tutti i punti di vista. Credo che in due verbi si possono sintetizzare gli 86 anni trascorsi prima a Cantù e, dal 1939, al Bissee: odiare ed oziare, azioni che certamente non facevano parte del suo patrimonio genetico, del suo modo di essere e del suo carattere. Non ha mai odiato nessuno, anzi cercava, riuscendoci sempre, il colloquio amichevole, il rapporto schietto e sincero offrendo a chiunque , vicini e lontani, la sua disponibilità. “L’è mei manda giò putost che fa del mà ai person” era una sua caratteristica espressione, frutto di una solida formazione non ricevuta dai libri ma dal contatto diretto con la gente, dall’esperienza formatisi nella condiscendenza verso gli altri. Non l’ho mai vista in fase di riposo, per questo non sapeva coniugare il verbo oziare. Era dotata di una inesauribile vitalità fisica e mentale espressa sia negli anni della gioventù come in quelli della maturità e vecchiaia. Eccelleva in qualsiasi mestiere o mansione: nei lavori al tombolo era senz’altro un’artista e dalle sue mani uscivano originali capolavori che non trovavano mai il tempo per essere esposti e subito erano prenotati. Nei lavori agricoli poteva benissimo gareggiare con gli uomini e non rischiare la benché minima figura, anzi. In casa era un’abile cuoca ed un’ottima organizzatrice arrivando a pianificare la seppur minima faccenda per non creare scompigli. Soprattutto è stata una splendida mamma nel senso più ampio del termine, non solo per i figli, ma per tutti coloro (e sono stati molti) che le si avvicinavano semplicemente per avere un consiglio. Dopo la scomparsa dello zio Ambrogio, per la zia era iniziato un lento ma continuo declino fisico, fattore che comunque non le aveva impedito, grazie alla grande forza di volontà, di rendersi ancora utile nelle faccende domestiche: appoggiandosi alle sedie o facendosi aiutare dalla “sua Laura”, svolgeva quei piccoli lavori altrimenti da delegare ad altri. Con le mani tremanti ha lavorato al tombolo fino all’inverno scorso, quando la sua forte fibra ha cominciato un progressivo tramonto: è questa l’immagine che ci lascia la zia Maria, faticosamente seduta intenta a manovrare i fuselli. Ben si addicono le parole scritte da Benedetto Croce a riguardo della morte: “Quando verrà, che almeno ci sorprenda al lavoro”.

Ciao cara zia, e da lì in alto aiuta coloro ai quali hai voluto bene.

Francesco Molteni

Guanzate ( Como )

Nel 2000 è nato un gruppo “ Quelle che il tombolo”, che cresce sempre più, creando con fantasia e originalità opere uniche.

Cremona

A Cremona nel 2014 il Touring Club ha organizzato una mostra di merletti della Signora Marisa Fioretto Bonazzoli, 60 anni dedicati al merletto a fusello.

Cividate al Piano (BG)

Al di là del fiume, la ballata dei fuselli. Nella bassa con la signora Giovanna e la sua arte di Valerio Gardoni

 

A Cividate al Piano, arroccato sopra una mezza collina a terrazzo sull’ansa della sponda bergamasca, bisognerebbe arrivarci via fiume, sbarcare al santuario e salire la strada ciottolata al fianco degli orti terrazzati che coronano le case affiancate che guardano sui cortili condivisi da numerose famiglie, un’architettura che racconta di gente di terra e di fiume.
A Cividate al Piano son venuto per incontrare la signora Giovanna che in una delle case con il cortile in comune ci è nata e vissuta. Figlia un poco della terra e un poco del fiume. Fiera anche del suo idioma, quando racconta, su dieci parole ne usa una d’italiano e le altre nove in dialetto della bassa bergamasca.

E’sotto il porticato la signora Giovanna, testa china e mani che fanno danzare i fuselli sul tombolo. Le dita si muovono veloci come pizzicassero fili di un’arpa, con leggiadra eleganza emettono un melodia di tintinnii, dove ogni movimento rapido segue una fitta trama come in uno spartito e dalla ballata dei fuselli di legno esce, dopo mesi di lavoro, un pregiato merletto degno di una melodia.

Mi saluta dopo aver fissato con uno spillo sul cilindro del tombolo un complicato passaggio di un intreccio di pura seta, prima il benvenuto è suonato dalla ballata dei fuselli di legno che seguono una complicata danza fra le dita roteate con incredibile abilità, una velocità da gioco di prestigio, ma armonioso come il suono prodotto; impossibile carpirne il segreto; si può solo ammirarne il risultato.

 

Le merlettaie del Pitocchetto

 

 



ceruti

Donne che lavorano al tombolo, Milano 1720

Collezione privata, Brescia

 

 

Quella del tombolo è un’arte dalle origini incerte, qualcuno parla di Etruschi, altri di epoche più tarde, Giacomo Cerutti detto il “Pitocchetto” le fissò sulla tela le merlettaie, a capo chino sul tombolo in un quadro che abbellì le sale del castello di Padernello per un secolo.

La signora Giovanna assomiglia un poco a quella ragazza del quadro che distoglie lo sguardo verso l’artista, mentre le sue mani continuano a memoria a intrecciare il merletto e sicuramente come al tempo del Pitocchetto i fuselli opportunamente manovrati vanno a formare una trina a volute oppure a intrecci che, per la bellezza e la complessità dei disegni e dei motivi, si può considerare la regina di tutte le trine.

Non è stata un’eredità materna, una di quelle solite storie tramandate da madre a figlia, retaggio imposto. Giovanna l’arte del tombolo l’ha appresa a scuola, dalla maestra delle elementari che tra le tabelline e Giuseppe Garibaldi ha pensato di lasciare alle allieve un qualcosa in più che tirar di conto, un’arte tutta al femminile.

– Me piasit subit e se endado inac - “Mi è piaciuto subito e ho continuato” mi dice a modo suo la signora Giovanna e, come nel quadro, alza per un attimo gli occhi. Racconta mentre le sue dita intrecciano il prezioso refe di seta che segue la traccia d’un complicato merletto disegnato sul cartone che s’abbraccia al tombolo, poi abbassa lo sguardo sino al prossimo passaggio, sino al prossimo spillo che fissa un cambio d’intreccio.

Un mese, forse due, tanto servirà per terminare l’opera, unica e irripetibile, perché ogni merletto lavorato al tombolo ha una sua trama, fatta di refe, di volute, di disegni, lavorati a punti diversi, diversa tensione del filo e di un poco di gelosia per i segreti da non svelare a nessuno, nemmeno alle poche che vengono a imparare, perché il sapere dev’essere quasi rubato dalle apprendiste. Merlettaia per passione la signora Giovanna, un amore sfrenato per l’arte del tombolo, non un lavoro e nemmeno un passatempo, troppo laborioso e difficile per calcolarne le ore come il prezzo a opera finita.

- Laurà per i sior o per el Signur – “Lavoro per i ricchi o per Dio”. Il pizzo al tombolo è da sempre usato per impreziosire gli altari, le vesti e dimore dei nobili, per molto tempo fu dedizione della clausura monacale, pizzi e merletti assunsero un’aurea sacra per la casa di Dio.

Quel bel vociare di donne tra ricami, rattoppi e merletti dove i racconti della vita erano un condividere gioie e dolori, intrecciati in un rapporto umano fatto di affetti veri, come le volute del tombolo, nella corte comune si sono spenti.

Al di là del fiume la ballata dei fuselli continua ostinatamente. Sotto il porticato la seggiola bassa della signora Giovanna è rimasta sola nella corte comune. Gli altri usci son chiusi, imprigionati dalla televisione che gracchia a tutte le ore e offende la melodia dei fuselli. Le seggiole impagliate delle altre donne sono finite in soffitta. La nuova generazione chiacchiera via internet. Il tempo del cortile comune è tramontato, chiuso dietro le nuove porte di alluminio a doppi vetri.

 

Per gentile concessione del sito  http://www.popolis.it

 

http://www.popolis.it/immagini/t.gif

Varese

A Varese vive e lavora Maria Luisa Bianchi che apprese l’arte del merletto da Adele Porta di Cantù. Maria Luisa insegna anche all’interno del Decentramento comunale “Varesecorsi”, che organizza corsi di vario genere, tra cui il merletto a fuselli.

A Gorla Maggiore in provincia di Varese, si è svolta nel 2001 una mostra : una ricca collezione di oltre 400 pezzi appartenenti a Luciana Cretti, curatrice della mostra.

Maschera lombarda

Verso il 1600, per mezzo del commediografo Carlo Maria Maggi, nacque la maschera lombarda, Meneghino. Il suo abito è composto da: una casacca corta, pantaloni di panno verde con liste di color rosso, calze a righe rosse e bianche, cappello a tricorno marrone con bordo rosso e parrucca con capelli lisci raccolti in un codino. Ai polsi porta cascate di merletto e al collo un jabot, sempre di merletto.

Cellatica (Brescia)

Promossa nel 1881 dal Comitato Economico presieduto dal prof. Marino Ballini, venne collocata in Cellatica, anche per l'apporto del sindaco del luogo il conte Giulio Bona e con l'appoggio della Congrega Apostolica e di privati e sotto la direzione della signora Colombo. La scuola era presente nel 1884 alla “Mostra Alpina Nazionale” ricevendo l’attestato di  benemerenza. Nel catalogo di una mostra svoltasi a Roma nel 1887 venne citata la scuola la quale era presente con diversi lavori eseguiti dalle allieve.

Dal catalogo della Mostra “esposizioni retrospettive e contemporanee di industrie artistiche”, svoltasi a Roma presso il Museo Artistico Industriale, Roma, 1887.

Lodi

Verso la fine dell’Ottocento a Lodi il merletto veniva insegnato in una scuola, a testimonianza di questo troviamo nel catalogo della mostra svoltasi a Roma “Tessuti e merletti: esposizioni retrospettive e contemporanee di industrie artistiche, esposizione del 1887” la seguente descrizione:  Colletto e polsini, cuffia per bambino e bracciatura, il tutto di merletti al punto di Venezia, eseguito dalle sorelle Vercellesi Greco, allieve delI’ Istituto Guy. Carenzio Cristina, Lodi.

Santo Stefano Ticino (Milano)

A Santo Stefano Ticino, un piccolo comune in provincia di Milano troviamo l’Associazione Culturale “Mirta e alle Amiche del Tombolo”.

Libreria on line

https://www.antiquepatternlibrary.org/pub/PDF/G-II007.pdf

 

 

Musei e mostre

PizziTombolo

A Biassono (MI), presso il “Museo Civico Carlo Verri” c’è una ricca collezione di merletti e tomboli. Nel settembre 2004 si è svolta una mostra intitolata “ Pizzi, trine e lini. La dote della nonna”. Si puo’ visionare un ampio reportage della mostra alla pagina web : http://www.museobiassono.it/Italiano/Mostre/Dote/index.html . La stessa mostra è stata portata a Corezzana ( Milano) presso la sala Consigliare, dal 4 al 15 dicembre 2005 .

Sabato 23 settembre 2006 si è inaugurata la sezione del Museo, dedicata alla ”sperada”.

“Dopo anni di attesa è giunto al nostro Museo un dono prestigioso, legato alla storia ed alla cultura della nostra Brianza. La signora Giuseppima Ornaghi Brambilla di Biassono ha donato infatti una "Sperada" in argento della seconda metà del XIX secolo.
Il tipico ornamento della "donna lombarda" era in possesso della famiglia da oltre un secolo e da oggi è definitivamente conservato nelle notre vetrine e presentato all'ammirazione di tutti i cittadini.Questa sperada è composta dallo pontòn, da 34 cugialit e 6 spadine traforate.

Cos'è la sperada? Ogni fanciulla, nel momento in cui smetteva di essere una bambina (dopo aver fatto la prima comunione), aveva il diritto di non portare più le trecce lunghe (a curuna) per incorniciare il viso: la tradizione dice che ella riceveva in dono dai genitori il primo spillone che bloccava la pettinatura caratteristica della donna adulta.Tale spillone (spontòn) era di metallo, lungo una ventina di centimetri solitamente di argento e aveva alle estremità due grosse "olivelle". Su di esso venivano annodate le trecce che erano raccolte dietro la nuca ad indicare che la fanciulla era ormai in età da marito.Nel momento in cui si fidanzava, il promesso sposo le donava, quale pegno d'amore, un numero di spadini (spadit) o cucchiaini (cugialit) pari alla sua età.Dal giorno del matrimonio poi, la donna, per mettere in risdalto la nuova condizione, portava all'interno del semicerchio di spadini uno spadino più elaborato, comunque di foggia diversa.La sperada aveva una diversa composizione a seconda dello stato civile della donna che lo indissava: da ciò si poteva capire se ella era appunto fidanzata o sposata, ma anche vedova o zitella.

Il costume tradizionale
Il Museo, per una corretta presentazione del prezioso dono, ha allestito una vetrina con una fedele riproduzione del costume tradizionale, sul quale è stata collocata una copia della sperada, identica all'originale, in argento, creata dal signor Luigi Sara.
Il costume completo ci è stato donato dal signor Luigi Sara del Gruppo Renzo e Lucia di MIlano.”
(Diego Colombo, per il Museo Carlo Verri)

 

·        Museo Civico "Carlo Verri"
Via San Martino, 1
20046 - Biassono (MI)
tel 0392201077

 

·        Museo della Donna e del Bambino

Musei Mazzucchelli - Via Mazzucchelli 2 – 25080

Ciliverghe di Mazzano (Brescia) –

Tel. 030/2120975 - fax. 030-2120603

http://www.museimazzucchelli.it/museomodacostume/index.htm

r.quarantini@libero.it       

12 sale legate alla moda e al costume, con i vari strumenti del lavoro artigianale: filatura, tessitura, tombolo. Gli oggetti che si possono vedere sono: abiti, accessori, cappellini, fazzoletti, ombrellini, ventagli, guanti, monili, biancheria intima e da casa, paramenti sacri, strumenti di lavoro, abbigliamento infantile e giocattoli

·        Museo Poldi Pezzoli
Via Ugo Foscolo, 20121 Milano
Tel. +39(0)2.45473805 / Fax +39(0)2.45473811

E-mail doronzo@museopoldipezzoli.org

Al piano terreno del Museo c’è la sala dei merletti: qui si trovano dei  manufatti antichi realizzati a punto Venezia.

Catalogo:

Balboni Brizza, Maria Teresa:  “Pizzi e ricami”- Museo Poldi Pezzoli, Milano 1992, pp.85, ill. b/n e col. Bibliografia.

Il volume è il terzo della collana Le guide del Museo, che comprende piccole guide tematiche alle singole raccolte del Museo Poldi Pezzoli. L’autrice propone una scelta di 29 esemplari della collezione di merletti e ricami, tra le pochissime in Italia ad essere esposte, ricostruendone nel breve saggio iniziale le modalità di formazione, con l’integrazione di interessanti appendici documentarie relative sia al nucleo iniziale della casa Poldi Pezzoli, sia alle acquisizioni successive. Ciascun manufatto è commentato in modo chiaro nelle schede (che sono basate sullo studio dell’intera collezione già condotto da Alessandra Mottola Molfino nel 1984) e illustrato da fotografie ben leggibili. 

 

·        Museo della Bambola e dell’Abbigliamento Infantile

Rocca Borromeo

Via della Rocca, 2 Angera  ( Varese )

http://www.museionline.it/ita/cerca/parolaimusei.asp?id=5407

http://www.varesehotels.it/it/articolo.php?id=36

Il Museo dell’Abbigliamento Infantile  è aperto al pubblico dal 1994, accanto al già noto Museo della Bambola,esposto nella stessa sede. Si possono vedere abiti, accessori, biancheria e altri elementi vestimentari legati all’infanzia, che costituiscono la collezione museale. Gli esemplari appartengono agli ultimi due secoli, provenienti dalla collezione Borromeo e da donazioni e acquisizioni recenti; nell’insieme, la raccolta costituisce un’esemplificazione, ricca e diversificata, di un vero apparire infantile di questo periodo, centrata su un nucleo iniziale di abiti da battesimo, di qualità veramente notevole.

Catalogo: Museo dell’Abbigliamento infantile. Edizioni Castello del Lago, 1994, 60pp., ill. b/n e col., note bibl. 

·        Musei Civici di Como

Presso il Museo c’è una collezione di merletti raccolti e schedati in un catalogo a cura di Rizzino Marialuisa

Le collezioni tessili dei Musei Civici di Como Merletti e ricami dal XVI al XIX secolo, Musei Civici di Como, Como 1996, pp.240, ill. b/n e col. Bibliografia. 

Realizzato grazie alla collaborazione dell’associazione Famiglia Comasca e al Banco di Desio, il volume presenta la collezione di merletti e ricami dei Musei Civici di Como e si pone (assieme all’allestimento di una sala del museo dedicata a tali manufatti- cfr. notizie) come tappa conclusiva di un lavoro di schedatura e di restauro avviato nel 1987. Le complesse vicende espositive precedenti alla riscoperta di questo nucleo di oggetti, circa 300, sono narrate da Maria Letizia Casati, conservatrice della sezione storico-artistica, in In merito alla vicenda delle collezioni tessili dei Civici Musei di Como; Marialuisa Rizzini ricostruisce le modalità di formazione della raccolta, soffermandosi in particolare sulla figura di una donatrice, Giuseppina Masier, alla cui munificenza si deve la maggior parte della raccolta pervenuta nel 1895, e delineando in appendice le vicende biografiche di alcune esecutrici in Un piccolo mondo tessile La raccolta di merletti e ricami dei Musei Civici di Como e in  Biografie. Segue un’analisi sulla determinazione delle fibre tessili di Alfio Maspero, del Laboratorio di Archeobiologia dei Musei di Como. Il catalogo che segue, curato da Marialuisa Rizzini, propone la schedatura dei pezzi, suddivisi tra merletti e ricami e proposti in raggruppamenti tematici, per evidenziare una caratteristica della collezione, che non copre in modo esaustivo l’evoluzione storica di tali manufatti tra Cinque e Ottocento ma si concentra attorno ad alcuni temi e periodi: ad esempio il revival storicistico del sec.XIX, la produzione dilettantesca e professionale a Siena nell’Ottocento, le manifatture di Cantù nel sec.XIX, gli imparaticci. 

·        Mostra Internazionale del Merletto ( Biennale che si svolge negli anni dispari )

Comitato per la promozione del merletto        

Cantù  

Tel. 031-716094           merletti@merletti.it         http://www.merletti.it

·        Mostra internazionale del Pizzo (Divenuta Biennale, si svolge negli anni pari)

Novredate (CO)

comune@comune.novedrate.co.it

·        Mostra Mercato dell'artigianato

 Biennio (Brescia)

·        Festa della Mietitura  

 Via alla Chiesa   Prosto di Piuro (Sondrio)

 La festa si tiene nel mese di luglio   

 

Scuole ed Associazioni

Fili d 'arte"

Insegnante, Sandra Tajana

 Olgiate Comasco

  

"Servizi Sociali"

 Carate (MI)

         

  Circolo" Il Giardino dei punti"

  Via Cappuccio , 18 (MI)

   tel. 02/8054787

    

Associazione"Fili e Colori" (dal 1991)

Insegnanti Sandra Tajana, Adele Porta

Presso Villa Camilla (sede Biblioteca Comunale)

Olgiate Comasco (Como)

   prolocol@freemail.it          http://www.prolocolgiate.it/filiecolori.html

 

"Accademia Merletti De Amicis"

 Corso Collegio De Amicis, Salita Camuzio

 22063 Cantù (CO)

  

 Associazione Merlettaie Italiane(AMI)

 Corso Unità d 'Italia, 20

 22063 Cantù (Co)

 http://www.merlettaieitaliane.it      mariacri.bravi@tiscalinet.it

 

Associazione Culturale "Il Merletto"(dal 2000)

Presidente Emma Giovanessi Livio

Insegnante Maria Chiara Mazza

Via Umberto I, N° 7      Capiago Intimiano  (Como)

       

Associazione "Manualmente"

Responsabile Lotti della Croce di Doyola

Via Monte Oliveto, 10 Monza (MI)

 Tel. 039/749472

   

 Associazione Novredatese per la promozione del Pizzo   

 Presidente Marelli Ernestina

 Via Taverna, 3 b    22060 Novredate(CO)

https://artedelpizzo.it/

 

     

 Scuola   "Bottega Biennio"(dal 1998 )

 Via Ripa 2, 25040 Biennio (Brescia)

Tel.0364-40299 da lunedì a venerdì 9-17

           scuolabottega@voli.bs.it           http://www.valcamonicaonline.it/scuolabottega/corsi2002.htm

    

Associazione"Bondeko" Programmi Onlus

Via Coppola, 16      23862 Civate  (Lecco)

Via Maggiore            Annone        (Lecco)  

Tel. e Fax 0341-210464

 bondeco@tiscalinet.it          http://www.bondeko.it/owp/attivita.htm

     

 Associazione "Varesecorsi"(dal 1985)

 Insegnante Maria Luisa Brandi

 P.sso Centro Diurno Aperto

 Via S.Giusto, 6     Giubbiano (Varese) 

 Tel.0332-235590

   varesecorsi@comune.varese.it

  http://www.comune.varese.it/varcorsi/home-page-vacorsi2.htm

 

 Associazione"Sorriso"

 Lomellina (Pavia)          P.sso Biblioteca Comunale

 

" Unitre"

 Insegnante Alda Colombo

 Via Federico Borromeo, 11 Cesano Maderno (Milano)

 Tel. fax. 0362-540085

            unitre@cesano.com     http://www.unitre.web.cesano.com/corsi/tombolo.htm

 

 Laboratorio " Ivana Magri"

 Studio Via Amadeo, 33       laboratorio Via Pascoli, 4     (Milano)   

 Tel. 02 70109935

 ivanamagri@ivanamagri.it        www.ivanamagri.it   

   1877  A. BALBIANI, Como, il suo lago, le sue valli e le sue ville                                                             

Istituto di Moda Luisa Scivales, corso di merletto a fuselli  

Via Tasca, 3 Bergamo

  https://www.luisascivales.com/istituto-di-moda-luisa-scivales-corsi-uso-familiare

 

Ringraziamenti

Per la collaborazione data desidero ringraziare Don Mario Monti ( Rettore dell’Ospedale Fatebenefratelli), Tamara P. Duvall ( merlettaia di Lexington) ,Macri Pulicelli (direttore di popolis.it) e i siti:

http://www.corrieredicomo.it

http://www.museobiassono.it/italiano/index.html

www.diocesimilano.it

www.chiesainrete.it

http://utenti.lycos.it/griantino/index.html

#http://www.regione.lombardia.it/

http://www.popolis.it

Biblioteca on line

“New braid and designs in Milanese lace” Read Patricia, 1994

https://archive.org/details/newbraiddesignsi0000read/mode/1up

 

 

 

 

 

 

 

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