Merletti
realizzati da Daniela, Milano
Il merletto milanese ha
acquisito dai tempi dei suoi fasti, una sua peculiarità e in tutto il mondo
“ il Punto Milano” è conosciuto come un insieme di punti realizzati con
scrupolosità e precisione. Oggi, le zone che conservano maggiormente la
tradizione del merletto sono Como, la Valle Camonica e altre piccole realtà. In occasione
dell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1878, i notiziari dell’epoca
scrivevano, a proposito delle manifatture di merletti lombarde, ”gli
espositori più numerosi furono ancora i milanesi”. Rigamonti Pietro mandò
un pizzo bianco, Carnaghi Francesco dei veli neri ricamati a mano,
l’orfanotrofio femminile, premiato con la medaglia di bronzo, inviò delle
trine eseguite dalle allieve, Giuseppe Valerio di Milano presentò i veli
ricamati prodotti nella sua fabbrica. Nel catalogo dell’epoca così viene
descritta l’esposizione:
I VELI RICAMATI di
Giuseppe Valerio di Milano
Parasole
della Ditta Giuseppe Valerio di Milano
I pizzi italiani
ottennero in Parigi un trionfo insperato, perchè avevano da lottare contro
quei famosi lavori, che paiono tessuti dalle fate, di Valenciennes,
Chantilly, Brusselle e di altri luoghi, i quali sono ben noti alle donne
eleganti di tutti i paesi. I merletti di Venezia, fini, delicati, hanno
fatto sospirare di desiderio le belle visitatrici dell’ Esposizione; e i
pizzi di Milano non la cedevano punto a quelli per vaghezza di disegno e
per precisione di lavoro. Fra i prodotti più notevoli di quest’arte
milanese, si distinguevano i pizzi usciti dalla fabbrica di Giuseppe
Valerio, che noi presentiamo incisi per quanto il bulino può rendere il
leggiadro intrecciarsi de’serici fili che formano gli adornamenti più
ambiti dalle signore, i quali, anziché celarle, crescono vezzo alla loro
bellezza, al candore della pelle, alla magnificenza degli abiti. Gli
oggetti esposti che noi presentiamo sono: un mezzo scialle nero, di quel
genere che dicesi punta
in linguaggio della moda, e che è tutto ricamato a finissimo punto antico.
Un parasole
bianco e un velo nero grandissimo quadrilungo, tutti e due ricamati del
pari a punto antico. Un altro velo ovale è di pesante blonda, ed ha quella
foggia che prese il nome di velo
alla lombarda: dai capelli esso
pende sul collo e sulle spalle delle nostre donne, e dà alla fisonomia un
certo incanto di freschezza e di ingenuità. Inoltre vi è un fisciù bianco,
imitazione di Spagna, e un’altro fisciù di blonda imitante il guipure. Il lavoro capitale è,
come si disse, lo scialle, sia per la ricchezza degli ornati, sia per
l’artistico gruppo di sirene che si abbracciano sotto una fontana che piove
sovr’esse le sue fresche linfe. L’onorevole distinzione assegnata a questi
veli dal Giuri Internazionale di Parigi (senza che in detta classe vi fosse
alcun Giurato italiano a tutelare il vantaggio degli Espositori) vale a
giustificare il favore che godono in Commercio i veli della fabbrica
Valerio, e dimostra altresì quanto amore egli ponga nell’esercitare la sua
industria, che onora il paese, e dà lavoro e pane a centina di operaie.
Ingrandimento della parte centrale del
velo a punta - Veli ricamati della Ditta Giuseppe Valerio di Milano
“Cigno” realizzato attualmente a
fuselli con vari punti Milano, disegno ed esecuzione, Tamara
P. Duvall
A Milano per iniziativa delle
Civiche Raccolte Storiche tra 6 dicembre 1994 e 15 gennaio 1995 presso
Palazzo Bagatti Valsecchi si è svolta la Mostra
“Penelope ha fatto il suo tempo?”
Nella città di
Milano, Rita Arcaleni, realizza degli
originali fuselli intagliati in punta di coltello.
Merletto di Cantù (CO)
“Che
mite e lunga vita è mai quella del pizzo Cantù” (Giovanni Cenzato,
giornalista, scrittore e commediografo italiano.)
Merletto
primi ‘700 (collezione privata)
Elisa
Ricci sostiene, che già nel XVII secolo si conosceva
"La trina di Milano" introdotta dalle Suore Benedettine del Monastero
di Santa Maria o S. Ambrogio, anche se alcune testimonianze storiche lo
dichiarano presente già dal 1300. Il marchese Odelaschi nel 1774 diceva che
questa industria, così lui la chiamava, era un sostegno anche per i
poverelli dei paesi circostanti a Cantù.
Immagine tratta da “L'Illustrazione
Italiana” 1887 dove appare un articolo sulla mostra svoltasi a Roma:
Esposizione di Tessuti, Tappezzerie, Merletti”,
Palzzo delle Belle Arti, 1887
Merletto a fettuccia continua, la rete veniva eseguita in seguito
con l’ago
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Merletto a
fettuccia non continua
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Nel 1882 nacque una
scuola specializzata per il merletto e altre attività artigianali locali
“La Regia Scuola d’arte applicata
all’industria”. Nel 1888 divenne una scuola che mirava anche all’istruzione
e si inserirono materie come l’italiano, la matematica……L’intento della
scuola era quello di formare persone con capacità artigianali e
imprenditoriali.
I
primi passi nell’arte del merletto, primi ‘900
Merletti
della scuola di Cantù, primi ‘900
Dopo il secondo
conflitto mondiale il merletto ebbe un calo precipitoso, ma le donne di
Cantù continuarono la tradizione impreziosendo le loro case e la dote delle
figliole, con splendide trine. La scuola nel 1959 divenne “Istituto Statale
d’Arte” e
rilanciò
e intensificò i corsi di merletto.
Articolo Articolo del 1923
Nel 1993
a Cantù si è svolta la I
Biennale e le successive furono poi legate ai concorsi
internazionali di disegno e merletto.
Lavorazione del merletto canturino
durante la VII edizione della Biennale
Internazionale del Merletto a Cantù.
Tutto questo, grazie alla collaborazione
di Pro Cantù, dell'Istituto Statale d'Arte e del costituendo
Museo delle arti industriali di Cantù, che hanno espressamente costituito
il Comitato promotore della manifestazione. Ad essi sono giunti i sostegni
economici dell'Amministrazione comunale di Cantù, della Provincia di Como,
della Regione Lombardia e della Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù.
Il Comitato per la
promozione del merletto è ancora attivo e assicura la continuità della
tradizione del "Pizzo di Cantù".
Il 24 Novembre 2006 si
è inaugurata a Cantù la “Prima mostra triennale internazionale
del merletto, ricamo e arti applicate”.
Tradizionalmente Cantù
è il fulcro dell'attività artigiana del merletto, ma anche a
Carimate, Novedrate e Figino è stata coltivata. I merletti tradizionali di
Cantù, sono caratterizzati da punti diffusi anche in Europa: il Cluny,
Valencienne e Milano.
Pavone realizzato da Giuseppina Parolo Bargna (madre di Rita Bargna), nel 1980
Cardinale Dionigi Tettamanzi (i bordi
delle sue vesti sono bordate di bellissimo merletto). Nella prima foto, il
Cardinale in visita alla Cappella del Fatebenefratelli di Milano (courtesy
Don Mario Monti, Cappellano Rettore
dell’Ospedale)
I polsi della veste del cardinale
Tettamanzi sono realizzati nel classico punto Venezia o comunemente
conosciuto come merletto di“ Cantù”
Altre
vesti del Cardinale Tettamanzi
Le
detenute di Cantù per la veste del Papa
Il
Papa emerito Benedetto XVI per la
Messa di Natale del 2005
ha indossato una veste ornata di merletto
realizzato dalle mani di dieci detenute del carcere del Bassone che
seguono il corso di merletto di Flavia Tagliabue, presidente
dell’Accademia merletti di Cantù. Proprio le dieci detenute avevano espresso il desiderio di
omaggiare il Pontefice con un fazzoletto realizzato appunto da loro.
Grazie anche al tramite di suor Maria Letizia, il desiderio è diventato
realtà, e il fazzoletto è diventato addirittura una veste. Un lavoro che
ha visto impegnate giorno e notte le merlettaie dell’Accademia oltre alle
dieci detenute. Una fatica però ricompensata dall’invito alla
trasmissione di Rai Due “In famiglia” e soprattutto dall’udienza in
Vaticano, durante la quale è stato consegnato il prezioso dono al
Pontefice. ( articolo tratto da http://www.leduecitta.com)
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Onore alle maestre merlettaie di un tempo
Bernasconi Elena
Elena
viene citata nell’ “Annuario
del Ministero dell'Educazione nazionale” del 1930 come maestra di
laboratorio per il merletto presso la Regia Scuola Professionale del
mobile e del merletto, piazza Parini, 1, Cantù, Como.
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Colombo Rachele
Rachele viene
citata nell’annuario dell’insegnamento artistico-industriale del
1920-1921 come maestra titolare di merletto e ricamo presso la Regia
Scuola professionale del mobilio e del merletto di Cantù.
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Descrizione della Regia Scuola
Professionale del mobilio e del merletto di Cantù, nell’annuario dell’insegnamento
artistico-industriale del 1920-1921.
Carate, Monza
A Carate c’è una scuola di tombolo, l’amministrazione
Veggian intende conservare la scuola di tombolo quale patrimonio
culturale immateriale della comunità caratese. A tal fine, ha scelto di
destinare alle lezioni del corso una sede di prestigio nella sala
centrale del secondo piano di villa Cusani Confalonieri.
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Sottopiatto, progetto
di Elena Arienti, merlettaia Giusy Mereu, filo seta e fili metallizzati
oro e rame, 2015
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Sottopiatto, progetto di Elena Arienti,
merlettaia Elena Arienti, filo lino n.70 colori bianco naturale e grezzo,
2015
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Sottopiatto, progetto
di Elena Arienti, merlettaia Elena Arienti, filo rayon in tre toni, 2015
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Griante
(CO)
A Griante si perpetua
ancora l’arte del merletto e si è costituita anche una associazione, “
Gruppo Amici del Tombolo di Griante”. L’insegnante è la Signora Nicoletta
Figini Venini.
Sul giornale “ Il
Griantino” è apparso un articolo
datato 1999 di Gigliola Foglia che riporta alcuni scritti risalenti
all’800, i quali ci raccontano uno spaccato di vita:
………….Dando
infine un'occhiata alle pagine che il Balbiani* dedica alla frazione di
Cadenabbia, scopriamo che alcune attività hanno resistito fino ai giorni
nostri (la tabaccheria, la bottega di barbiere) mentre "il bravo
fornaio Antonio Romano'" e "la rinomata macelleria e
salsamenteria Lillia" non esistono più, come il "ricco negozio di
belle stoffe di seta a prezzo fisso (che offre) per tal modo il comodo ai
forestieri di recare nei loro paesi un prodotto delle nostre
fabbriche". Un negozio del genere ora esiste a Menaggio, e con gran
sorpresa dei turisti e' l'unico per molti chilometri.
Il suddetto fornaio Romano' aveva tre figlie nubili, di professione
camiciaie e ricamatrici ma senza affanni data la discreta agiatezza della
famiglia; tra i loro arnesi da lavoro anche un piccolo tombolo di broccato
verde coi suoi fuselli. Anche le signorine Maria e Lina, titolari della
merceria ora gestita dalla nipote (negozio che e' quasi un'istituzione per
il paese), lavoravano al tombolo e commerciavano in pizzi, fino all'ultima
guerra mondiale. Il tombolo delle sorelle Romano passò di mano in mano tra
le nipoti, pronipoti e bisnipoti ed e' all'origine della ripresa dell'arte
del merletto a Griante: un altro tipo di artigianato artistico che sarebbe
sfruttabile commercialmente non solo con la produzione per la vendita, ma
magari con l'offerta di pacchetti turistici comprendenti dimostrazioni e
corsi.
Olgiate Comasco (CO)
Postazione dell’Associazione Fili e Colori, seconda edizione
del Forum Internazionale del Merletto a Bellaria
Nel 1984 per iniziativa delle Signore Sandra Taiana e
Adele Molteni Porta, allo scopo di recuperare e diffondere le tecniche di
lavorazione del merletto a tombolo canturino è sorta la scuola di merletto
di Olgiate Comasco.
Nel 1991 si è costituita l'Associazione Fili
e Colori per garantire una continuità di studio nei disegni e nelle
forme da eseguire su ceramiche per l'accostamento al tovagliato e
all'arredo della casa.
Novedrate
Novedrate si è molto attivata per permettere la
divulgazione del merletto.
Qui vive Ernestina
Marelli, la responsabile del Comitato Promozione
Pizzo di Novredate, che con i suoi 10 anni di intensa attività ha
trasformato la iniziale mostra amatoriale in un grande evento
internazionale. Ernestina ha fatto parte anche della giuria del concorso” Fusello
d’oro 2003”
di Offida. Nel 2005 il Presidente della regione, Formigoni ha ricevuto
dalle mani della signora Marelli e
dal sindaco di Novredate, un quadro con la rosa Camuna (stemma della
regione Lombardia), realizzata a fuselli. In questo modo hanno
voluto dimostrare al presidente lombardo la riconoscenza e gratitudine per
le politiche attuate dal governo regionale per la promozione e la
valorizzazione delle culture e delle tradizioni di Lombardia. "Sono
veramente contento, ha detto Formigoni ringraziando la delegazione
novedratese, di ricevere una delle espressioni più belle dell'artigianato
di qualità lombardo. Le maestre del pizzo mi hanno voluto dimostrare il
loro attaccamento alla nostra Regione e lo hanno fatto usando il loro
linguaggio, fatto non di parole, ma di gesti che sono espressione di quella
bellezza che in Lombardia cerchiamo di perseguire in tutto quello che
facciamo". Il quadro che ha ricevuto il presidente Formigoni era stato
commissionato dal Comune di Novedrate in occasione della 23° edizione della
Mostra internazionale del Pizzo (che si è tenuta nel settembre 2004 e che
era stata patrocinata dalla Regione)#.
Sul giornale “ Il Griantino” è apparso un articolo di
Gigliola Foglia:
Martedi' 7 settembre a Como in Villa Gallia, sede
dell'Amministrazione Provinciale, si e' tenuto un convegno internazionale
sul merletto, organizzato dal Comune di Novedrate in occasione della
Ventesima Mostra novedratese.
Erano presenti quasi tutte le sedici delegazioni straniere partecipanti
alla mostra con i loro lavori, una vera gioia per gli occhi: infatti oltre
agli stupendi, preziosissimi pizzi antichi e moderni delle merlettaie
brianzole erano esposti i lavori originalissimi delle varie tradizioni
europee, come i gioielli di pizzo (in filo metallico e seta) delle
Repubbliche ceca e slovacca, gli scialli in pizzo di lana di Stourbridge
con fantastici animali dell'iconografia celtica e sassone, e poi abiti con
inserti in pizzo e ...pelle di pesce!
Cinque gli interventi del convegno, dopo il saluto del presidente Armando
Selva: l'assessore Tiziana Sala ha evidenziato la necessita' di una
riscoperta delle tradizioni e delle caratteristiche del territorio
affinche' il prossimo millennio sia un'era di sviluppo, suggerendo la
creazione di un MARCHIO di garanzia per il pizzo comasco, di una SCUOLA
professionale riconosciuta e di un MUSEO per raccogliervi i tesori di
merletto dispersi sul territorio.
Il vicesindaco di Camarinas (Spagna) ha parlato dei progetti di sviluppo
del merletto faticosamente portati avanti presso la CEE; il sindaco di
Novedrate Serafino Grassi ha riassunto la storia del pizzo in Brianza; la
responsabile del Comitato Promozione Pizzo di Novedrate Ernestina Marelli
ha raccontato i dieci anni di attivita' del comitato e gli obiettivi
raggiunti: ovvero la trasformazione della piccola mostra amatoriale locale
in un prestigioso appuntamento europeo, e la creazione di una scuola
riconosciuta dalla Regione Lombardia (scuola alla quale ci siamo diplomate
sia la sottoscritta sia l'altra insegnante del Gruppo Amici del Tombolo di
Griante, Nicoletta Figini Venini; oltre ad alcune nostre allieve).
Infine chi scrive ha presentato il seguente intervento:
UNA TRADIZIONE 'MINORE': IL PIZZO SUL LAGO DI COMO
"Rubo qualche minuto per accennare a una tradizione "minore"
del merletto a fuselli, meno celebre di quella brianzola: anche sul lago di
Como si faceva pizzo, tant'e' vero che ho ereditato il mio tombolo dalle
tre pro-prozie, camiciaie di buona famiglia, che evidentemente vi trovavano
distrazione e conforto l'una dall'essere troppo brutta per trovare marito,
l'altra dall'aver perduto il fidanzato nella Grande Guerra, la terza forse
solo dalla noia dei quotidiani pettegolezzi alla finestra.
Il legame con il Canturino resta vivo fino alla Seconda Guerra Mondiale,
quando le merciaie del lago sapevano che, per trovare malgrado le
ristrettezze belliche un filo abbastanza resistente per lavori di cucito,
dovevano rivolgersi ai mercanti richiedendo filo per merletto. Poi le
merlettaie anziane muoiono, i nipoti buttano via i tomboli non sapendo che
farsene, in alcuni casi non sapendo neppure a cosa servano; nel migliore
dei casi li regalano agli istituti di suore: alcuni di questi istituti
coltivano la tradizione, altri si disfano del 'vecchiume' in occasione di
qualche ristrutturazione della casa.
Il ritorno del merletto avviene negli ultimissimi anni, con una
moltiplicazione di corsi più o meno effimeri, alcuni avviati magari non
tanto per amore del merletto quanto per poco comprensibili rivalità... Il
mio si avvia al 7° anno: da questa esperienza sono emerse una serie di
constatazioni.
- La gente pensa al fare pizzo come a qualcosa di difficilissimo, per pochi
eletti. In realtà i punti più semplici sono alla portata di tutti o quasi.
Pochissime merlettaie però arrivano ad imparare i più complessi: o perché
interrompono la frequenza ai corsi per motivi familiari, o perché, facendo
pizzo per hobby, non sono costrette ad arrivare ai più alti livelli, e
specialmente se hanno già una certa età si accontentano della biscetta e di
qualche fiorellino. Per cui e' proprio il merletto a livello d'arte che
rischia di perdersi, non la vulgata.
- Il profano, il potenziale acquirente, non conosce la tecnica e non sa
quanto tempo e fatica costi un merletto: quindi non capisce perché siano
così 'cari'. Non distingue un merletto a mano da uno a macchina. Peggio: il
negoziante stesso a volte non li distingue, crea confusione esponendo in
vetrina insieme pezzi pregiati e pezzi dozzinali senza differenze di prezzo
rilevanti; di più: non conosce la differenza tra un pizzo e un ricamo.
L'anno scorso proposi una breve lezione per i commercianti di un paese vicino,
e il presidente della Pro Loco mi rispose "Ma non crederà che i nostri
negozianti attraversino il lago per seguire le sue lezioni".
- Non esistendo una 'cultura del merletto e' difficile anche avere un
mercato. Gli amatori sono rari. Un triste esempio: ho saputo proprio ieri
che i merletti donati al Santuario della Madonna del Soccorso in occasione
dell'annuale pellegrinaggio delle merlettaie faticano a trovare un
acquirente e vengono dati via a prezzi stracciati, il che non e' giusto.
Per i pochissimi lavori eseguiti su ordinazione, poi, la normativa non e'
chiara: una mia conoscente sostiene che una legge permette di vendere
liberamente al proprio domicilio ogni opera che sia totalmente frutto delle
proprie mani, mentre gli uffici competenti sostengono che chi vende anche
solo una madonna e un centrino in tutto l'anno e' fuorilegge se non
iscritto come artigiano. Giro la domanda a chi e' competente. E riassumo:
non c'e' convenienza economica oggi a fare la merlettaia per professione, e
non vedo neppure incentivi ne' assistenza legale.
- La recente proposta del presidente Citterio sul "giro delle
botteghe" come attrattiva turistica mi ha fatto balzare sulla sedia,
perché da anni porto avanti come giornalista e poi come guida turistica
l'idea di una riscoperta di certe peculiarità del territorio, spendibili
sul mercato turistico ma anche potenzialmente creatrici di nuova
occupazione nell'artigianato. Una mia piccola inchiesta di qualche anno fa
evidenziava che di fatto quasi non esiste un vero souvenir lariano, a parte
la seta (grazie al Cielo) e alle barchettine di legno.
Di qui la proposta di una scuola professionale "per il souvenir"
(si fa per dire) che dia una preparazione sia teorica sia pratica in merito
ad arti e artigianato a rischio di estinzione: pensavo alla scagliola
intelvese e appunto al merletto. E non credo che una scuola simile sul lago
(zona con modesti sbocchi occupazionali) sia 'offensiva' o in concorrenza
con la tradizione brianzola: innanzitutto, come dicevo, la tradizione del
merletto sul lago esisteva eccome, secondo, ampliare una cultura per certe
arti amplia le vedute e il mercato per tutti.
Sarebbe necessario dunque: che fosse una scuola legalmente riconosciuta,
che comprendesse materie come il diritto, la merceologia, la storia delle
arti applicate, le lingue straniere in riferimento soprattutto alla
nomenclatura del tipo di artigianato prescelto.
Occorrerebbe poi uno sforzo di fantasia per andare oltre il 'solito'
centrino e i fiori nella boccia di vetro, saper ideare un oggetto-pizzo e
un suo uso: riuscire a conservare le caratteristiche proprie del merletto
lombardo imitando però le nostre amiche merlettaie europee nella creatività
e nella capacità di rinnovarsi. Grazie."
Locandina
della Manifestazione 2002, la damina è una realizzazione di Ernestina
Marelli
Dall’1 all’8 settembre 2002 si è
svolta a Novredate la Prima Biennale e XXII Mostra Internazionale del
Pizzo.
Questo articolo è apparso sul sito http://www.marketpress.info
Il manufatto più piccolo è un centrino di
circa 10
centimetri di diametro, realizzato in poco meno di
tre settimane di lavoro. Il più grande è un copriletto di grandi dimensioni
che, se prodotto dalle mani di una sola merlettaia, ha un'elaborazione che
richiede quasi sei anni. Sono i due estremi della produzione artistica -
circa 300 opere - esposta alla XXII esima mostra internazionale del pizzo -
prima biennale, inaugurata a Novedrate (Co) dall'assessore regionale alle
Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Ettore A. Albertoni. La
rassegna, aperta fino all'8 settembre dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 22,
è ospitata presso il salone polivalente del Municipio di Novedrate. E'
stata organizzata dall'amministrazione comunale e dall'associazione
novedratese per la promozione del pizzo con il patrocinio ed il sostegno
della Regione Lombardia - Assessorato alle Culture. Trecento i pezzi
esposti e, fra questi, anche i merletti prodotti in Spagna, a Malta,
Svizzera, Francia. Tra gli ospiti italiani, una cooperativa del Comune di
Affida (AP) e il comitato per la promozione del Merletto di Cantù. Alle
delegazioni straniere e a quelle italiane ospiti l'assessore Albertoni ha
consegnato una targa ricordo da parte della giunta regionale della
Lombardia. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti anche il
prefetto di Como, Guido Palazzo Adriano, il consigliere regionale Giovanni
Orsenigo, neo presidente del museo della seta di Como, il presidente della
Camera di Commercio di Como, Marco Citterio, l'assessore provinciale alla
Cultura, Edgardo Arosio, il sindaco di Novedrate, Serafino Grassi.
L'assessore Albertoni, accogliendo una proposta avanzata da parte del
sindaco Grassi ha garantito il suo interessamento per la prossima istituzione
di un museo del pizzo, "Inteso non come luogo che ospita il recupero
di qualcosa che è morto, ma al contrario, come centro di ricerca e di
studio vivo - ha detto l'assessore regionale - in grado di entrare a far
parte di un sistema in cui la cultura funziona come motore di sviluppo
economico e turistico del territorio". La Lombardia, fra l'altro,
detiene un primato italiano in fatto di musei: ne ospita 460. "I pizzi
di Novedrate - ha aggiunto - sono il prodotto dell'arte, dell'intelligenza,
della passione, dell'amore e della laboriosità delle merlettaie. Il loro
mestiere antico è, come gli altri che contraddistinguono le diverse aree
della Lombardia, oggetto di grande attenzione da parte del presidente
Formigoni e della giunta regionale, tanto che il loro recupero è stato
inserito nel piano programmatico 2000-2005". Albertoni, dopo aver
ricordato come quella del 2002 nel comasco sia la stagione culturale più
lunga della Lombardia con 130 manifestazioni, ha sottolineato l'esigenza di
"Fare sistema con altre iniziative che esaltano il lavoro e le
specificità locali, compiendo un salto di qualità nella difesa dei nostri
marchi". Il modello di riferimento è il museo di arte e scultura di
Ortisei, promosso dalle autorità locali, comunali e provinciali, ed ora
diventato un marchio internazionale. Tra le curiosità esposte a Novedrate
uno splendido tricolore che il sindaco una delegazione di cittadini
intendono consegnare personalmente al presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi e un "nuovo" punto, di ispirazione europea, con
cui Ernestina Marelli - merlettaia e presidente dell'associazione pizzo -
ha realizzato la damina che campeggia sui manifesti che promuovono la
mostra.
Sul sito di Rosanna Orgiu si può
visionare un reportage completo sulla mostra.
http://www.dentellieres.com/Reportage/R2002/Novedrate/pizzo-index.htm
Capiago Intimiano (CO)
Un tempo, la lavorazione del merletto , era fervida
anche in questo paese e per non cadere in disuso nel 2000 si è
costituita l'Associazione "Il Merletto", che cerca di tenere
viva la tradizione organizzando dei corsi. A partire dall'anno 2003, la
mostra finale dei corsi, ha allargato i suoi confini aprendosi anche a
partecipanti di altre realtà italiane.
Pubblichiamo alcune riflessioni sulla
mostra da parte della Presidente:
“La mostra anche se non ha
avuto ospiti di altre scuole si è svolta in modo molto soddisfacente,
accanto ai lavori dei nostri corsi di merletto, ricamo e spuntatura abbiamo
presentato "pensieri sotto vetro " cioè quadri di merletto
o ricamati di vecchia e nuova manifattura che sono stati molto apprezzati
dai nostri visitatori. Abbiamo avuto anche l'onore di ricevere visite
di alcune maestre non solo della nostra zona. Che dire .....siamo molto
soddisfatte dei risultati ottenuti.”
(Emma
Giovanessi Livio)
Montesolaro ( CO)
Questo
è un articolo apparso su www.montesolaro.it
in ricordo di una persona che nell’arco della sua vita ha lavorato fino
alla fine con tombolo e fuselli.
I TESORI DELLA ZIA MARIA
È
difficile ricordare in poche righe la figura di una persona cara come lo
era la zia Maria. Tanti sentimenti si accavallano nella mente, tante emozioni
palpitano nel cuore. Tutti segni felici malgrado il triste momento della
sua dipartita, perché la zia, nonostante le molte e spesso ardue
vicissitudini vissute nel corso della sua lunga vita, era una persona
positiva, sotto tutti i punti di vista. Credo che in due verbi si possono
sintetizzare gli 86 anni trascorsi prima a Cantù e, dal 1939, al Bissee:
odiare ed oziare, azioni che certamente non facevano parte del suo
patrimonio genetico, del suo modo di essere e del suo carattere. Non ha mai
odiato nessuno, anzi cercava, riuscendoci sempre, il colloquio amichevole,
il rapporto schietto e sincero offrendo a chiunque , vicini e lontani, la
sua disponibilità. “L’è mei manda giò putost che fa del mà ai person” era
una sua caratteristica espressione, frutto di una solida formazione non
ricevuta dai libri ma dal contatto diretto con la gente, dall’esperienza
formatisi nella condiscendenza verso gli altri. Non l’ho mai vista in fase
di riposo, per questo non sapeva coniugare il verbo oziare. Era dotata di una
inesauribile vitalità fisica e mentale espressa sia negli anni della
gioventù come in quelli della maturità e vecchiaia. Eccelleva in qualsiasi
mestiere o mansione: nei lavori al tombolo era senz’altro un’artista e
dalle sue mani uscivano originali capolavori che non trovavano mai il tempo
per essere esposti e subito erano prenotati. Nei lavori agricoli poteva
benissimo gareggiare con gli uomini e non rischiare la benché minima
figura, anzi. In casa era un’abile cuoca ed un’ottima organizzatrice arrivando
a pianificare la seppur minima faccenda per non creare scompigli.
Soprattutto è stata una splendida mamma nel senso più ampio del termine,
non solo per i figli, ma per tutti coloro (e sono stati molti) che le si
avvicinavano semplicemente per avere un consiglio. Dopo la scomparsa dello
zio Ambrogio, per la zia era iniziato un lento ma continuo declino fisico,
fattore che comunque non le aveva impedito, grazie alla grande forza di
volontà, di rendersi ancora utile nelle faccende domestiche: appoggiandosi alle
sedie o facendosi aiutare dalla “sua Laura”, svolgeva quei piccoli lavori
altrimenti da delegare ad altri. Con le mani tremanti ha lavorato al
tombolo fino all’inverno scorso, quando la sua forte fibra ha cominciato un
progressivo tramonto: è questa l’immagine che ci lascia la zia Maria,
faticosamente seduta intenta a manovrare i fuselli. Ben si addicono le
parole scritte da Benedetto Croce a riguardo della morte: “Quando verrà,
che almeno ci sorprenda al lavoro”.
Ciao
cara zia, e da lì in alto aiuta coloro ai quali hai voluto bene.
Francesco
Molteni
Guanzate ( Como )
Nel
2000 è nato un gruppo “ Quelle che il
tombolo”, che cresce sempre più, creando con fantasia e originalità
opere uniche.
Cremona
A
Cremona nel 2014 il Touring Club ha organizzato una mostra di merletti
della Signora Marisa Fioretto Bonazzoli, 60 anni dedicati al merletto a
fusello.
Cividate
al Piano (BG)
Al
di là del fiume, la ballata dei fuselli. Nella bassa con la signora Giovanna e la
sua arte di Valerio
Gardoni
A Cividate al
Piano, arroccato sopra una mezza collina a terrazzo sull’ansa della sponda
bergamasca, bisognerebbe arrivarci via fiume, sbarcare al santuario e
salire la strada ciottolata al fianco degli orti terrazzati che coronano
le case affiancate che guardano sui cortili condivisi da numerose
famiglie, un’architettura che racconta di gente di terra e di fiume.
A Cividate al Piano son venuto per incontrare la signora Giovanna che in
una delle case con il cortile in comune ci è nata e vissuta. Figlia un
poco della terra e un poco del fiume. Fiera anche del suo idioma, quando
racconta, su dieci parole ne usa una d’italiano e le altre nove in
dialetto della bassa bergamasca.
E’sotto il
porticato la signora Giovanna, testa china e mani che fanno danzare
i fuselli sul tombolo. Le dita si muovono veloci come pizzicassero fili
di un’arpa, con leggiadra eleganza emettono un melodia di tintinnii, dove
ogni movimento rapido segue una fitta trama come in uno spartito e dalla
ballata dei fuselli di legno esce, dopo mesi di lavoro, un pregiato
merletto degno di una melodia.
Mi saluta dopo
aver fissato con uno spillo sul cilindro del tombolo un
complicato passaggio di un intreccio di pura seta, prima il benvenuto è
suonato dalla ballata dei fuselli di legno che seguono una complicata
danza fra le dita roteate con incredibile abilità, una velocità da gioco
di prestigio, ma armonioso come il suono prodotto; impossibile carpirne
il segreto; si può solo ammirarne il risultato.
Donne che lavorano
al tombolo, Milano 1720
Collezione
privata, Brescia
Quella del
tombolo è un’arte dalle origini incerte, qualcuno parla di Etruschi, altri di
epoche più tarde, Giacomo Cerutti detto il “Pitocchetto” le fissò sulla
tela le merlettaie, a capo chino sul tombolo in un quadro che abbellì le
sale del castello di Padernello per un secolo.
La signora
Giovanna assomiglia un poco a quella ragazza del quadro
che distoglie lo sguardo verso l’artista, mentre le sue mani continuano a
memoria a intrecciare il merletto e sicuramente come al tempo del
Pitocchetto i fuselli opportunamente manovrati vanno a formare una trina
a volute oppure a intrecci che, per la bellezza e la complessità dei
disegni e dei motivi, si può considerare la regina di tutte le trine.
Non è stata
un’eredità materna, una di quelle solite storie tramandate da
madre a figlia, retaggio imposto. Giovanna l’arte del tombolo l’ha
appresa a scuola, dalla maestra delle elementari che tra le tabelline e
Giuseppe Garibaldi ha pensato di lasciare alle allieve un qualcosa in più
che tirar di conto, un’arte tutta al femminile.
– Me piasit subit
e se endado inac - “Mi è piaciuto subito e ho continuato”
mi dice a modo suo la signora Giovanna e, come nel quadro, alza per un
attimo gli occhi. Racconta mentre le sue dita intrecciano il prezioso
refe di seta che segue la traccia d’un complicato merletto disegnato sul
cartone che s’abbraccia al tombolo, poi abbassa lo sguardo sino al
prossimo passaggio, sino al prossimo spillo che fissa un cambio
d’intreccio.
Un mese, forse
due, tanto servirà per terminare l’opera, unica e irripetibile,
perché ogni merletto lavorato al tombolo ha una sua trama, fatta di refe,
di volute, di disegni, lavorati a punti diversi, diversa tensione del
filo e di un poco di gelosia per i segreti da non svelare a nessuno,
nemmeno alle poche che vengono a imparare, perché il sapere dev’essere
quasi rubato dalle apprendiste. Merlettaia per passione la signora
Giovanna, un amore sfrenato per l’arte del tombolo, non un lavoro e
nemmeno un passatempo, troppo laborioso e difficile per calcolarne le ore
come il prezzo a opera finita.
- Laurà per i sior
o per el Signur – “Lavoro per i ricchi o per Dio”. Il pizzo
al tombolo è da sempre usato per impreziosire gli altari, le vesti e
dimore dei nobili, per molto tempo fu dedizione della clausura monacale,
pizzi e merletti assunsero un’aurea sacra per la casa di Dio.
Quel bel vociare
di donne tra ricami, rattoppi e merletti dove i racconti
della vita erano un condividere gioie e dolori, intrecciati in un
rapporto umano fatto di affetti veri, come le volute del tombolo, nella
corte comune si sono spenti.
Al di là del fiume
la ballata dei fuselli continua ostinatamente. Sotto il
porticato la seggiola bassa della signora Giovanna è rimasta sola nella
corte comune. Gli altri usci son chiusi, imprigionati dalla televisione
che gracchia a tutte le ore e offende la melodia dei fuselli. Le seggiole
impagliate delle altre donne sono finite in soffitta. La nuova
generazione chiacchiera via internet. Il tempo del cortile comune è
tramontato, chiuso dietro le nuove porte di alluminio a doppi vetri.
Per
gentile concessione del sito http://www.popolis.it
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Varese
A Varese vive e lavora Maria Luisa Bianchi che
apprese l’arte del merletto da Adele Porta di Cantù. Maria Luisa insegna
anche all’interno del Decentramento comunale “Varesecorsi”, che organizza
corsi di vario genere, tra cui il merletto a fuselli.
A Gorla Maggiore in provincia di Varese, si è svolta
nel 2001 una mostra : una ricca collezione di
oltre 400 pezzi appartenenti a Luciana Cretti, curatrice della mostra.
Maschera
lombarda
Verso
il 1600, per mezzo del commediografo Carlo Maria Maggi, nacque la maschera
lombarda, Meneghino. Il suo abito è composto da: una casacca corta,
pantaloni di panno verde con liste di color rosso, calze a righe rosse e
bianche, cappello a tricorno marrone con bordo rosso e parrucca con capelli
lisci raccolti in un codino. Ai polsi porta cascate di merletto e al
collo un jabot, sempre di merletto.
Cellatica
(Brescia)
Promossa nel 1881 dal Comitato Economico presieduto
dal prof. Marino Ballini, venne collocata in Cellatica, anche per l'apporto
del sindaco del luogo il conte Giulio Bona e con l'appoggio della Congrega
Apostolica e di privati e sotto la direzione della signora Colombo. La
scuola era presente nel 1884 alla “Mostra Alpina Nazionale” ricevendo
l’attestato di benemerenza. Nel
catalogo di una mostra svoltasi a Roma nel 1887 venne citata la scuola la
quale era presente con diversi lavori eseguiti dalle allieve.
Dal catalogo
della Mostra “esposizioni retrospettive e contemporanee di industrie
artistiche”, svoltasi a Roma presso il Museo Artistico Industriale, Roma,
1887.
Lodi
Verso la fine
dell’Ottocento a Lodi il merletto veniva insegnato in una scuola, a
testimonianza di questo troviamo nel catalogo della mostra svoltasi a Roma
“Tessuti e merletti: esposizioni retrospettive e contemporanee di industrie
artistiche, esposizione del 1887” la seguente descrizione: Colletto
e polsini, cuffia per bambino e bracciatura, il tutto di merletti al punto
di Venezia, eseguito dalle sorelle Vercellesi Greco, allieve delI’ Istituto
Guy. Carenzio Cristina, Lodi.
Santo Stefano Ticino (Milano)
A Santo Stefano Ticino, un piccolo comune
in provincia di Milano troviamo l’Associazione Culturale “Mirta e alle
Amiche del Tombolo”.
Musei e mostre
A Biassono (MI), presso il “Museo Civico Carlo Verri”
c’è una ricca collezione di merletti e tomboli. Nel settembre 2004 si è
svolta una mostra intitolata “ Pizzi, trine e lini. La dote della nonna”.
Si puo’ visionare un ampio reportage della mostra alla pagina web : http://www.museobiassono.it/Italiano/Mostre/Dote/index.html
. La stessa mostra è stata portata a Corezzana ( Milano) presso la sala
Consigliare, dal 4 al 15 dicembre 2005 .
Sabato 23 settembre 2006 si è inaugurata la sezione
del Museo,
dedicata alla ”sperada”.
“Dopo anni di attesa è giunto al nostro Museo un dono prestigioso,
legato alla storia ed alla cultura della nostra Brianza. La signora
Giuseppima Ornaghi Brambilla di Biassono ha donato infatti una
"Sperada" in argento della seconda metà del XIX secolo.
Il tipico ornamento della "donna lombarda" era in possesso della
famiglia da oltre un secolo e da oggi è definitivamente conservato nelle
notre vetrine e presentato all'ammirazione di tutti i cittadini.Questa
sperada è composta dallo pontòn, da 34 cugialit e 6 spadine traforate.
Cos'è la sperada? Ogni fanciulla, nel momento in cui smetteva di essere
una bambina (dopo aver fatto la prima comunione), aveva il diritto di non
portare più le trecce lunghe (a curuna) per incorniciare il viso: la
tradizione dice che ella riceveva in dono dai genitori il primo spillone
che bloccava la pettinatura caratteristica della donna adulta.Tale spillone
(spontòn) era di metallo, lungo una ventina di centimetri solitamente di
argento e aveva alle estremità due grosse "olivelle". Su di esso
venivano annodate le trecce che erano raccolte dietro la nuca ad indicare che
la fanciulla era ormai in età da marito.Nel momento in cui si fidanzava, il
promesso sposo le donava, quale pegno d'amore, un numero di spadini
(spadit) o cucchiaini (cugialit) pari alla sua età.Dal giorno del
matrimonio poi, la donna, per mettere in risdalto la nuova condizione,
portava all'interno del semicerchio di spadini uno spadino più elaborato,
comunque di foggia diversa.La sperada aveva una diversa composizione a
seconda dello stato civile della donna che lo indissava: da ciò si poteva
capire se ella era appunto fidanzata o sposata, ma anche vedova o zitella.
Il costume tradizionale
Il Museo, per una corretta presentazione del prezioso dono, ha allestito
una vetrina con una fedele riproduzione del costume tradizionale, sul quale
è stata collocata una copia della sperada, identica all'originale, in
argento, creata dal signor Luigi Sara.
Il costume completo ci è stato donato dal signor Luigi Sara del Gruppo
Renzo e Lucia di MIlano.”(Diego Colombo,
per il Museo Carlo Verri)
·
Museo Civico "Carlo
Verri"
Via San Martino, 1
20046 - Biassono (MI)
tel 0392201077
·
Museo della Donna e del Bambino
Musei Mazzucchelli - Via Mazzucchelli 2 – 25080
Ciliverghe di Mazzano (Brescia) –
Tel. 030/2120975 - fax. 030-2120603
http://www.museimazzucchelli.it/museomodacostume/index.htm
r.quarantini@libero.it
12 sale legate alla moda e al costume, con i vari strumenti
del lavoro artigianale: filatura, tessitura, tombolo. Gli oggetti che si possono
vedere sono: abiti,
accessori, cappellini, fazzoletti, ombrellini, ventagli, guanti, monili,
biancheria intima e da casa, paramenti sacri, strumenti di lavoro,
abbigliamento infantile e giocattoli
·
Museo Poldi Pezzoli
Via Ugo Foscolo, 20121 Milano
Tel. +39(0)2.45473805 / Fax +39(0)2.45473811
E-mail doronzo@museopoldipezzoli.org
Al piano terreno del Museo c’è la sala dei merletti: qui si
trovano dei manufatti antichi
realizzati a punto Venezia.
Catalogo:
Balboni Brizza, Maria Teresa:
“Pizzi e ricami”- Museo Poldi Pezzoli, Milano 1992, pp.85, ill. b/n e
col. Bibliografia.
Il volume è il terzo della collana Le
guide del Museo, che comprende piccole guide tematiche alle singole
raccolte del Museo Poldi Pezzoli. L’autrice propone una scelta di 29
esemplari della collezione di merletti e ricami, tra le pochissime in
Italia ad essere esposte, ricostruendone nel breve saggio iniziale le
modalità di formazione, con l’integrazione di interessanti appendici
documentarie relative sia al nucleo iniziale della casa Poldi Pezzoli, sia
alle acquisizioni successive. Ciascun manufatto è commentato in modo chiaro
nelle schede (che sono basate sullo studio dell’intera collezione già
condotto da Alessandra Mottola Molfino nel 1984) e illustrato da fotografie
ben leggibili.
·
Museo della Bambola e dell’Abbigliamento
Infantile
Rocca Borromeo
Via della Rocca, 2 Angera ( Varese )
http://www.museionline.it/ita/cerca/parolaimusei.asp?id=5407
http://www.varesehotels.it/it/articolo.php?id=36
Il Museo
dell’Abbigliamento Infantile è aperto
al pubblico dal 1994, accanto al già noto Museo della Bambola,esposto nella
stessa sede. Si possono vedere abiti, accessori, biancheria e altri
elementi vestimentari legati all’infanzia, che costituiscono la collezione
museale. Gli esemplari appartengono agli ultimi due secoli, provenienti
dalla collezione Borromeo e da donazioni e acquisizioni recenti;
nell’insieme, la raccolta costituisce un’esemplificazione, ricca e
diversificata, di un vero apparire infantile di questo periodo, centrata su
un nucleo iniziale di abiti da battesimo, di qualità veramente notevole.
Catalogo: Museo
dell’Abbigliamento infantile. Edizioni Castello del Lago, 1994, 60pp., ill.
b/n e col., note bibl.
·
Musei Civici di Como
Presso il Museo c’è una collezione di merletti raccolti e
schedati in un catalogo a cura di Rizzino
Marialuisa
Le collezioni tessili dei Musei Civici di
Como Merletti e ricami dal XVI al XIX secolo, Musei Civici di Como, Como
1996, pp.240, ill. b/n e col. Bibliografia.
Realizzato grazie alla collaborazione
dell’associazione Famiglia Comasca e al Banco di Desio, il volume presenta
la collezione di merletti e ricami dei Musei Civici di Como e si pone
(assieme all’allestimento di una sala del museo dedicata a tali manufatti-
cfr. notizie) come tappa conclusiva di un lavoro di schedatura e di
restauro avviato nel 1987. Le complesse vicende espositive precedenti alla
riscoperta di questo nucleo di oggetti, circa 300, sono narrate da Maria
Letizia Casati, conservatrice della sezione storico-artistica, in In merito
alla vicenda delle collezioni tessili dei Civici Musei di Como; Marialuisa
Rizzini ricostruisce le modalità di formazione della raccolta,
soffermandosi in particolare sulla figura di una donatrice, Giuseppina
Masier, alla cui munificenza si deve la maggior parte della raccolta
pervenuta nel 1895, e delineando in appendice le vicende biografiche di
alcune esecutrici in Un piccolo mondo tessile La raccolta di merletti e
ricami dei Musei Civici di Como e in Biografie. Segue un’analisi
sulla determinazione delle fibre tessili di Alfio Maspero, del Laboratorio
di Archeobiologia dei Musei di Como. Il catalogo che segue, curato da
Marialuisa Rizzini, propone la schedatura dei pezzi, suddivisi tra merletti
e ricami e proposti in raggruppamenti tematici, per evidenziare una
caratteristica della collezione, che non copre in modo esaustivo
l’evoluzione storica di tali manufatti tra Cinque e Ottocento ma si
concentra attorno ad alcuni temi e periodi: ad esempio il revival
storicistico del sec.XIX, la produzione dilettantesca e professionale a
Siena nell’Ottocento, le manifatture di Cantù nel sec.XIX, gli
imparaticci.
·
Mostra Internazionale del Merletto ( Biennale che si
svolge negli anni dispari )
Comitato per la promozione del
merletto
Cantù
Tel. 031-716094
merletti@merletti.it http://www.merletti.it
·
Mostra internazionale del Pizzo (Divenuta Biennale,
si svolge negli anni pari)
Novredate
(CO)
comune@comune.novedrate.co.it
·
Mostra Mercato dell'artigianato
Biennio
(Brescia)
·
Festa della Mietitura
Via alla Chiesa Prosto di
Piuro (Sondrio)
La
festa si tiene nel mese di luglio
Scuole ed Associazioni
Fili d 'arte"
Insegnante, Sandra Tajana
Olgiate Comasco
"Servizi Sociali"
Carate (MI)
Circolo" Il Giardino dei punti"
Via Cappuccio , 18 (MI)
tel. 02/8054787
Associazione"Fili e Colori" (dal 1991)
Insegnanti Sandra Tajana, Adele Porta
Presso Villa Camilla (sede Biblioteca Comunale)
Olgiate Comasco (Como)
prolocol@freemail.it http://www.prolocolgiate.it/filiecolori.html
"Accademia Merletti De Amicis"
Corso Collegio De Amicis, Salita Camuzio
22063 Cantù (CO)
Associazione Merlettaie Italiane(AMI)
Corso Unità d
'Italia, 20
22063 Cantù (Co)
http://www.merlettaieitaliane.it
mariacri.bravi@tiscalinet.it
Associazione Culturale "Il Merletto"(dal 2000)
Presidente Emma Giovanessi Livio
Insegnante Maria Chiara Mazza
Via Umberto I, N° 7 Capiago
Intimiano (Como)
Associazione "Manualmente"
Responsabile Lotti della Croce di Doyola
Via Monte Oliveto, 10 Monza (MI)
Tel. 039/749472
Associazione Novredatese per la promozione del
Pizzo
Presidente Marelli Ernestina
Via Taverna, 3 b 22060 Novredate(CO)
https://artedelpizzo.it/
Scuola "Bottega Biennio"(dal 1998 )
Via Ripa 2, 25040 Biennio (Brescia)
Tel.0364-40299 da lunedì a venerdì 9-17
scuolabottega@voli.bs.it http://www.valcamonicaonline.it/scuolabottega/corsi2002.htm
Associazione"Bondeko" Programmi Onlus
Via Coppola, 16 23862
Civate (Lecco)
Via
Maggiore
Annone (Lecco)
Tel. e Fax 0341-210464
bondeco@tiscalinet.it
http://www.bondeko.it/owp/attivita.htm
Associazione
"Varesecorsi"(dal 1985)
Insegnante Maria Luisa
Brandi
P.sso Centro Diurno Aperto
Via S.Giusto, 6 Giubbiano
(Varese)
Tel.0332-235590
varesecorsi@comune.varese.it
http://www.comune.varese.it/varcorsi/home-page-vacorsi2.htm
Associazione"Sorriso"
Lomellina
(Pavia) P.sso
Biblioteca Comunale
" Unitre"
Insegnante Alda Colombo
Via Federico Borromeo, 11 Cesano Maderno (Milano)
Tel. fax.
0362-540085
unitre@cesano.com http://www.unitre.web.cesano.com/corsi/tombolo.htm
Laboratorio " Ivana Magri"
Studio Via Amadeo,
33 laboratorio Via Pascoli,
4 (Milano)
Tel. 02
70109935
ivanamagri@ivanamagri.it
www.ivanamagri.it
1877 A.
BALBIANI, Como, il suo lago, le sue valli e le sue ville
Istituto
di Moda Luisa Scivales, corso di merletto a fuselli
Via
Tasca, 3 Bergamo
https://www.luisascivales.com/istituto-di-moda-luisa-scivales-corsi-uso-familiare
Ringraziamenti
Per
la collaborazione data desidero ringraziare Don Mario Monti ( Rettore dell’Ospedale Fatebenefratelli), Tamara P. Duvall ( merlettaia di Lexington)
,Macri Pulicelli (direttore di popolis.it) e i siti:
http://www.corrieredicomo.it
http://www.museobiassono.it/italiano/index.html
www.diocesimilano.it
www.chiesainrete.it
http://utenti.lycos.it/griantino/index.html
#http://www.regione.lombardia.it/
http://www.popolis.it
Biblioteca on line
“New braid and designs
in Milanese lace” Read Patricia, 1994
https://archive.org/details/newbraiddesignsi0000read/mode/1up
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