Oya, Oyla in Turchia

 

Merletto oya in seta, Turchia, XIX secolo

 

La Turchia è famosa per i suoi scialli e fazzoletti femminili da portare sul capo: sono molto colorati e i bordi vengono ornati con il merletto detto “Oya” o “Oyla”. Questo merletto è realizzato principalmente ad ago, ma anche all’uncinetto oppure tutte e due le tecniche insieme; un’altra versione, chiamata “boncuk oyalari”, viene realizzata con le perline.

 

 

        

Collezione di merletti oya, nella città di Bergama ( courtesy Marlene Breu)

 

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Mazzolino di fiori che viene messo per fermare il fazzoletto da testa

 

 

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Merletti che bordano fazzoletti da testa, yemeni (courtesy Marlene Breu)

 

 

 

 

“boncuk oyalari”

 

I soggetti richiamano la natura, sono di piccole dimensioni e molto colorati, la ricercatezza nel particolare è minuziosa e di buon gusto. Questa stessa tecnica viene usata in Grecia (Bibila, in filato bianco o ecrù), e a Cipro (filo bianco, ecrù e poco colorato). In tempi remoti si produceva anche nell’isola di Hydra. Con alcune pubblicazioni che insegnano la tecnica, l’oya si sta diffondendo in tutto il mondo, si hanno notizie che anche a Pittsburgh in America, Banu Turhan insegna l’oya. Questo tipo di merletto viene prodotto anche meccanicamente, ma l’effetto è ben diverso, non è tanto affascinante quanto lo sono le opere fatte a mano.

 

In questa foto il merletto oya borda i polsi e la scollatura della casacca. ( courtesy Marlene Breu)

 

 

Oya, quando viene venduto nei mercati, è una esplosione di colori, l’occhio non può fare a meno di guardare, ammirare……….Eccone un esempio!

 

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( courtesy Marlene Breu)

 

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Buoquet di fiori in merletto” Oya”, alcuni scialli ed un curioso copricapo ottomano(courtesy Janet, www.endsoftheearth.com.uk)

 

 

 

I fiorellini di oya ornano anche tutte le parti dei costumi tradizionali turchi, dai fazzoletti alle tuniche, ogni fiore ed ogni colore racconta una storia: per esempio un giacinto viola indica una ragazza innamorata, un giacinto rosa che la ragazza è già impegnata, e un giacinto bianco rappresenta la fedeltà. Linda Cadwel nel suo negozio di Istambul, ha diversi oggetti ornati di oya: da orecchini a collane e braccialetti: non sono prodotti eseguiti con le sue mani, anche se lei comunque è una brava artigiana, ma li acquista dalle signore dei villaggi nelle montagne del Tarsus.

 

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orecchini (courtesy Linda Cadwel)

 

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Collane di fiori

 

 

 

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Fazzoletti bordati di bibila

 

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Oyla all’uncinetto

 

 

Con la stessa tecnica dell’oya ad ago, si realizzano altri vari tipi di merletti, con fogge diverse e fantasiose: in questo caso il merletto si chiama “igne oyalari”. Quando le due tecniche  vengono assemblate, si ha un effetto raffinato e originale.

 

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Lavorazione del merletto “ Igne” in un villaggio vicino Gonen  (courtesy Marlene Breu)

 

 

Libri sul merletto Oya

 

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Il Ministero Turco del Dipartimento per la cultura e l’artigianato ha pubblicato due volumi (prima edizione 2001) sull’oya: il primo spiega la tecnica all’uncinetto, il secondo quella ad ago.

Il merletto ad ago di Aydin

Nella regione dell’Egeo, per gli uomini dei villaggi, era una tradizione portare delle fasce. Questi uomini valorosi, conosciuti come “efe” e zeybek, erano una milizia irregolare di guerrieri e il loro stile di vita era similare a Robin Hood. Durante la guerra turca per l’indipendenza ( 1919-1922), gli Efes combatterono eroicamente tra le fila delle forze nazionaliste. I costumi degli Efes e dei Zeybek erano colorati come le loro imprese, caratterizzati da  merletti ad ago conosciuti come oya, eseguiti dalle loro mogli in una miriadi di colori realizzati con la seta.

 

Costumi dei guerrieri, copricapi sciarpe sono arricchiti da una moltitudine di fiori in oya

Zeybek è anche una danza turca che simula il volo dell’aquila, in questa foto i ballerini si esibiscono con i costumi dei guerrieri Zeybek.

Danzatrice avvolta in fiori di merletto

Sembra che la motivazione, nella varietà dei colori, risiedesse nel fatto che  i valorosi guerrieri riuscivano a mimetizzarsi con la natura. Se era efficace come per i moderni soldati, possiamo dedurre che per loro il mimetizzarsi era molto più elegante. Il merletto era reso rigido dai fili di crine per poter mantenere la forma e i disegni erano comunemente il sole, la margherita, il tulipano. Le donne, attualmente, portano nei loro fazzoletti questi merletti, non solo per vezzo, ma anche per esprimere un sentimento o uno stato d’animo, una emozione: se sono felici confezionano dei merletti floreali primaverili, se sono tristi, dei fiori di peperoncino. La kefiah è una sciarpa di seta  a colori luminosi bordati di colorati merletti e vengono portati dalle donne, sul capo e poi attorno al collo. Altra fascia di tela, conosciuta come “ulada”, viene portata nelle speciali occasioni come matrimoni o festività religiose.

Ad Aydina si puo’ incontrare Zafer Esi, collezionista di merletti oya, egli ne è rimasto affascinato parecchi anni fa, quando ha acquistato un merletto antico da una signora che lo teneva chiuso in un cassone. Da allora Esi ha incominciato a ricercare le varie tipologie appartenenti alle diverse regioni. Nelle sue ricerche ha scoperto che gli efes portavano in testa degli scialli o fasce orlate di merletto oya. In 25 anni ha collezionato 1500 esemplari tra abiti e articoli per la casa, ornati di oya, ed una delicatissima e preziosa ulada. Questa fascia ha una sua storia: diversi anni fa Esi  andò nel villaggio di Danismend per ricercare qualcosa per la sua collezione e bussò alla porta di un famose efe, Ismail Efe di Danismend. Sua figlia aprì la porta, gli fece vedere i ricordi di suo padre e tra i suoi effetti personali c’era una ulada. Esi le fece un’offerta per acquistarla, ma la signora si sentì offesa della proposta, perché quell’oggetto aveva un grande valore affettivo. Il padre, al ritorno da una battaglia, durante la guerra per l’indipendenza, venne accolto dalla moglie con questa sciarpa che la avvolse attorno al collo del cavallo, che lo stava portando a casa sano e salvo. La madre pensava di essere rimasta vedova, visto che la battaglia era stata persa, la ulada era un bene prezioso in quel momento, per dimostrargli tutto il suo amore. La figlia di Efe chiese a Esi, quanto poteva valere tale storia e gliela diede in dono strappandogli la promessa che l’avrebbe conservata come un bene prezioso. Esi la tiene in una scatola e la rimuove delicatamente solo per arieggiarla. Questo è solo un esempio della storie che accompagnano la sua collezione, storie di costumi e arte che stanno scomparendo.

Al Museo di Aydin si possono vedere dei fazzoletti con originali e colorattissimi merletti oya e altri esemplari di ricami e tessuti. Alcuni esemplari sono stati forniti da Kenan Ozbel che ha scritto un libro sul merletto turco dove si trovano anche i merletti oya. Il libro si intitola “El Sanatlari II ”

 

Ringraziamenti

Per la squisita cortesia, disponibilità e collaborazione si  ringrazia: Marlene Breu (Professor, Textile & Apparel Studies Family & Consumer Sciences Department Western Michigan University), Arzu Keles che ha introdotto il merletto oya in Inghilterra, Janet Willoughby (instancabile viaggiatrice, cerca in tutti i modi di conoscere e diffondere le arti manuali del mondo, Linda Caldwel proprietaria di un negozio ad Istanbul e Ayse Aktan che ha fatto da tramite con un sito turco per la pubblicazione delle foto, dove si trovano in vendita collane di fiori di merletto.

 

Ricerche su Aydina  http://www.thy.com

Photo: credit  http://www.thof.gov.tr/

http://www.turkuler.com/thm/zeybek.asp

 

bibila al Museo Benaki

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