Abruzzo Costume
tradizionale di Mascione, (AQ) Estella Canziani,
La lavorazione della trina a fusello è
praticata ancora oggi su tutto il territorio abruzzese, i centri dove questa
arte è più diffusa sono L'Aquila, Scanno, Pescocostanzo.
Si presume che questa forma artigianale si sia diffusa in questi paesi perché
le donne, durante i mesi invernali non essendo impegnate nelle attività
di campagna, si dedicavano al tombolo. Questo le portò a perfezionarsi
nella tecnica e nell'avere ordinazioni di corredi tanto da farne un lavoro.
Il merletto abruzzese ritenuto prezioso e raffinato, acquistò fama e
prestigio in tutto il Regno di Napoli.
L'Aquila “Quando
Nella “Guida della città
dell'Aquila” datata 1888, Matilde Oddo Bonafede fotografava dettagliatamente la situazione del
merletto: “In molte città d’Italia v’ha
qualche lavoro speciale, dal quale le donne del popolo traggono il
sostentamento e qualche volta sensibili guadagni. In Palermo il ricamo, in
Firenze la treccia di paglia, in Venezia i lavori da conterie, nelle città
lombarde la filatura e la tessitura della seta e del cotone. Nell’Aquila il
lavoro tradizionale è il merletto. Fiorentissimo una volta, anche oggi
resiste alla concorrenza, e tiene alto il suo nome nelle industrie abruzzesi.
Si può dire che poche sono le donne aquilane che non siano pratiche in questo
genere di lavoro. Il così detto punto d’Aquila varia di prezzo secondo la
finezza del filo e l’altezza del merletto. Le coroncine e i ventaglini sono generalmente lavorati dalle bambine, perchè facili, e si vendono da 4 a 6 soldi al metro, se
lavorati in cotone grosso, da 8 a 10, in filo. L’altezza massima dei merletti
di punto aquilano è di centimetri 30, ed il prezzo massimo è di L. 250 al metro.
Ma nelle scuole elementari come in qualunque altro istituto femminile di
pubblica beneficenza, le bambine imparano anche il merletto Riattaccato , i
punti Guipure, Brusselles, Valencienne, Veneziano
ed anche il tanto pregiato e diffìcile punto d’Inghilterra,
che si vende fino a L. 1000 al metro. Le figlie del popolo col guadagno di
questo lavoro aiutano la famiglia; le signorine lavorano per conto proprio e
si preparano i loro corredi. Le forestiere, che amano il lavoro, frequentano
la scuola privata di merletti, e so di alcune giovanette che, lasciando
l’Aquila, portarono seco per molte migliaia di lire di questi pregiati lavori
fatti colle proprie mani. Il metodo adoperato per insegnare a fare i merletti
è semplice, e ad onore della gente aquilana debbo dire che essa non è punto
gelosa, come altre, della sua specialità, ma volentieri e con disinteresse
l’insegna a chiunque voglia apprenderla.” La Scuola privata di merletto si trovava in
Piazza S.Maria di Paganica, Palazzo Franchi e nel 1888 era ancora attiva. Merletto eseguito all’Aquila
per
|
Federica Silvani e Francesco Rotolo
unendo l’arte del tombolo e l’arte orafa hanno creato una considerevole
collezione di gioielli. “Il gioiello del tombolo”, Scanno |
Merlettaie di Scanno
Presso l'Asilo Comunale gestito da Suore,
alcune volontarie organizzano dei corsi, per poter tramandare l'arte. A
Scanno si trova "Il Museo della Lana" dove si possono vedere
reperti delle lavorazioni artigianali del passato, tra cui il tombolo. Molto
bello è il costume tradizionale che
non a caso viene nominato come "Il Costume degno di una Regina". Un
giovane imprenditore scannese ha realizzato delle
statuine in oro e argento che rappresentano la donna di Scanno nel
costume tradizionale.
Il costume tradizionale di
Scanno (tratto da “Poliorama pittoresco”, 1855-56)
“Il Signor Giuseppe Tanturri
di Scanno, nell’occuparsi della monografia di quel circondario che deve far
parte del Regno delle due Sicilie descritto e
illustrato, ci ha gentilmente inviato un disegno a colore del bizzarro
costume delle donne di quel paese, e da esso il valoroso Signor Mattej ha tratto la graziosa vignetta che accompagna
questo articolo.
Le donne di Scanno indossano panni di lana in
qualsivoglia stagione. La gonnella, che forse non impropriamente chiamano
casacca, è di colore verde cupo, scarlatto negli sponsali, con fitte pieghe
al di dietro, che raccolte e congiunte ad un pezzo di panno a foggia di
camiciola, tolgono a chi la indossa ogni garbo di vita; la quale perciò non
rimane quasi per nulla spezzata. Il giustacuore, “comodino”, diviso dalla
gonnella, è di panno turchino scuro, a larghe maniche pieghettate sulla
spalla e ne’ polsi, e guarnite di ricamo colorato nell’estremità; nel di
dietro ha piccola faldina sporgente ad uso di coda;
nel davanti chiude esso il petto quasi sino al collo; ma nuovo e bizzarro è
il modo di stringerlo ed abbottonarlo. Divisa la lunghezza delle due faldine in tre parti, nella prima parte superiore sono
quattro bottoni di argento disposti verticalmente che le chiudono; nel mezzo
sono altri sei bottoni disposti in due ordini su piccolo pezzo quadrilatero
di panno intagliato, che chiamano “pettiglia”; e
nella parte inferiore vengon chiuse con quattro “ciappette” anche di argento; le quali in certo modo
stanno a sostegno della non piccola dovizie del petto. Nel giro del collo il
comodino è guarnito di merletto increspato. Il grembiule, denominato “mantesa”, suol’essere di
tessuto di lana non gualcato (infeltrito), e di colore o scarlatto, o
cremisi, o cenerino, o violetto. Dividono i capelli dal sincipite
all’occipite in due porzioni, che accolgono posteriormente in due ciocche; le
quali intrecciate con lacci di seta di varii
colori, girano sul capo, a mo’ di corona, lasciando dietro le orecchie due
trecce con bel garbo disposte a semicerchio, le quali solamente sono
visibili, mentre il rimanente resta più o meno coperto da un originalissimo
“cappelletto”. E’ il “cappelletto” una specie di turbante, che diversifica da
quello de’ Musulmani perchè di poco più alto, con
coda più lunga, per nulla increspato nel davanti, ed è amovibile senza che
resti scomposto. La “tocca” , il “fasciatoio”, e il violetto ne sono i
componenti. La “tocca” è una fascia di bambagia a più pieghe, alta mezzo
palmo circa, che si avvolge dalla fronte all’occipite e da questo a quella, e
costituisce, direi quasi, l’ossatura del “cappelletto”. Il “fasciatoio” è un
pezzo di merinos, ovvero di tessuto di lana non
gualcato, di colore turchino oscuro, della forma di un’asciugamani, la cui
metà spiegano sul vertice, nel mentre adattano il lembo destro sul sinistro,
e l’estremità anteriore rovesciano sulla posteriore, facendo rimanere dalla
fronte in su un quadrilatero più o meno allo; e quindi col piegare il lembo
sinistro sul destro, arrotondano gli angoli anteriori, e ritengono con spille
nel di dietro all’orlo superiore della tocca le due parli ristrette, che
vanno cosi a cader penzoloni fin presso alla regione infrascapolare.
E’ questa l’“incappatura”, che corrisponderebbe
alla piccola tenuta, o tenuta giornaliera. Ma l’incappatura,
non è il cappelletto. Per aversi questo bello e formato, occorre il
“violetto”, cioè una seconda fascia di bambagia, ma grezza e di lento tessuto
la quale coi suoi giri , mentre copre perfettamente la prima, ed in parte
anche il “fasciatoio” lascia nel suo ultimo giro delle liste verticali
intessute di seta a varii colori, ed anche a
filigrana. Le calzette sono o bianche, o color cece, o turchine; e non
raramente veggonsi le scarpe guernite
di fibbie d argento. Sopraccaricano poi il collo di lacci di oro a maglie
sottilissime, dai quali scendono due, tre e talvolta quattro ciondoli, anche
di oro, chiamati “gioie” che fissano lateralmente alla “pettiglia”,
a guisa di altrettante insegne cavalleresche. Usano pendenti più o meno
grandi alle orecchie, una quantità di anelli con castoni ben grandi alle
mani. Le altre particolarità di questo veramente bizzarro costume, con talune
considerazioni, si leggeranno nel Regno delle Due Sicilie
scritto e illustrato.”
Vedova
e sposa di Scanno, Estella Canziani
Pescocostanzo,
Aquila
Merlettaie di Pescocostanzo che lavorano all’aperto in Via Colle di S.
Maria delle Grazie*
A Pescocostanzo, tra il 1400 e il
1700, si stabilì una colonia di artigiani proveniente dalla Lombardia, che
influenzò le varie espressioni artistiche della città, quindi anche il
merletto ricevette una certa influenza nella sua realizzazione.
Alcuni esemplari antichi di
trine pescolane, gli ultimi due esempi sono
eseguiti liberamente senza l’ausilio del disegno.
La trina pescolana è realizzata con filo di lino e sovente il
lavoro è a filo continuo. Si va da un minimo di sei coppie di fuselli per il
pizzo rinascimentale, ad un massimo di trenta per quello sciolto e i motivi
caratteristici sono : la giara, l'aquila, il pesce, la rosa.
“ I Pupi”, merletto del XVIII secolo*
( Collezione Fam. Colecchi, Pescocostanzo) |
“Le
Pupe”, particolare di un merletto del XVIX secolo, similare al precedente e
conservato al “Cleveland Museum of Art”,
Cleveland, Ohio, USA. Dono di |
Merletti
pescolani, collezione Fam. Sabatini
Per poter tramandare la tradizione alle nuove generazioni il
Comune di Pescocostanzo ha istituito nel 1992,
presso il Palazzo del Governatore, la "Scuola del Merletto a tombolo",
finanziata
con una specifica legge regionale dove i ragazzi possono seguire lezioni
gratuite da giugno a settembre. Presso Palazzo Fanzago,
antico convento di clausura, è ospitato il museo del merletto.
Merlettaia di Pescocostanzo in Via Del Corso
Alcuni sampler
del XVIII secolo
Sulmona, Aquila
Nel 1868 all’Esposizione artistico,
archeologico, industriale svoltasi a Genova, troviamo dei merletti a piombini di Sulmona portati
dalla marchesa Maddalena Crosa di Vergani.
Atri (Teramo)
Costume
tradizionale delle contadine di Atri^
Bonafede Matilde Oddo nel 1888 descriveva così il costume di Atri: « Le contadine di
Atri coprono il loro capo con largo fazzolo di
forma quadrata, ripiegato per diagonale e rimboccato nei due lati sopra la
testa. Un tempo fu di panno lino orlato di merletto o (pizzillo)
poscia si fece di percalla ricamato all’ intorno ed
oggi di tullo (tulle) ancor messo a ricami più o
meno ricchi. Gli orecchini (sciacquagli) sono
alcuni cerchietti di oro, poligoni più o meno grandi, ornati nel mezzo con
una catenella smaltala. La collana, o è di coralli ad un filo, a due e tre e
fino a quattro, l’uno più lungo dell’altro, cosicché stringono ed abbracciano
per intero il collo; oppure la collana può essere fatta di tante pallottoline di oro ( poste d’oro) anche a più di un
filo. L’apertura della camicia è orlata di merletto. Una specie di corsettino (sacchetto) stringe la vita ;questo ha maniche
spezzate, raggiunte da nocche di fettucce, e n’escon
fuori alcuni rigonfi della camicia appunto là sopra le spalle. Il grembiule (parnanza) per lo più è bianco. La gonna (guarnello) ha finissime pieghe dette codde,
ed è ornata nella parte inferiore con una balzana di fettuccia. Un tempo, quando
correva un’età sobria e pudica, il vestire delle nostre contadine era per lo
più di panno lano tinto in casa con iscorze di alberi e fiori campestri. Oggi appena si è
conservata la foggia di quel semplicissimo vestire; e spesso oggi fra le
genti del contado le meglio stanti, si usa la seta in luogo del modesto
fustagno.”
Canzano
(Teramo)
“ Canzano, città del merletto”,
questa dicitura si trova in una targa posta all’ingresso del paese, qui le
donne sono orgogliose della loro scuola di ricamo e merletto dove abili e
sapienti insegnanti impartiscono la loro conoscenza.
Gessopalena (
Chieti)
antico merletto prodotto
a Gessopalena
Merletti del XVIII secolo
eseguiti senza ausilio del disegno
Merletto attribuito a Gessopalena* (Campanari, Roma)
Guardiagrele (
Chieti)
Guardiagrele, alle falde della Majella, ha una sua storia legata soprattutto
all'artigianato e qui tutti gli anni, si svolge
In
questo Comune, nasce nel 1998 l’Associazione “ Le Arti Antiche”, con sede
nell’ex convento delle Suore Francescane; l’associazione ha come scopo
principale, mantenere vivo l’interesse verso la tradizione nazionale e
abruzzese, del ricamo e del merletto.
Vasto (Chieti)
A Vasto, presso il Palazzo d'Avalos,
ha sede una collezione prestigiosa di costumi tradizionali. Possiamo
ammirarne uno che rappresenta l'abito per le feste importanti ed ha il
grembiule impreziosito con merletti realizzati al tombolo e così anche la
"tovaglia" o "velo da testa".
Costume esposto nel Museo di
Vasto
Tocco da Casauria
( Pescara)
A Tocco da Casauria,
si è svolta una mostra di merletti, nell’anno 1998.
Tocco, merletti di
inizio 800 alla
cantina Filomusi Guelfi, di Walter Teti
TOCCO DA CASAURIA - L'occasione del concerto del duo Ciavatta-Ciolino che la sezione di Pescara di Italia
Nostra propone questa sera, alle ore 20.30, nella sede della cantina dei Filomusi Guelfi di Tocco, dà l'opportunità a Lorenzo Filomusi Guelfi, titolare dell'omonima enoteca, di
esporre al pubblico antichi merletti, pizzi, e trine risalenti alla prima
metà dell'Ottocento. La scelta di far svolgere il concerto nella prestigiosa
tenuta Guelfi rientra nell'ambito delle iniziative per la valorizzazione del
patrimonio architettonico storico regionale, che Italia Nostra ha realizzato
in collaborazione con il Conservatorio di musica di Pescara "Luisa
D'Annunzio". Scovati in due "stanze morte" della immensa casa
di famiglia di Popoli dalla moglie Amelia Genco,
dove probabilmente sono rimasti sepolti per almeno un secolo, i preziosi
capolavori artigianali sono stati portati nell'antica residenza dei nobili Filomusi Guelfi di Tocco, «dove potranno fare bella
mostra di sé sistemati vicino alle opere in legno e in pietra che adornano la
casa, anch'essa un gioiello di ricchezze storiche e architettoniche», spiega
la signora Amelia. «I reperti», precisa Lorenzo Filomusi
Guelfi «costituivano i corredi di nozze di nobildonne entrate nella nostra
famiglia: è nostra intenzione condividere con tutti l'apprezzamento di questi
autentici capolavori». (Questo articolo è apparso sul quotidiano
“il Centro”, il 13 settembre 1998)
Penne, Pescara
A
Penne nel
1955 la Scuola d’arte di II grado aveva tra le materie anche il merletto con
una maestra d’arte per la tecnica, per il disegno: un insegnante di disegno dal vero, con la direzione dei laboratori
della sezione dell'arte del merletto e ricamo.
Negli anni ’50 era in circolazione questo
francobollo ”Il tombolo in Abruzzo e Molise”, del valore di 6 Lire.
1853 Mostra Industriale, Napoli
Nel maggio del 1853 si svolse a Napoli la mostra dei prodotti
dell’industria del regno di Napoli, all’epoca l’Abruzzo faceva parte del
regno e portò in esposizione una quantità considerevole di merletti. Vi
parteciparono la Real Casa De Medici per gli
Abruzzi, lo stabilimento delle scuole Pie di S. Paolo per l’istruzione delle
alunne povere, le scuole Pie di S. Giuseppe per l’istruzione delle donne
povere dell’Aquila, il conservatorio di S. Maria della Misericordia, il
conservatorio della SS. Annunziata dell’Aquila.
Onore
alle merlettaie di un tempo Leone Anna Anna viene citata nell’ “Annuario del Ministero dell'Educazione
nazionale” del 1940 come maestra di laboratorio per trine e merletto presso
la “Regia Scuola Professionale Femminile”, P.zza
San Basilio. In quell’anno c’erano 51 alunne che frequentavano la scuola. |
Maria Pasquetti Maria, merlettaia
per passione, ha insegnato anche alle giovani allieve nei piccoli paesi
aquilani tra cui Fonte Cerreto. https://www.youtube.com/watch?v=6uxcTmq9jvU&t=3s Questo video di Antonio Giampaoli ricorda Maria Pasquetti
mancata nel 2016. |
Scuole, Associazioni, Musei
Museo
e scuola del merletto P.sso Palazzo Fanzago (Antico
convento di clausura) P.zza Municipio Pescocostanzo ( AQ) Tel.
0864-640003
"Museo della Lana "di Scanno Casa Comunale Via
Calata S.Antonio
Scanno (Aquila) tel. (IAT) 086474317
"Mostra annuale del Merletto e Ricamo" P.sso Palazzo De Bernardinis
Canzano
(Teramo) La
mostra si svolge nella prima quindicina di agosto
Mostra Regionale dell'artigianato artistico
tradizionale
L'Aquila 1-20
agosto
Mostra Artistica della Majella P.sso Edificio
Scolastico Via Cavalieri
Guardiagrele (Chieti) La mostra si svolge tutti gli anni dal 1 al
20 agosto, c'è anche un concorso a premi per ogni settore artistico.
info@artigianatomajella.it http://www.artigianatomajella.it/storia.htm
Video
https://www.youtube.com/watch?v=id8p03daPPM
Ringraziamenti
Per la collaborazione si ringraziano i siti:
http://www.fondazionelions.org/sezioni/museo_costume.htm
www.isinet.it/abrunet/artigian/tombolo/tombolo.htm
http://www.abruzzoitalico.it/Paese.asp?ID=6&Paese=Scanno
http://www.sposavip.it/paesaggi.htm
http://www.wildflowersewingstudio.com/lace.htm
http://www.scannonline.it/artigianato/tombolo/home.asp
http://www.lartedeltombolo.it/index.html
*tratto da “Altipiani d'Abruzzo” di Agostinoni Emidio, 1912
^ tratto da “ Poliorama pittoresco”, 1836
La foto del merletto per la regina Margherita è tratto da Exhibition of
Abruzzese Art at Chieti, Modigliani, Ettore. The Connoisseur, Vol. 14
(1906)
« Guida della
città dell'Aquila »,
Bonafede Matilde Oddo 1888