“Gala, Trina, Guarnizione, Gallone “
Tratto da “La
reggia in trionfo per l'acclamazione, e coronazione della sacra real maestà di Carlo infante di Spagna”, pietro La Placa, 1736
….risolvè
il Senato di far tessere nella Città di Messina il più fino damasco cremisi
per tappezzare le stanze adornandole di larghe
trine d'oro, che con ogni maestria si fecero fabbricare in Palermo.
quindi tutto l’intero delle
abitazioni sì nobilitò di segnalatissima pompa, e’l vago, e nuovo prospetto
del Monistero di S.Elilabetta
fè vederli in ogni parte adorno di velluti e trine d'oro con una ricca ombrella, sotto la quale
stava il ritratto di S. M.,
e né due ordini di balconi pendeano finissime coltri di damasco di color cedrino
con larghe trine d’argento
Tornando
nel Cassaro vedeasi il Palagio di D. Francesco Tarallo e Rao
Marchese della Ferla; qui la finezza de’ broccati
cremisi, arricchiti da larghe trine d’argento, stendeasi per
tutti i dieci balconi, che contiene la Facciata, in mezzo alla quale stava
innalzato il grande ombrello con ispesse frange
d’oro pendenti..
La casa del D.D
Giovanni di Francisci, uno de’ Giudici del
Tribunale della sacra Coscienza , s’addobbò con vistosissimo apparato di
damasco cremesi, e trine
d’oro; ma nell’ombrella , e nella coltre, ove posava la degna
effigie, la finezza del ricamo vi facea il
maggior pregio .
Prospetto del
Palazzo del principe della Cattolica con tutti i balconi addobbati a festa
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Tratto
dal “DIZIONARIO DEI SINONIMI DELLA LINGUA ITALIANA”, Niccolò Tommaseo , 1838
Le trine
possono essere d'oro di seta, di refe, di cotone, di lino; più
ordinariamente, di cotone; la gala è di cotone o d'altro filo che si
trae da materie vegetabili.
Trina per berretta da donne o per altro;
non è gala cotesta.
Non ogni guarnizione è gala. Quella da collo non è, propriamente,
guarnizione; ma sì quelle dappiede o alle maniche
o all'orlo del vestito.
La guarnizione può esser di pelle
o d'altra roba, o della roba stessa del vestito; non la gala [Buonarroti: « Guarnelletto
bianco, ed a guarnizioni azzurre e d'oro »].
– Gallone è
una specie di guarnizione a liste d'oro, d'argento o di seta. Le pianete, i
piviali e altri paramenti di chiesa hanno il gallone. A' setini i paratori appiccano il gallone per ornamento. Anco le livree hanno il gallone, che quanto è più
bello, più dimostra la servitù di chi ne va grave. Da gallone si fa gallonare, gallonato e
gallonaio, cioè venditore e fabbricator di galloni. Trinare
non è dell'uso; trinajo e trinaja (che vende o fa trine), sì. – Meini.
Gala non genera che galante e galticcia, gala meschina, degna sorella al
galante.
La gala
è quella striscia di trina o tela o altro
che le donne portano sulla baverina o a'
fazzoletti o in fondo al vestito; e gli uomini allo sparo della camicia; e
è distinta da quella specie di gale che
portansi a' polsini delle maniche, e che diconsi manichini;
e in questo senso gale non è che il semplice plurale. Ma gala, innoltre, significa abbellimento più elegante o diverso
dall'ordinario, e dicesi: essere in gala; andare o mettersi in gala; abito
di gran gala.
Allora il plurale di gala denota non
tanto il festivo sfoggiato vestire in una o in altra occorrenza, ma l'amore
smoderato e l'affettazione di tali ornamenti. Può l'uomo, anche modesto e
non curante dei lusso, venir costretto a mettersi in gala; la donna vana
ama sempre le gale; è vizio in lei lo star sulle gale [Varchi:
« Sono in pregio le gale e le attillature, e si bada solo a ornare la
bellezza del corpo, manifesto argomento della bruttezza dell'animo ».
Cecchi: « Stanno più... sulle gale e sulle usanze che... Quelle delle
gran doti »]. Amar la gala, star sulla gala; non si direbbe
comunemente, né: abito di gale, o simile.
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“Le cappelle
pontificie cardinalizie e prelatizie opera storico liturgica di Gaetano
Moroni romano, primo aiutante di camera di Sua Santità Gregorio XVI”, 1841
Descrizione della
Cappella pontificia
Qui solo avvertiamo che sei sono i
gradini del trono Pontifìcio nella Cappella Pontifìcia, ed altrettanti ne ha l’altare , divisi in
due branche , cioè di quattro, e di due; nelle chiese e basiliche si
regolano a proporsi one di quelli dell’altare.
Prima poi delle ultime vicende, intorno al presbiterio della Cappella, le
pareti decorate dal finto panneggiamento erano ornate, secondo i tempi, di
parati rossi e paonazzi con trine d’ oro ,
rimanendo nude dal giovedì santo al mattutino, a tutto il seguente venerdì
santo.
Dopo di essi gli scudieri del Papa
vestiti di abito e cappuccio piegato, di colore rosso. Poi dodici mule o
chinee bianche una dopo l’altra, bardate con gualdrappe di velluto cremisi ricamate,
e guidate a mano da un garzone della scuderia Pontificia in casacca di
panno rosso e due lettighe di
velluto cremisi ricamate d’oro portate da due mule bianche, con coperta
rossa a trine d’ oro.
In mezzo incedeva il Sommo
Pontefice vestito di sottana, fascia, falda, rocchetto, e mozzetta di
velluto rosso filettata con pelli di ermellino, colla stola preziosa di
raso color rubino , tutta ornata di perle di varie grandezze a disegno,
collo stemma di Gregorio XV, e col cappello Pontificale sopra il camauro rosso, in ricca sedia scoperta, ovvero sopra
cavallo bianco, bardato magnificamente di velluto cremisi a trine d’ oro.
Viene ricevuto dal Cardinal più
degno, e dal p. generale dell’Ordine de’ predicatori, alla testa de’ suoi
religiosi del contiguo convento, e trova in sagrestia riunito il sagro Collegio , che vi si è recato col treno di
carrozze, e di livree di gala, in vesti, e
cappe rosse, come che sia quaresima.
In seguito incedevano monsignor
fiscale, e mon-signor commissario generale della camera apostolica in abito
e cappuccio paonazzo; i cappellani comuni e segreti in vesti rosse e
cappuccio con armellini , gli avvocati
concistoriali in abito paonazzo e cappuccio con pelli di armellini, i cavalieri romani, i camerieri d’ onore di
spada e cappa, i prelati di mantellone, cioè i camerieri d’onore, i
camerieri segreti di spada e cappa, i camerieri segreti di mantellone, il
baronaggio romano, i duchi, ed i principi a coppia in abito di città sopra
cavalli riccamente bardati, coi paggi a piedi, preceduti dai loro staffieri
in livree di gala, e dai decani in aiuto
nero e collare.
Veniva immediatamente il sagro Collegio de’ Cardinali a due a due, coll’ordine
solito di anzianità, con cappe, e cappelli rossi in testa (ben-ché la
festività cadesse in quaresima) sopra mule riccamente bardate di rosso, con
ornamenti di metallo dorato, preceduti da due servitori con bastoni in
mano, fregiati dello stemma di cadaun Cardinale,
e da tutti gli altri loro stallieri in livrea di
gala.
I Cardinali vi si recano con due
carrozze , co’ domestici in
livree di gala, con abiti, cappe e tutt’ altro rosso in qualunque
tempo;
Vanno alla Cappella Sistina in
abito rosso, con treno di gala e prima di
entrarvi, nella sala regia prendono le cappe rosse. Il quadro dell’ altare
anticamente rappresentava Gesù Cristo, che dà le chiavi a S. Pietro ; ma
quello, che si usa oggidi, figura il Salvatore,
nell’atto di comandare agli apostoli la predica- zione
del vangelo. Il baldacchino dell’altare è di velluto cremisi con trine e frangie di oro,
e colle armi del nuovo Papa:
Montato il Papa nella sua sedia
gestatoria co’ flabelli a’ lati preceduto dalla
processione che egualmente descrìvesi nel
menzionato Pontificale di Pasqua , arrivato al portico di S. Pietro, che in
questa circostanza é parato di damaschi rossi con
trine d'oro.
Adunque,
nella predetta cappella di s. Gregorio, si erige un trono con dossello o coltre di lama d’argento e ricami di fiori
d’oro, come lo è la coltrina della sedia ,
guarnito di velluto cremisi con trine e frange
d'oro, ma senza baldacchino :
Seguivano le
letti-ghe Pontificie portate da muli coperti, e quelle e questi di velluto
cremisi, con trine d’ oro e fiocchi :
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Tratto da
“Prontuario di voci concernenti i lavori donneschi”, 1878, Bulgarini
Angiolina
Gala, Falpalà
dicesi una striscia bislunga e rettangolare di tessuto, liscia, o
filettata, o orlata, o smerlata, o altrimenti guarnita da una parte, e
increspata o pieghettata dall’altra. Si attacca per guarnizione ai vestiti,
alle federette de’ guanciali o altrove. Gala
increspata, piegata , pieghettata , piegolinata,
a cannoni sono locuzioni denotanti la maniera con cui è ripresa la gala
dalla parte dell’ attaccatura.
Lattuga, gala o
guarnizione di trina, di tela insaldata cucita agli sparati delle camicie,
a’ polsini e a simili cose,
Galina, Galettina, gala
molto stretta, bassa.
Galone, gala molto alta, specialmente quella che si suol mettere, quando lo consente la moda, in fondo alle
gonnelle.
Gala, Galina, è una
sorta di carnicino che si alza pieghettato, increspato o incannucciato sul
collo. Se è di tulle con pieghettatura sopra e sotto dicesi Gattino.
Gala alla Maria Stuarda,
sorta di camicino per lo più di giaconetta, formato da due galine una più alta ed una più bassa, unite fra loro da
una specie di cinturino. Si mette al collo in modo che resti ritta la gala
più bassa, sulle spalle quella più alta.
Trine a nastrino (passamanterie)),
trine d’imitazione fatte con certo nastrino finissimo e
traforato a’ lati, che infilzato su un dato disegno si riunisce mediante
cordelline (allacciature) e reti. Il passamano (pizzo rinascimento) imita
la tessitura della trina a tombolo.
Trina a tombolo, è trina fatta sul
tombolo con piombini ripieni di filo per mezzo de’ quali s’intreccia in
modo il filo che forma una specie di tessitura, variata di sfondi e
fogliami di disegni svariatissimi e uniti tra loro da cordelline. Si chiama
trina alla genovese la trina a tombolo fatta con picciol
numero di piombini e su disegno poco complicato. A tombolo si fanno trine
imitazione Valencienne, Chantilly, Bruxelles, Alencon
ecc. Queste trine poi sono imitate da quei lavorini oggi di gran moda detti
passamanterie.
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Tratto da
“L'Esposizione di Parigi del 1878 illustrata”
Il modello di Caillé
rappresenta Voltaire in piedi. È meno attempato che sul marmo di Houdon, e la faccia è cogitabonda, animata da un mezzo
sorriso. Gli occhi sono fissi a terra, la testa è china. Un manto avvolge
le spalle, ed è rialzato ai due lati dalla mano sinistra, che tiene un
rotolo, e si appoggia sopra una bacchetta. La mano destra, incrociata sulla
sinistra, tiene una penna. L’abito, mezzo sbottonato, lascia trasparire la gala. Quando il velo è caduto, tutti gli
astanti si sono alzati, e le grida di: « Viva la Repubblica!» sono
scoppiate da tutti i lati.
In
questo caso la gala è la cravatta fatta interamente di merletto.
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