Calabria

Merlettaia di Tiriolo, 1955 (credit - Maria Brandon Albini, Calabria, Rubbettino Editore, 2008)

In diversi atti notarili risalenti alla prima metà del XVII secolo si puo’ trovare la parola pizzilli collegata a tovaglie, lenzuola o capi d’abbigliamento e da qui si può capire quanto importanti e preziosi fossero all’epoca i merletti ritenuti beni di valore, tanto da farli sottoscrivere da un notaio in caso di beni testamentali, dotali o come regali di nozze.

Il Conte Carlo Castone della Torre di Rezzonico (patrizio comasco) nei suoi viaggi fatti tra il 1793- 1794 nell’Italia Meridionale, racconta: “ l’aloe non sol impiegasi qual purgante nella medicina, ma colle fila svolte della sua corteccia si tessono in Calabria eziandio dei merletti di cui se ne adornano le forosette della campagna°.”

Nel prosieguo della storia troviamo nel libro “Calabria prima e dopo l’Unità” una citazione che si riferisce alle donne di Paola “Fanno la muzzata (merletti). Si mettono sulle ginocchia il cumazzo (cuscino-tombolo) e coi magliarelli (fuselli in dialetto calabrese) lavorano. E’ larga  due dita e si vende 1 grano a palmo.”

Nel 1902 si racconta che le donne dei villaggi ellenici calabresi dell’epoca, intessono talvolta una danza sacra che dura alcune ore e rassomiglia a quella che si vede rappresentata sui vasi antichi,

Nel 1906 le Industrie Femminili Italiane raccolsero in un libro tutta la storia del loro operato e fotografarono la situazione presente all’epoca, di tutti i pregevoli prodotti creati dalle mani femminili distinti nelle varie regioni italiane.

Riferendosi alla regione calabrese si legge: “Le donne lavoravano anche al tombolo ed all’ago pazienti merletti dai disegni monotoni ma dall’esecuzione perfetta, tra cui alcuni ricordano il Punto di Bruxelles; ma anch’essi, con l’invenzione dei pizzi a macchina, furono sopraffatti e posti in abbandono. Mi si dice che tempo fa, a Gallico, la signora Matilde de Gaetano, monaca di casa, aveva rimesso in onore fuselli e tombolo impiantando una  scuola dove si facevano merletti accessibili a tutte le borse. Essendo tale industria decaduta per la morte della De Gaetano, va ora risollevandosi per merito della signorina Santa Caracciolo, i cui sforzi andrebbero incoraggiati.”

Sono poche le notizie per quel che riguarda la venuta e la diffusione del merletto in Calabria, si sa che i merletti prodotti qui sono eseguiti con un sottilissimo filo di lino. I fili dei merletti antichi erano talmente sottili che 220 fuselli formavano 1 centimetro di merletto.

In un libro abbiamo trovato questa frase che indica l’importanza e forse alcune peculiarità che aveva il merletto calabrese: “…… motivo ricavato da un collare di capra valdostano e dai motivi dei merletti di Calabria e di Cogne fu composto un motivo nuovo di merletto....”*

I paesi dove oggi si continua la tradizione del merletto sono : Tiriolo, Cerchiara di Calabria, Verzino, San Lorenzo, Ortì, Gerace, S.Giovanni in Fiore, Cropani, Serrastretta.

Il costume tradizionale di S. Giovanni in Fiore, si chiama " Ritùortu": ha una scollatura profonda ornata da un merletto eseguito al tombolo "ncurellata" .  

I maruoccudi e magliarelli sono i fuselli, i pizzilli sono i merletti.

Abito nuziale femminile

Il vestito nuziale muliebre si compone di una gonna di raso rosso a pieghe spesse, raccolta sino al lembo, orlata da un largo gallone d'oro; e sopra questa un'altra gonna della medesima stoffa più scura, la xoca, pure a pieghe e con merletto d'oro al fondo, sollevata sul davanti con grazia fin sopra le ginocchia, e ricadente di dietro con ampio nastro. Un giuppone dello stesso colore della xoca, con gallone pure d'oro, lustrine e ricami alla greca, con piccolo pettino, lascia scorgere la camicia ricamata, col merletto trapunto d'argento, aperta a cuore sino alla metà del seno, e su di esso un concertino di catene d'oro con ciondoli e fermagli l'uno sopra l'altro come un altare. Sul capo la chésa, piccolo berrettino di seta rossa ricamato d'oro e d'argento che copre la chioma pizzuta, ravvolta nel nastro, e sopra tutto un lungo velo bianco di seta con fili d'argento, fermato alla chésa con uno spillo d'oro in forma di colomba. Le fioccaglie lunghe, di perle e rubini, giungono sino alla clavicola, e alle dita sfolgorano anelli d'ogni sorta, d'oro massiccio con filigrane.

Crotone

Dipinto della Beata Vergine del Capo delle Colonne

Nella Basilica di Crotone c’è la Cappella della Beata Vergine; un inventario del corredo dell’altare della Vergine, datato metà XVIII secolo cita: “Tre tovaglie di altare con pizzilli, una antica icona incarnata e bianca con pizzillo di argento all’estremi, un’altra con pizzillo di seta scolorita, un baldacchino rosso con pizzillo di argento serve per la processione di Capocolonne, una pianeta di lama di argento ed oro con pizzillo di argento. C’è da notare che si specifica tra i vari oggetti: i pizzilli (merletti a fuselli), pizzi e anche merletti falsi, cioè meccanici.”

Onore a una insegnante merlettaia del passato

Esposito Antonietta

Antonietta viene citata nell’“Annuario del Ministero dell'Educazione nazionale” del 1940 come maestra di laboratorio per merletti presso la “Scuola Professionale Femminile”, Via Jessi, Catanzaro. In quell’anno c’erano 28 alunne che frequentavano la scuola.

 

Bibliografia

*Lares, Volume 12‎ - Pagina 73 Comitato nazionale per le tradizioni popolari 1941

°Opere del cavaliere Carlo Castone della Torre di Rezzonico (Patrizio comasco), Viaggi fatti nel 1793-1794

^ L'Italia nella natura, nella storia, negli abitanti, nell'arte e nella vita presente .., 1902, Reclus Elisée, Cavagna Sangiuliani di Gualdana, Antonio

 

Ringraziamenti

Si ringrazia La Casa Editrice Rubbettino nella persona del Signor Antonio Cavallaro

 

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