Reticello Sorrento “

Reticello sorrentino in lavorazione

 

 

La terra delle sirene: Il ricamo (di Raffaella Avalone)


L’artigianato sorrentino ha sempre significato, più che “passione per il lavoro”, estro sposato ad un’innata inclinazione all’arte. Del resto l’istituzione – oltre un secolo fa - di una Scuola d’Arte per la gioventù locale è la prova dell’esigenza di una formazione organica e del desiderio di garantirne la continuità e l’esistenza. Quando si parla di artigianato il pensiero va subito a quello del legno, della tarsia e dell’ebanisteria dimenticando il ruolo del ricamo che ha tradizione, forse, più antica. Sorrento aveva una fiorente e pregevole industria: quella della seta legata al ricamo a fil doppio. Visitando il monastero domenicano di S. Maria delle Grazie si apprende che fin dalla sua fondazione (XVI secolo) vi si eseguivano lavori di ricamo per paramenti sacri e che vi erano monache che realizzavano preziose tovaglie d’altare e ricche pianete. Nell’Ottocento ogni visitatore sapeva che in penisola si fabbricavano ottime sete, fra le quali si distinguevano le calze, i berretti e le sciarpe multicolori. I pittori e gli incisori non sono rimasti insensibili a questa attività: nella pittura russa e napoletana coeva incontriamo tante “donne sorrentine al telaio”. Ma già da oltre mezzo secolo non vi sono più tessitrici. L’inizio di questo declino si ebbe quando il primo contadino, allettato dai grandi guadagni ottenuti dalle vendite in America, tagliò il primo gelso per piantare al suo posto un limone. Le manifatture locali pian piano scomparvero anche per la concorrenza delle sete lombarde. Le ragazze, ormai, si trasferivano nei “magazzini” dei commercianti di agrumi nel ruolo di “incartatrici” di arance; molte altre si indirizzavano al ricamo costituendo, ancora, una forza di lavoro qualificata ed altamente produttiva. Cinquant’anni fa, da un’indagine condotta dal giornalista Michele Paturzo, risultò che erano circa settemila “le donne dagli otto ai quarant’anni che trascorrevano le loro giornate curve sui telai da ricamo (da quelli a staggi a quelli circolari a tamburo) e sui cuscinetti cilindrici per il tombolo”. La maggioranza erano “ricamatrici a domicilio”; le “ricamatrici da laboratorio”, a gruppi relativamente ristretti e scelti, sottoposte al continuo controllo della “maestra”, erano prerogative di ditte di ricami per l’esecuzione di lavori più pregiati. Qui si cercava di mantenere il segreto, s’ideavano, si disegnavano e si realizzavano autentici capolavori a “punto filza” o “cordoncino”, “punto pisano” o “festone”, “punto intaglio” o “nodino”, ecc..
Questa varietà rappresentava la sinfonia che preparava il “pizzo chiacchierino”, il “punto sorrentino” e l’impareggiabile “macramè”. I numerosi monasteri femminili erano vivai inesauribili. Delle tante istituzioni, attualmente, solo il Terz’ordine Francescano di Sorrento* accoglie allieve che apprendono l’arte del ricamo, quella dell’uncinetto e della maglieria. Tovaglie da tavola, lenzuola, fazzoletti, camicette sono i prodotti di questa ”arte paziente e gentile”, come è stato definito il ricamo, a cui ha dato un notevole impulso la signora Luigia Garganico, detta Bigia, nata a Bellagio sul lago di Como che, già esperta di pizzi, sposò Silvio Salvatore Gargiulo, chiamato “Saltovar”, poeta dialettale Sorrentino e figlio di uno degli ideatori della tarsia. Nell’azienda di nonna Bigia nacque il “punto Sorrento”, quello preferito da Enrico Caruso. Il grande tenore le ordinò la tovaglia “ricordo di Sorrento”: era tutto un merletto su tela con la trama a conteggio da cui si ricavavano quadretti lavorati ad ago; nel bordo furono realizzate figure riproducenti le “memorie del tenore”…la tarantella, la barca nel mare. Enrico Caruso non fu né il primo né l’ultimo cliente famoso a servirsi dalla nonna, ricordo, fra i tanti, John Ford ed Henry Fonda, Vittorio De Sica e Sofia Loren, Sua Altezza Reale Anna di Francia”( articolo comparso su Incontri nr.63/2000).

 

Attualmente questo tipo di reticello viene insegnato nell’Istituto d’arte” Francesco Grandi di Sorrento, presente alla terza edizione del ”Forum Internazionale del Merletto e del Ricamo”organizzato dalla Associazione Italia Invita.

 

Le docenti di reticello presenti alla mostra: Carmela, Filomena e Lucia

 

 

*1881, 8 dic. Dopo anni di preparativi, sofferenze e difficoltà, Padre Lodovico Acernese fonda, a Pietradefusi, la Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine che porta impresso nella storia il suo carisma e la sua spiritualità francescana e mariana. Contemporaneamente viene aperta la scuola per le bambine povere, l'educandato e il laboratorio femminile di ricamo che, dopo poco ottiene  riconoscimenti e diplomi di merito dalle autorità civili e religiose e accolgono alunne da tutta la provincia sannito-irpina.

 

 

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