LA COLLEZIONE DI MERLETTI E TESSUTI SARDI DI AMILCARE DALLAI,  Antonio Taramelli, 1927

 

La posizione isolata della Sardegna, in mezzo al Mediterraneo, a distanza abbastanza notevole dalle grandi terre continentali, come determino in essa il carattere peculiare della flora e della fauna, distinte e differenziate da quelle africane e peninsulari, così fu la causa precipua delle speciali caratteristiche etnografiche e di tutte le esplicazioni psicologiche culturali, che da millenni ci appaiono nettamente individuali e tipiche delle genti sarde. Ogni volta che nel corso dei tempi queste genti poterono esprimere se stesse si presentano con una caratteristica «facies» (aspetto), che non si confonde con altre, per quanto nella fitta trama delle sue manifestazioni formali, intessuta da secoli, siano evidenti le varie fila che dalle varie sorgenti inspiratrici hanno fluito entro all'ambiente sardo. Questo duplice carattere di individualità e di conservatività degli elementi via via importati, elaborati ed assorbiti e specialmente notevole nel campo di tutta la vita paesana e, per conseguenza, di quelle arti ed industrie artistiche che diremo paesane, dando alla parola il valore della designazione greca di «epicorica»(del luogo, natio) piuttosto che quello di rustica o montana, tanta è la finezza dignitosa e severa di queste varie foggie artistiche.

L'egregio architetto Nino Arata ha già tentato nella Rivista «Dedalo» un quadro di  queste varie arti paesane di Sardegna, ma su ciascuna di esse molto resta a dire, specialmente quando si voglia distinguere le varietà caratteristiche delle singole regioni della vasta isola, ed avere luce sull'origine di queste varie arti, sulle loro fonti di inspirazione e specialmente su quel veramente mirabile fenomeno di lenta fusione, di tutti i varii elementi, di tutti i varii motivi inconsciamente prodottisi nel corso secolare del tempo, che, sia dalla tradizione classica e bizantina, o dall'arte moresca e di quella di Spagna o dall'arte italiana del rinascimento o del fastoso seicento, pervennero sotto lo sguardo attento ed osservatore delI'artefice specialmente della donna sarda; nella infinita applicazione delle forze minime e anonime di migliaia di anime, quasi con I'incoscienza di un istinto, questi elementi vennero foggiarsi in una veste sgargiante ed austera varia e armoniosa in un tempo, la veste sarda. Ed è una veste che oggi si va rapidamente smettendo, una luce che si va spegnendo sotto la raffica di una piatta e fosca modernità di acquisto, una tradizione che si interrompe e si tronca per una serie di fattori negativi, ai quali non sfugge il pensiero la mano degli isolani, oggi quasi dispregiatori di questa grazia antica che non trova più accoglienza che tra i buon gustai stranieri o nella claustrale pace delle Gallerie e dei Musei; necessita e quindi che nei Musei regionali si accolgano almeno le principali, se non le estreme reliquie di un mondo, scomparso forse senza ritorno.

 

 

fig.1 Motivi della decorazione ispano·moresca

 

 

Fig.2 Motivi di ispirazione rinascenza

 

 

Fig.3  Motivi di ispirazione rinascenza

 

Fig.4   Motivi di ispirazione rinascenza

 

Dalla industria paziente del pastore che intagliava la fiaschetta della polvere o il bicchiere d'osso con motivi bizantini, la zucca per iI vino e la conocchia a disegni geometrici sobrii e simpatici, al legnaiolo che dava alla cassa nuziale, al forzierino, alla panca, alla mensa del pane e del banchetto ospitale, al letto padronale la quieta eleganza d'intaglio con i motivi dei sole, deI galletto, della colomba o della chimera, inquadrati in cornici di fogliette, di trecciole, di spirali, tratte da una lontana inspirazione dei marmorarii bizantini, al fabbro che preparava statfe e morsi al cavaliere, fucili e pistole, leppe e coltelli al cacciatore ed al bandito, inferriate e balconate per la chiesa e per la casa, all'orafo ed all'argentaro che foggiava arredi sacri ed ornamenti e gioielli alle spose ed alle dame, producendo a martello ed a fusione e filigrana gioielli delicati, associando con ingenua armonia i più diversi motivi decorativi e tutto un mondo di grazia austera, al quale faceva riscontro, se non lo superava, la varia e molteplice produzione femminile deI teIaio e dell'ago.

Il tappeto o coberibancu per le casse nuziali, la coperta da letto in cotone niveo o a colori, la bisaccia della sposa e del pastore erano i principali prodotti della industre tessitrice sarda, a cui la lana ed il cotone ed il lino fornivano la materia prima, le erbe dei monti i naturali colori, la tradizione lentamente accumulata, i motivi che si innestavano tra loro, si alternavano con una varietà molteplice, accoppiata con un rispettoso e quasi rituale riguardo alle vecchie usanze.

Sas mustras, o campionarii di motivi e di disegni delle tessitrici, passavano di mano in mano e mantenevano per ciascuna regione una tradizione rispettata neI suo complesso e che non si spezzò che in periodo recente ed a tutto danno della tradizione locale.

 

 

Fig. 6. - Motivi decorativi rinascenza

 

 

Fig. 7. – “sa mustra de sa pramma”. L’ostensorio in gloria

 

 

Le varietà deI tappeto sardo non possono forse più essere tutte raccolte dallo studioso, dopo lo strazio che di tali produzioni venne fatto nell'ultimo cinquantennio, ma sarà sempre opera utile il raccoglierne il maggior numero, se non altro a ricordo di un' arte e di una tecnica sparita. Al pari deI tappeto, tutta femminile è l'arte deI filet sardo, esercitato da secoli e che ora potrebbe avere una nuova rinascita se si Iiberasse dalla duplice piaga di un dilettantismo facilone e di un commercialismo, non sempre di buona lega, che la travolgono lontano dalle simpatiche e coscienziose vie della tradizione. Non meno che deI tappeto anche del merletto sardo fu fatto in questi ultimi tempi uno sperpero pietoso. Di tutte le varietà di tali prodotti delle bisavole sarde, dai filets comuni ai buratti, modani agli sfilati, antiquarii e dilettanti, viaggiatrici ed ospiti della Sardegna hanno fatto una vera razzia, che ha disperso sotto tutti i cieli, dagli Stati Uniti d'America alla Scandinavia, il meglio ed il più delI'antico tesoro di delicatissime trame e tanto poco di buono è oramai rimasto che è dovere nostro di stringere l'ultimo freno per trattenere ciò che è rimasto, perchè almeno qualche saggio di questa tenue e fragile bellezza sia conservato aIl'isola ed allo Stato. Qualche buon saggio pervenne al Museo di Cagliari dal recente acquisto della collezione del Comm. Avv. Efisio Pischedda, ma una vera raccolta di tipi e di motivi deI genere è offerta ora allo Stato dal Signor Amilcare Dallay, che riunì in più di vent' anni un complesso veramente notevole di magnifici esemplari sui quali presento brevi cenni che valgano, se non come un voto o come stimolo all'acquisto da parte dello Stato, almeno come un ricordo di un insieme di belle e buone cose che le circostanze avverse non avranno permesso di trattenere nel Museo Nazionale od entro i limiti dello Stato. A meno che l'esempio deI saIvatore della Bibbia di Borso d'Este non ecciti qualche emulo che aiuti lo Stato in questa opera di salvataggio, che è fatta di rispetto alla bellezza antica, ma anche di fede nel suo rinnovellarsi nell'avvenire.

 

 

Fig. 8. - Motivi decorativi.

 

 

Fig. 9. - Motivi decorativi.

 

 

 

 

 

 

Fig. 10 . - « Sa mustra de su Carmine ».

 

 

 

 

Fig.11 “Motivi decorativi orientali Gallura”

 

Fig.12 Motivo bizantino

 

Fig.13 Motivo bizantino

 

Fig. 14 “Sa mustra de su flore”

 

Fig. 15 Filet a motivo geometrico

 

La raccolta comprende meglio che cinquecento esemplari, messi insieme con una scelta accurata fra migliaia di merletti che per ragioni del suo commercio di antiquario il Dallay si ebbe tra le mani; e sono esemplari ben conservati per la massima parte, restaurati con gran cura quelli che avevano i guasti del tempo. Il nucleo è formato dai filets, a rete con trama e ricamo in lino, alcuni finissimi per lavorazione e disegno, altri più grossolani, a larga trama con disegno più rude; prevalgono però quelli di squisita lavorazione, veri capolavori, ciascuno dei quali rappresenta un miracolo di pazienza e di buon gusto (vedi n. 282, fig. 1). Vi è poi una numerosa serie di buratti colorati a trama monocroma bruna, mentre col nome di modani si distinguono i merletti a fondo di rete colorata in ruggine e motivi ricamati in bianco, alcuni dei quali sono campioni di bellezza d'arte per armonia di disegno e finezza di esecuzione (vedi n. 282, fig. 5-37). Copiosi e scelti gli esemplari di tele sfilate, in cui i disegni sono dati dalle zone risparmiate deI tessuto e si presentano come miracoli prodotti dall'arte dell'ago. Le ricamatrici sarde chiamavano «punto reale» un ricamo in tela con punti allungati e pure aderenti al tessuto come broccati; col nome locale di s'intagliadu era denotato un merletto a traforo, che è speciale nei bordi dei merletti e delle tovaglie. Tutti questi grandi teli a zone orizzontali e anche verticali costituivano l'ornamento più comune deI baldacchino dei letti nuziali nelle case nobiliari ed agiate dei Sardi, donde il loro nome di bordure e specialmente di ingirialettos. Ora sono andati in disuso e la caccia degli antiquarii ora giunge a snidare anche quei pochissimi che per rispetto alla tradizione ed al patrimonio avito furono tenuti nascosti nelle ultime cassapanche dei borghi deI centro delI' isola.

La raccolta deI Dallay comprende anche numerose tovaglie e tovagliette in lino, con ricami di color indaco, talora rosse e più raramente a vivaci colori; pure in tele ricamate sono certe fascie per i letti, le coperte nuziali e qualche copricassa in lino e ricami in lana.

Se svariati sono i generi dei merletti di tale raccolta, svariatissimi ne sono i motivi decorativi, tutti però caratteristici deI merletto sardo, dalle varietà più umili e paesane, a quelle inspirate a tradizioni della grande arte, importata da altre sorgenti entro l'ambiente isolano. Incominciamo con i motivi che risentono della grande arte decorativa del rinascimento, evidentemente desunti da modelli importati dell'Umbria e di Toscana per rapporti ed influenze chiesastiche e commerciali. Di derivazione classica è il largo motivo a rombi fioriti, che decora gli scomparti della tovaglia che già ricordammo come fine esemplare di tela sfilata (fig. 1); dalla stessa fonte d'ispirazione deriva il bel motivo ad eleganti volute di delfini contrapposti (fig. 3), o l'altro a grandi cespi di fogliami e di cornucopie allacciate a volute (fig. 4); pure un sapore di rinascimento hanno il buratto colorato di squisito lavoro (fig. 5), lo sfilato bianco (fig. 6). In altri esemplari invece già si osserva la tendenza di dare un'impronta stilistica indigena ai motivi classici imitati, come nel filet a palme tra volute di fiorami, con fascia di spighe (fig. 7), nel finissimo filet con i campi divisi da scomparti obliqui, con rombi alati di rami fioriti ed un elegantissimo bordo a trina, di una delicatezza fiamminga (fig. 8).

 

 

Motivo a delfini contrapposti, fig.3

Motivi a rombi alati di rami fioriti ed un elegantissimo bordo a trina fiamminga (merletto a fuselli), fig.8

 

Talora il motivo delI'arte della rinascenza è alternato con ingenua grazia a motivi locali, e ne abbiamo l'esempio neI merletto a grandi cespi di fiorami damascati, con bordi di rami di quercia con ghiande (fig. 9), e nel filet con dame e cavalieri, amorini sul carro ed uccelli tra volute di fiori (fig. 10). Alla tradizione bizantina si richiamano specialmente i filets ad eleganti motivi geometrici, alcuni dei quali hanno una sobrietà rispettosa, quasi austera; sono chiari esempii il fitto modano a rete a parallelogrammi, con rombi crociati al centro, motivo detto dalle donne sarde de sa sisina, perche imitante la croce sabauda della moneta deI seslno (fig. 11 e 12). Bizantino è pure il disegno deI filet a rombi d'intreccio nodato (fig. 12) e quello a croci gammate entro rombi alternati con albereIli stilizzati, (fig. 13). DeI resto l'elemento geometrico compare assai frequente nei fondi, negli scomparti, nei bordi del filet sardo, quasi a temperarne e inquadrarne il volo fantasioso, (fig. 14) con albereIli stilizzati e fioriti, entro ad un fitto campo di decorazioni floreali e geometriche come nel magnifico esemplare, di grande altezza (fig. 15). Il nucleo della raccolta Dallay, come la grande maggioranza dei tipi di merletti tardi, è costituito dai prodotti con disegni e motivi prettamente caratteristici isolani, per quanto sia evidente nei singoli elementi la influenza di tradizioni decorative o bizantine, o spagnuole o italiane.

 

Fig. 16 “Sa mustra de su Carmine”

 

Fig. 17 “Sa mustra de su caddu

 

Fig. 18 “Sa mustra de sa pruna

Fig. 19 “Sa mustra de s’ulia

Fig. 20 “filet a ramages

 

Assai frequente è il motivo denotato col nome locale de sa mustra de su Carmine, distinto da un' ampia corona gigliata, desunta dalle monete Aragonesi e simile a quella della Vergine deI Carmelo, la quale sormonta i grandi fiorami inspirati dai damaschi o gli albereIli od i vasi fioriti tra uccelli in volo o beccanti.(fig. 16, 17). Pure caratteristici sono i delicati filets detti a ramages, con grandi rami di fronde e fiorami tra cui volano i tipici uccelli beccanti la frutta di ulivo o del pruno, donde anche il nome di mustra de sa pruna a questo motivo, speciale ai distretti settentrionali del Logudoro e della Gallura (fig. 18, 19). Spesso il motivo deI ramo fiorito si associa con altri elementi, o geometrici o a stelle e croci, o a grandi cespi fronzuti allacciati tra loro, spesso poi, nei tendaggi verticali, si sovrappongono i ramages con uccelli volanti, tra larghi bordi di croci gigliate (fig. 20). Quasi sempre l'elemento floreale è animato da una festa di uccelli volanti e beccanti la frutta e le bacche ed il vuoto è recapito di stelle, alberelli, fiori, spighe a profusione (fig. 20).

 

 

Fig. 21. - « Sa mustra de sa landiri » (la ghianda)

 

 

Fig.22 ”Filet”

 

Fig.23 ”Filet”

 

Anche il vaso da fiori è frequentissimo motivo di numerosi filets sardi e si presenta in forme svariatissime, alternato con frascami, fiori e motivi diversi. Ne abbiamo molti in cui i vasi si presentano quasi araldici, stilizzati, in scomparti formati da serie di stelle e ricolmi di fiori (fig. 21); talora i vasi sono disposti in serie entro la cornice fioreale della bordura e I'alberello che sorge da essi si spande in grande rigoglio di fronde e di fiori, fra i quali volano colombe o si appiattano le figurine di cagnolini, simboli tutti di fedeltà e di amore che rendevano eloquente ed augurale il vaporoso merletto attorno al talamo nuziale, (fig. 22). In qualche esempio il vaso di fiori, con animali nel campo, si alterna con vasi fioriti e reggenti le aquile araldiche che troviamo comuni nelI'arte rustica paesana sarda deI '700 e che sarei tentato di connettere al fugace dominio austriaco nelI'isola (fig. 23). In altri filets questi vasi fioriti da motivo dominante passano a riempire il campo, completando il fondo, mentre il soggetto principale è dato da una specie di alberello stilizzato con rombi crociati, racchiudenti la colombella della pace e larghi viluppi gigliati, alternantisi con ricchi vasi fioriti, presentandoci veri capolavori di ingenua fantasia, infrenata da una simmetria severa e piena di logica (fig. 24).

 

Fig . 24. - « Sa mustra de sa funtana »

Fig. 25. - « Sa mu slra de flores ».

 

 

Fig. 26. - Motivo fiorato

 

Fig. 27. - Motivo fiorato

 

 

Fig. 28. - Filet con pavoni

 

Fig. 29. - « Sa mustra de su melogranadu»

 

 

Fig. 30. - « Sa mustra de sa ide» (della vite).

 

Un filet di finissima lavorazione e di antica data, però benissimo conservato, ci presenta i vasi decorati e riccamente fioriti sotto gli archi acuti di un chiostro incantato (fig. 26). Questo stesso motivo, però molto più stilizzato, ci è presentato da una superba tela sfilata che proviene dalI'Ogliastra, mostrando che il motivo, ora divenuto rarissimo, era comune a varii distretti di Sardegna (fig. 27). Fra i merletti della raccolta vediamo esempii in cui il vaso con I' alberello fiorito si va stilizzando e restringendo e nel campo primeggiano i grandi pavoni a coda spiegata, di vago ricordo orientale, e le palombe volanti e contrapposte in un gruppo quasi araldico (fig. 28). Ancora dal mondo vegetale traggono la loro inspirazione i filets con la decorazione della mustra de su melu granau, o del melagranato con fiori e frutta di melograno (fig. 29) e quelli assai cari alla decorazione tessile sarda della mustra de sa ide che trasporta nella trama delicata il tralcio di vite delle prospere vigne isolane, traendone un motivo che ravviva i ricordi delI'arte bizantina con la fresca osservazione deI vero (fig. 30); molto spesso il tralcio della vite si perde quasi tra i viluppi di gigli e di stelle e tocca una stilizzazione assai viva, comune anche ad una grande quantità di copricasse. Quanto mai aggraziata è la decorazione del filet con varie serie di ramoscelli fioriti che si richiama a modelli di Spagna, alle redecillas andaluse la cui diffusione in Sardegna coincise con il dominio aragonese e spagnolo, (fig. 30).

 

 

Fig. 31. - Motivi fiorati

 

                    

Fig. 32. - « Sa mustra de su melogranadu»

 

 

Fig. 33. - « Sa mustra che su fiore ».

 

 

 

 

Fig. 34. - « Sa mustra de su ferru »

 

 

Fig. 35. – “ Sa mustra de su caddu

 

Fig. 36. – “ Sa mustra de su caddu

 

 

Fig. 37. – “ Sa mustra de su caddu

 

Pure a motivi floreali si riferiscono le decorazioni dei filet a mazzi di fiori, con dischi a croci gigliate e fiori col caratteristico motivo sardo della colomba col fiore nel becco sul bordo (fig. 36). Notevoli sono gli esemplari con i grandi fiorami damascati che mostrano come l'artefice sarda seppe stilizzare con la propria impronta caratteristica il motivo consueto nei preziosi damaschi e broccati importati dall'ltalia e diffusi specialmente nei paramenti chiesastici (figura 33). Un motivo pure caratteristico del merletto sardo è quello detto sa mustra de su ferru, che si trova ripetuto specialmente negli esemplari più rusticani, a grandi fiorami e tralci a grandi volute che riproducono le decorazioni in ferro battuto delle cancellate e dei balconi, da ciò forse il nome di questi tipi (fig. 34). Anche al mondo animale, specie di quello famigliare all'isolano, ricorse la decoratrice deI merletto sardo; frequentissimo il cavallo che ha tanta parte nella vita locale, e lo incontriamo stilizzato nella sua mossa vivace, unito a fiorami damascati ed uccelli volanti nel filet. (figg. 17, 35, 36).

Anche la bella tela, sfilata, a fondo ruggine e disegni in bianco, di rara bellezza, ci offre cavalli correnti affrontati a candelabrine fiorite, e racchiusi tra viluppi floreali, di schietto sapore indigeno (fig. 37). Schiettamente sardo è anche il motivo deI cavallino, accompagnato dal cane che porta dritte sul dorso le figurine dei cavalieri e della loro compagna, ricordo forse di bravure equestri, vanto sempre pregiato dei sardi (fig. 38). In qualche esemplare, come nel bellissimo modano a fondo colorato, che è un vero capolavoro della sarda Aracne (fig. 39), fra i più belli che si conoscano, campeggiano nella scena, fra candelabrine ed albereIli le colombe alate e posanti; nella fascia invece si avvicendano tutti i motivi sardi delle palombe, dei cavalieri, dei castelli turriti, separati da aquile, da albereIli, da motivi geometrici, con un'armonia che tempera l’affastellamento esuberante. Questi sono i principali motivi deI merletto sardo; ma quanta varietà su questi temi! Si può dire che non è facile trovarne due eguaIi, perchè il buon gusto nativo di queste antiche lavoratrici seppe accoppiare una indipendenza fantastica al rispetto ai motivi tradizionali, peculiari alle varie regioni dell'isola, tra cui primeggiano l'agro oristanese, quelli di d'Ittiri, eTiesi, altri luoghi deI Logudoro e della Gallura.

 

 

Fig. 38. - « Sa mustra de su cavalleri » (deI cavaliere)

 

Fig. 39. - Ricamo a colori bianco ruggine . Capolavoro sardo

 

Fig. 40. - Motivo a pavoni.

 

 

 

Fig. 41. - Tela ricamata Sa mustra de sa ida

 

Fig. 42.  Sa Mustra de sa dama

 

 

 

Fig. 43. – Tela ricamata  “da Mustra de sa isposa

 

Fig. 44. - Tovaglie di sposa.

 

Fig. 45. - Tovaglie di sposa.

 

Fig. 46. - Tovaglie di sposa.

 

 

 

Fig. 47. - Tovaglie di sposa.

 

 

Fig. 48. - Tovaglie di sposa.

 

Fig. 49. - Tovaglie di sposa.

 

 

 

 

Fig. 49. - Tovaglie di sposa.

 

 

E così in alcuni filets troviamo i castelli turriti, vigilati da cavalli o da colombe ed i pozzi e Ie fontane alla cui custodia vigilano caprioli tra i rami di fiori (fig. 23). A questi motivi stilizzati e disposti in modo quasi araldico fa ricorso l'industriosa ricamatrice sarda; piu raramente le scene della vita compaiono nei ricami ed anch' esse avvolte, come da un lieto sogno, di fiori e di stelle. Il filet che riproduciamo a fig. 42 presenta una sapiente e complessa composizione di cavalieri a cavallo e gentiluomini offrenti l' omaggio alle dame mentre tutto il campo e ravvivato da una ingenua raccolta di damine e caprioli tra i ramoscelli di fiori, ed una fascia di quadrupedi infiorati ravviva l'orlo. Ma in genere sono rare le figure umane e nelle fascie, massime nei filets a rete con fondo ruggine e disegni in bianco, vi sfilano schiere di palombe ad ali chiuse e spiegate e pavoni e negli spazii liberi deI campo, gigli e croci e animali di forme fortemente stilizzate (fig. 39). Più rudi, ma di pretto stile paesano, sono le tele ricamate, abbastanza copiose nella raccolta Dallay, sia quali bordure di letto padronale sia come tovaglie ed asciugamani di corredo nuziale. In alcune bordure si ripete il tralcio di vite stilizzato e nel fondo figurine di donne e di fanciulli, con cagnolini galletti fra stendardi e albereIli e croci disposte con un'ingenua armonia che ricorda la canzone pastorale di Barbagia (fig. 41). In altre tele ricamate ritorna il motivo delle colombe accodate, fra le quali si interpongono albereIli e trofei e figure femminili reggenti un ampio ramo fiorito (fig. 43). Interessanti sono i campioni delle tovagliette in lino con ricami a colori vivaci, in rosso talora, piu spesso in colore indaco cupo, con un riflesso singolare delle tele ricamate umbre, note col nome di Assisi; ma i motivi sono schiettamente indigeni, anche nelle tovaglie a disegni policromi, in lino, filugello e filuzzi di oro, di un effetto più vivace e chiassoso, ma di un'ingenuità notevole e cara. Ne abbiamo un esempio nelle tovagliette (figg. 44, 45), dove tra i bordi fioriti sfilano le colombe affrontate a candelabrine e separate da albereIli, tipici della decorazione sarda. Piu rudi sono i motivi decoranti queste tovaglie che si trovavano frequenti nell'agro Oristanese, triste di malaria, ma ricco di prodotti naturali di ogni genere : fascie di donnine e di caprioli o cervi, alternati entro il fondo chiuso tra i bordi (fig. 49), o ramoscelli fioriti tra due fascie di cani inseguentisi a coda alzata (figura 46); spesso anche ritorna il motivo di alberelli fioriti, o soli o vigilati dai grandi pavoni già trovati nei filets o dai galletti (fig. 47). Qualche tovaglia ci offre il motivo del sol- dato coronato ed armato di spada, vigilante la figura delI'aquila araldica (fig. 50); in altre invece appare un motivo d'ispirazione religiosa, di altarini o meglio custodie di santi, coronate dalla croce, fra trofei araldici e complicati di animali fantastici; è un complesso insomma assai vario di tele ricamate a telaio, di cui oggidì è quasi perduto l'uso ed il ricordo. Anche la grande coperta in lino con ricami tessuti col motivo del cespo fiorito a varii colori, e nel bordo le palombe alate, si collega alla grande corrente decorativa sarda, con motivi di origine forse orientale, ma travisati ed improntati di carattere locale (fig. 51).

 

 

Fig. 51. - motivo del cespo fiorito.

 

Mi è stato caro di stendere queste brevi note sopra una delle industrie artistiche paesane più interessanti della nostra patria e sopra una raccolta che ne presenta il saggio più completo e più vario che in questo momento si possa trovare. E' di vivo interesse far in modo che questa bella collezione non vada dispersa, ma sia salvata alla terra che l'ha germinata dal suo seno, come un prodotto di secolare tradizionale bellezza; non e solo un dovere questo di trattenere tali testimonianze di industrie svoltesi in periodi in cui I' arte più intimamente penetrava nella vita d' ogni giorno, ma e anche un atto aeeorta previdenza per un avvenire nel quale è grato sperare. Poichè questi esemplari benscelti e conservati di merletti e di tessuti saranno utilissimi alla ripresa di una tradizione d' arte popolare, oggi molto affievolita, ma che in un prossimo domani potrà essere una fonte di inspirazione e di Iucro ad una geniale maestranza femminile. Quando Ie scuole di lavori femminili che qua e la si preparano anche nell'isola generosa, cercheranno i modelli sani della vecchia tradizione sarda dei merletto e del ricamo, sarà in questi esemplari ben scelti e conservati della raeeolta Dallay che si avranno le fonti più sicure e più autentiche. Lo Stato, piu di ogni altro, ha il compito di queste previdenze amorose e sapienti.

 

                                                                                                                                                                                                                                               ANTONIO TARAMELLI

 

Mentre rivedo questo articolo mi, giunge la notizia che una di queste scuole di industrie femminili, quella di Macomer, la quale per l'animosa sua direzione era una promessa di feconda operosità nel campo dei lavoro femminile in tutta la zona del centro dell’isola, chiude i suoi battenti per meschinissimi motivi locali. Oggi Macomer fa parte della nuova provincia di Nuoro, alla quale è proposto il fervido ed operoso Prefetto Prof. Dinale, al quale rivolgo pubblica preghiera di interessarsi a mantenere in vita una scuola che può essere fonte di luce e di onesto lavoro per tutte le contrade vicine che furono sede di industrie artistiche tradizionali, oggi in fatale declino.

 

 

Taramelli Antonio, archeologo, senatore,  1868-1939

Nell’ottobre del 1932, Taramelli Antonio inaugurò il Regio Museo di antichità ed arte di Sassari intitolato al senatore e imprenditore Giovanni Antonio Sanna, curandone l’allestimento e il catalogo insieme con il funzionario, storico dell’arte, Emilio Lavagnino, e istituendovi anche una sezione etnografica per ospitare quella che, con il tempo, divenne una tra le maggiori raccolte dell’isola. Con grande determinazione Taramelli si spese per l’acquisizione da parte dello Stato della collezione di merletti e tessuti sardi pazientemente raccolti dall’antiquario Amilcare Dallay e destinati al Museo di Sassari solo nel 1954. Fu proprio il grande interesse per l’etnografia che lo portò a proporre, nel 1930, al prefetto e al podestà di Cagliari l’istituzione di un museo del costume antico sardo da intitolare ai principi di Savoia, Umberto II e Maria José del Belgio. Già nel 1908 con Lamberto Loria, pioniere degli studi folkloristici, aveva raccolto antichi vestiti sardi di varie fogge, ospitati nel padiglione dedicato alla Sardegna nella mostra romana del 1911, in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia. ATaramelli si deve anche l’acquisizione e il catalogo della collezione di Vincenzo Dessì, costituita da materiali di scavo provenienti da numerose località della Sardegna settentrionale. Presso il Museo nazionale G. A. Sanna di Sassari, nella sezione etnografica, è conservata la preziosa collezione denominata “Raccolta Amilcare Dallay”, composta di circa 300 esemplari di merletti, tessuti e ricami straordinariamente rappresentativi di uno dei tasselli del ricco patrimonio artigianale sardo, in particolare delle città di Sassari e Nuoro.

Il 15 aprile del 1952 la giunta regionale approvò il contributo di un milione e cinquecentomila lire per l’acquisto della collezione Dallay. Di seguito possiamo vedere le pagine del verbale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sitografia

 

www.treccani.it

 

https://www.regione.sardegna.it

 

https://www.regione.sardegna.it/flv/dl/archivio_delibere_RAS

 

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