Arte
applicata: gli antichi libretti di modelli in Italia
Articolo
scritto da Elisa Ricci e
pubblicato su Emporium nel 1911,
Arazzo fiammingo del
XVI secolo (Proprietà privata). La scena ci porta nella signorile intimità di
un palazzo del cinquecento.
L’antico
arazzo fiammingo, che il proprietario ci consentì gentilmente di riprodurre,
rappresenta “Il ritorno di Telemaco alla madre”. Questo dovette essere il tema
imposto dal committente all'artista che disegnò il cartone: da un lato
Penelope, la fedelissima, sta colle sue ancelle, raccolte nel lavoro e
dall'altro entra, inaspettato, Telemaco coi suoi compagni... Ma Omero è ben
lontano, e più che nel mito greco, la scena ci porta nella signorile intimità
di un palazzo del cinquecento. La gran dama, vestita di broccato d'oro foderato
d'ermellino, sorveglia e sovraintende al lavoro delle tre donne, più
semplicemente vestite, che le stanno intorno. Una d'esse ricama un fregio
colorato su una tovaglia di lino; l'altra dipana il filo d'oro; la terza tesse
un gallone a un piccolo telaio che tiene in grembo. La ricca dama consulta un
volumetto che è certamente un libro di
modelli, poiché nell'arazzo si distinguono nettamente i disegni a fasce
orizzontali simili a quelli dei nostri libretti.
Tratto
da “Eyn new kunstlich buch”, Colonia, 1527
Ecco,
quindi, davanti a noi, intenta all'opera famigliare, una di quelle “belle et
virtudiose donne” alle quali gli stampatori e i disegnatori di libretti di
modelli dedicavano l’opera loro “utile et
profitable à toutes les Dames et Demoy selles polir passer le temps et éviter
oysivité^.” Che questa, del ricamo di filo bianco e seta e oro e argento,
fosse l'occupazione elegante e una speciale vlrtù delle signore del
cinquecento, risulta dalle novelle, dai documenti, dai quadri. Matteo Bandello
ci racconta*, che una dama (più bella che virtuosa, a dir vero) la quale “Da merigge non dormiva... certi suoi lavori
di seta faceva“. E di Maria Magdalena di Brandeburgo che doveva andare
sposa a Giberto Borromeo, la persona incaricata di dare informazioni, scriveva
nel 1477: “Sa leger nec non officii, ma
una lettera, sa ancor scriver da dona, non troppo bene, pur ley tene el cunto
del lino e dela stopa. Sa lavorar lavoriti doro et cose da dona.°” Così si spiega che i libretti di
modelli per ricami, come, più tardi, quelli per trine ad ago, si dedicassero a
regine, a principesse e in generale a tutte le illustrissime che raccogliendo
intorno a sé altre dame o damigelle o ancelle, facevano eseguire “raccami et
lavorieri tali, che de immortalitate con l'ingegno suo farsene degne si puote
§”. E che i modelli fossero di gran lunga
più corretti ed eleganti della prosa dedicatoria, è provato, oltre che dai rari
e preziosi libretti che ci rimangono, anche dai ricami che vediamo realmente
immortalati nei quadri antichi dove i maggiori pittori si sono compiaciuti di
ritrarre i bei bordi ricamati nelle vesti, nei manti, nei panneggiamenti; e
quegli stessi ricami di cui si ricercano ora avidamente i logori frammenti per
studiarli, imitarli, ricopiarli dalle nuovissime artiste dell'ago, della spola, dei fuselli. Alle quali « nuovissime
artiste » speriamo che riescano gradite e utili le ricerche intorno agli
antichi libretti, donde attinsero ispirazioni ed esempi le loro ave e maestre.
Enorme fu la
diffusione (soprattutto riguardo al tempo) che essi ebbero nei "500 e
nella prima metà del '600. E fervida, continua fu l'attività spiegata dai
disegnatori e intagliatori e stampatori a pubblicarli, ripubblicarli,
scambiandosi vicendevolmente i legni, anche da una nazione all'altra: e grande
l'ardore a difenderne e ad offenderne a volta a volta la proprietà, ora
invocando per sé i privilegi e le sanzioni penali per chi “indebitamente godi
le altrui fatiche”, ora rubacchiando a man salva i disegni di qua e di là, per
formarne qualche volta interi libretti. O. B. Gargano, a mo' d'esempio, stampa
a Napoli nel 1613 un libretto intitolato Fiori
di Ricami completamente formato di
tavole tolte ai libri di Cesare VeceIIio, della Parasole, di Giacomo Franco, e
di altri. Il che non gli toglie coraggio ad offrir tutta questa roba d'altri
“alle Gentilissime e Virtuosissime donne” perchè sente “che dare a ciascuno il
suo, è dovere dell' huomo giusto e da bene !”
I due libretti più
antichi che conosciamo, sono tedeschi. Uno pubblicato nel 1525 a Zwickau, e uno
a Colonia nel 1527. Sembra, a giudicar dalle vignette, dalle parole del
frontispizio e dai disegni, che questi fossero così per opera di maglia e di
ricamo, come per opera di tessitura. Poco più tardi, probabilmente, si pubblica
in Italia il mirabile libro del Paganino, senza data, intitolato Burato; dedicato più specialmente alle
ricamatrici, alle quali lo stampatore insegna, con una minuzia quasi offensiva,
il modo di riportar i disegni sulla stoffa per mezzo dello spolvero; e, ancor
dubitando dell'intelligenza delle sue lettrici, illustra l'insegnamento con una
bella tavola dove quattro donne mostrano come si lucidi il disegno: di notte,
col lume ; di giorno, contro la finestra; e come si spolveri col batuffolo
intinto nel carbone, e si disegni poi sulla stoffa.
Dal “Burato, libro de
recami” di Alessandro Paganino.
Il libretto è diviso
in quattro parti: ma nella prima solamente il Paganino dà modelli per lavoro a
fili contati; negli altri tre libri i begli ornati sono liberi, elegantissimi;
i nodi, le figure, i grotteschi, i fogliami sono disegnati con un brio, un
gusto e una ricchezza da grande artista; e sono per lavori di applicazione e di
punto passato; o si possono eseguire con un cordoncino di seta o d'oro che
segni i leggiadrissimi contorni. Questo Burato, di cui conosciamo, pressoché
completa, solo la copia della Biblioteca Comunale di Brescia, donde fu tratta
dalle Arti Grafiche di Bergamo una recente ristampa, è insieme il più antico e
il più bello dei libretti di modelli, italiani, che conosciamo. Seguono poi, a
pochissima distanza di tempo, sempre più frequenti, le stampe e le ristampe
delle operette del Tagliente, dello Zoppino e di Zuan Andrea Vavassore, i quali
tre tengono il campo colle loro Opere
Nove, e gli Esemplari, e gli Universali di tutti i bei disegni, fin
verso la metà del secolo. Da alcune parole del Documento premesso dal Vavassore (detto Guadagnino) alle tavole
del suo Esemplario di Lavori, si
impara che le donne di quel tempo, pazienti, ma un poco indolenti, mal si
adattavano alla fatica di copiare i disegni sulla stoffa e preferivano contare i suoi ponti et fila. Infatti il
Guadagnino, in questo Esemplario, dà esclusivamente disegni a fili contati (per ricamo su modano o
fili tirati, e per punto in croce, o scritto ecc.), di gran lunga più eleganti
e meno grevi e monotoni di quelli
pubblicati fino allora.
Dall' “Esemplario di
lavori”, disegni per ponto groposo, Venezia, 1532.
Verso il 1540, Mathio
Pagan introduce per la prima volta nei modelli, i disegni per punto tagliato, e apre cosi la via al
reticello e a tutte le altre fortunatissime forme di trine ad ago. Il primo suo
libro, intitolato Giardinetto nuovo di punti tagliati e gropposi, esce a Venezia
nel 1542: segue subito nel 1543 L’
Ornamento delle belle et virtudiose donne, opera nuova nella quale troverai varie sorti di frisi dove potrai ornar
ogni donna et ogni letto con ponti gropposi...Insiste il Pagan in queste
due sorta di punti, il tagliato e il gropposo, che dovettero incontrar subito
gran favore; il primo perchè nuovo; il secondo perchè consacrato da artisti
sommi come Leonardo e Durer, i quali si compiacquero
di disegnare nodi e knoten. E mal si
intende come questo aggettivo di gropposo (gropo
in dialetto veneto significa nodo) che doveva qualificar il disegno, si sia
interpretato, generalmente, come proprio del punto a nodi, detto macramè. Il
Tagliente, nella sua Opera Nova del 1528, già aveva detto nella sua prosa
puerile ma ben chiara: “La vera bellezza del groppeggiare è cavalcare uno di
sotto e l'altro di sopra, perchè chi non osservasse tali ordini e groppi nulla
gratia haverebbero.” Ciò che si doveva cavalcare di sotto e di sopra, era
certamente un cordoncino o un gallone, o una tarneta di seta o d'oro; e
infiniti e bellissimi sono gli esempi di fregi, di fascie, di bordi, intorno
alle scollature, in fondo alle vesti, ai manti, agli arredi sacri, disegnati a
groppi nei quadri del Rinascimento.
Leonardo
da Vinci già primi della stampa dei modellari aveva
fatto uno studio sui nodi, e li dipinse magistralmente nella Camera de’
Moroni iniziata nel 1498, al pianterreno della torre nord-orientale del
Castello Sforzesco a Milano. |
Scollatura dell’abito della Gioconda, 1503-1506 |
Da”La vera perfettione”,
di Govanni Ostaus,
Venezia, 1561 |
Da “Singuliers et nouveaux pourtraicts”,
Federico Vinciolo, Parigi 1606 |
Nel
1557 si pubblicano, sempre a Venezia, le Pompe con disegni per sole trine a
fuselli, senza dediche, senza spiegazioni, né avvertimenti, né Epistolette. I
modelli, grandi al vero, suppongono la perfetta conoscenza della tecnica, così
in chi li ha disegnati come in chi se ne deve servire. Semplici e variati,
ricordano ancora, nel sapore orientale dei motivi, i galloni, donde nacquero le
trine a fuselli. Ma questa forma di lavoro più popolare e industriale, non
interessava la ricca e nobile clientela degli stampatori di libretti, che
continuarono invece ad offrire alle dame, Ghirlande, Corone, Trionfi,
Giardinetti, di disegni per lavori d'ago. Dal 1556 in poi Giovanni Ostaus,
alemanno, pubblica a Venezia i suoi libretti dai disegni più varii e più
ricchi, non solo, ma più nuovi degli altri, poiché molte delle sue tavole
offrono modelli preziosi ad orafi, intagliatori, incisori, decoratori d'ogni sorta*. Intanto, come avviene sempre a chi, primo, apre una
strada nuova, Mathio Pagan è sorpassato da altri che procedono sulla via che
dal punto tagliato condurrà al merletto. Zoan Andrea Vavassore stampa le tavole
dell’ Esemplario Nuovo di più di cento variate Mostre, quasi tutte di punto
tagliato, con disegni caratteristici e squisiti del Pellicciolo: e Federico
Vinciolo venitien pubblica a Parigi, dove gode la protezione di Caterina de'
Medici, i suoi Singuliers et Nouveaux poartraicts^, che egli chiama ancora di
poinl coupé mentre sono già di vero e bellissimo reticelle, insieme a tavole
mirabili per modano ricamato e buratto. Il libro del Vinciolo, che ebbe uu
numero straordinario di ristampe e di contraffazioni, pubblicato fuori d'Italia
e diffuso rapidamente dovunque, contribuì efficacemente alla fortuna delle
trine ad ago italiane, e invogliò altri artisti di valore ad imitarlo anche nel
tipo dei modelli. Infatti lo segue, e forse lo supera nel successo, se non
nella bellezza dei disegni, Cesare Vecellio colla sua Corona delle nobili e
virtuose donne: e qui si fa strada di Corona, in Corona, a poco a poco il
merletto di punto in aria, il quale vien liberandosi dallo schema geometrico
già appena sensibile nei modelli del Vinciolo, dove è ridotto, a un esile
reticolato sul quale quest'ultimo appoggia ancora i suoi ornamenti e i suoi
fogliami.
Da
“Vari disegni di Merletti”, Inventati e tagliati da Bartolomeo Danieli, 1641
Aurelio
Passarotti nel 1591 pubblica a Bologna un suo Libro di Lavorieri, dedicato alla
Serenissima Sig. Margarita Gonzaga d’Este duchessa di Ferrara. Ogni tavola è, a
sua volta, dedicata a una delle signore del patriziato bolognese, e ne reca lo
stemma, di cui i motivi si vedono ripetuti e graziosamente adattati a comporre
un alto fregio. Il libro tutto bolognese, così nell'autore che appartiene a una
famiglia di buoni artisti di quella città, come nello stampatore, e nei
soggetti, è forse una ristampa del libro dello stesso Passarotti che vediamo
citato come pubblicato, con un titolo somigliante, nel 1560. Non possiamo però
affermarlo. Anche del nostro non conosciamo che due copie; una, è proprietà del
marchese Nerio Malvezzi; l'altra trovammo nella Biblioteca di Forlì. Le tavole
di questo libro non somigliano a quelle di nessun altro. Bolognese dovette
rimanere anche la forma, tutta speciale, di lavoro, che la contessa Lina
Cavazza fa ora rivivere in tutta l'antica perfezione e con l'antica fortuna. Coi
primi del Seicento una donna Isabetta Catanea Parasole, romana, disegna le
tavole della sua Pretiosa Gemma e del Teatro delle Nobili e Virtuose Donne. I
disegni, non tutti ugualmente felici, mostrano però una conoscenza della
tecnica, che qualche volta, i disegnatori più abili e fantasiosi di lei,
lasciano desiderare. Così è, per esempio dell'autore della Ghirlanda di sei
vaghi fiori scelti dai più famosi giardini d'Italia. La qual ghirlanda, è un
libretto, dove, non fiori si trovano, ma «belle lettere, dotte sententie, novi
merli, moderne mansioni (cioè indirizzi), leggiadri lavori, e usati numeri ».
L'operetta curiosissima° e rara è incisa in rame da Pier Paolo Tozzi e ha 42
pagine di massime e di numeri scritte dai calligrafi Aless. Bertozzi e Sebastiano
Zanelli, ambedue Padovani, e incorniciate da modelli per punte e falsature di
trine, da eseguirsi più colla penna che coll'ago. Tutto è fiorito come il
titolo in questo libretto del Tozzi, il linguaggio delle massime, come la serie
degli indirizzi dagli svolazzi e dagli aggettivi ugualmente fantastici: e vi si
trova di tutto un po': i ragionamenti sul modo di tenere Libro Dopio overo
Maestro, e versi, e tavola per moltiplicare e istruzioni intorno alle
Iscrittioni e soprascrittioni per le lettere missive! Fra le ulltime operette
di questo genere, pubblicata ben innanzi nel ‘600 è quella di Bartolomeo
Danieli, di gran formato con tavole per lavori di punto in aria, di
straordinaria bellezza e magnificenza. E questa mirabile raccolta, di origine
tutta bolognese, come l'altra del Passarotti completamente diversa dalle opere
del Vecellio, del Vinciolo della Parasole, di Matteo Fiorimi, e delle altre che
si stamparono contemporaneamente, a Venezia a Padova, a Siena, a Napoli,
lasciano credere che Bologna anche nel lavoro artistico femminile vivesse di
una vita sua propria fervida e fiorente.
Dal “Libro di Lavorieri”,
A.Passarotti, 1591 |
Merletto disegnato per Pellegrina Bonaventuri figlia di Bianca Cappello, sposata nel 1543 a
tredici anni con Ulisse Bentivoglio. In alto si trova la fiamma simbolo dei
Bentivoglio e al centro le armi dei Cappello. |
Fac-simile
del “ Libro di Lavorieri” di Aurelio Passarotti dedicato “Alla Serenissima Sig.ra Margherita
Gonzaga d’Este“ |
Ed
eccoci arrivati al termine di questa rapida corsa attraverso i più importanti
fra i centocinquanta libretti giunti fino a noi e di cui abbiamo conoscenza.
Molti più naturalmente, dovettero essere, se di alcuni conserviamo solo il
ricordo, e, di altri qualche copia incompleta o frammentaria e grandissima
dovette essere la loro influenza sulle forme minori dell'arte, in quel tempo
fortunato in cui era vivo il desiderio, anzi il bisogno di bellezza, negli
umili, nei grandi, negli artefici e nei committenti: altissimo segno di
nobiltà, e pura e profonda ragione di godimento.
Ed
eccoci arrivati al termine di questa rapida corsa attraverso i più importanti
fra i centocincinquanta libretti giunti fino a noi e
di cui abbiamo conoscenza. Molti più, naturalmente, dovettero essere, se di
alcuni conserviamo solo il ricordo, e, di altri qualche copia incompleta o
frammentaria; e grandissima dovette essere la loro influenza sulle forme minori
dell'arte, in quel tempo fortunato in cui era vivo il desiderio, anzi il
bisogno di bellezza, negli umili, nei grandi, negli artefici e nei committenti:
altissimo segno di nobiltà, e pura e profonda ragione di godimento.
Modo
bellissimo di trattenere le sue figliole in opera, come faceva la casta
Lucrezia Romana e le sue damigelle. Così, come da Tarquinia insieme col suo
marito Collatino, fu trovata in mezzo d’esse a lavorare.Tratto dal primo libro delle Deche di Tito Livio
scritto da Nicolò Macchiavelli.
^
Dominique de Sera, Le livre de Lingerie, Paris, 1584.
*
Novella III pubblicata insieme alle 127 novelle, nel 1557
°
V. Archivio Storico Lombardo del 30 giugno 1910 pagina 269
§
Frontispizio del Convivio di Nicolò Zoppino, Venezia
1532
*La
vera perfettione del disegno, di Giovanni Ostaus, 1561.
^ I
singolari e nuovi disegni di Federico Vinciolo
Parigi, 1606.
° Ne conosciamo una copia, presso la contessa
Maria Pasolini, e una nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna.
Articolo
di Elisa Ricci con integrazione di alcune immagini da parte dell’autrice del
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