Felze
Il felze era una cupola che veniva posta sulla
gondola per proteggere il passeggero dalla pioggia e dalle intemperie. Uno
scritto risalente al 1222°, riporta ”platus coopertus cum felce”, a
testimonianza che all’epoca esisteva un’imbarcazione a fondo piatto con al
centro una tettoia coperta di felci. All’inizio era una semplice tettoia
ricurva come una mezza botte e ricoperta di frasche o di panno e in seguito
di legno, il passeggero poteva stare anche in piedi. La copertura di tessuto
venne chiamata rassa. La prima testimonianza iconografica risale al 1494
in un dipinto di Vittore Carpaccio Particolari del “ Miracolo
della reliquia della Croce al Ponte di Rialto” Vittore Carpaccio, Gallerie
dell’Accademia Venezia, 1496 circa. In questo dipinto il Carpaccio ci mostra che il
felze era coperto con tessuti ricercati. Quindi non era solo una semplice
cappottina, ma una dimostrazione di benessere e lusso. I gondolieri indossano
calzamaglie colorate e aderenti come i giovani veneziani appartenenti a “Le
compagnie della calza”. Alcuni anni a seguire il felze ci appare in un
dipinto di Giovanni Mansueti rivestito di tessuto damascato. Dettaglio della “ Miracolosa guarigione della figlia
di Benvegnudo da S. Polo”, Giovanni Mansueti, 1501, Gallerie
dell’Accademia Venezia
“San Sebastiano”particolare di
un dipinto di Liberale da Verona, fine 1400 inizi 1500, pinacoteca di Brera
(MI)
Stampa attribuita a Jost Amman Veduta prospettica
parziale di Venezia, nel libro “Paesi novamente ritrovati “ di
Francanzano Montalboddo, Venezia, De Rusconi, 1517. In primo piano si puo’ notare
la gondola con il felze.
Stampe tratte da “Habiti
d'huomeni et donne venetiane” di Giacomo Franco, 1610 Un'altra occasione mondana di uso
del felze era il matrimonio: dopo la cerimonia, le spose avevano l'abitudine
di recarsi in gondola con le amiche a far visita alle parenti monache. Fino al XVI secolo le spose erano sedute in
bella vista su una panchetta fuori del felze; in seguito verso il ‘600, presero posto su un ricco tappeto
all'interno del felze che veniva tenuto aperto per poter ammirare la sposa. L’Aretino, amico del Tiziano, nel
1537 vedendo dalla sua abitazione in Canal Grande le novizie sedute fuori dal
felze scrisse: “de le belle spose rilucenti di seta d’oro e di gioie
superbamente poste nei trasti per non iscemar la reputazione di cotanta
pompa, non parlo”.
“Fresco di barche a Burano il
giorno della Sensa”, Joseph Heintz il Giovane, metà del 1600 Sposa nel felze, in visita ai
parenti rinchiusi nei monasteri della città. In questo quadro possiamo vedere
già il felze di legno con le sembianze di una cabina, in seguito verrà
ricoperto di damaschi e velluti. In un
dipinto di Ludovico Pozzoserrato della metà del ‘500 “La Piazzetta”( Museo
Correr), si vedono delle gondole in fila che sostano lungo la riva di Piazza
S. Marco, hanno tutte un felze come la foto sovrastante, ma rifinite in modo
più ricercato. Novizie in gondola Thomas Coryat, descrivendo il suo viaggio in Europa
nei primi del ‘600 e soffermandosi sul felze scrisse: “ A venezia non c’erano
cavalli ma 10.000 gondole, 6.000 private e 4.000 a noleggio. Alle estremità erano intagliate e avevano fino a
15-16 stecche ricoperte di tessuto, i sedili in pelle nera e tendine di lino
bianco bordate di pizzo.”
Nel 1562 i Provveditori alle
Pompe, indicarono una linea per non strafare nei lussi del vestire,
mangiare, agghindare cocchi e felzi. All’epoca il felze, da semplice
copertura divenne un’ostentazione di
lusso e potere: all’interno c’era un divanetto che veniva ricoperto, come
tutto l’interno del felze, con tessuti molto pregiati dai rasi alle sete ai
broccati, specchi, finestrelle di vetro molato. Le passamanerie ricercatissime
nere finivano sempre con dei fiocchi in seta: 18 o 24 di grandi e 12 di
piccoli. Le guarnizioni pregiate non venivano fissate, ma rimanevano mobili,
da poter togliere in caso di brutto tempo.
“ La processione del doge”, particolare
dell’opera di Jost Amman,1560
“ La processione del doge e il
matrimonio con il mare”, particolare dell’opera di Jost Amman,1560 Particolare di un uno studio di Luca Carlevarijs
dove possiamo vedere un’imbarcazione diversa dalla gondola con un felze
ricoperto da un drappo rosso. Particolari di cinque dipinti di Johan Richter dove il felze è
ancora colorato In primo piano un felze fatto di stecche di legno
ricoperto con un telo in tessuto, dietro un felze molto ricercato nelle
finiture. La cabina aveva una porta e una
persiana, divenne come una carrozza che scivolava nell’acqua Nel 1609 i provvedimenti si fecero più severi
e i Provveditori alle Pompe indicarono:”…assolutamente proibiti li felzi da
barca di seda, di sagia e de panno, li cordoni e li fiocchi di seda, le pezze
di renso schiette, ò a opera, con
merli, ò senza”. Coryat ( scrittore inglese ) nel suo libro “
Crudezze, Viaggio in Francia e in Italia, 1608” scrisse riferendosi alle
gondole veneziane: “ tutte hanno un bel tetto fatto di 15-16 assi di legno
ricurve, che vanno da un bordo all’altro formando un arco a volta: poi c’è un
bel drappo nero, ch’è ripiegato all’insù ai lati della barca e se il
viaggiatore vuole rimanere appartato basta che le tiri giù. Nell’interno le
panche sono rivestite di cuoio nero, guarnite di sottile tela di lino orlata di pizzo.”
I Provveditori imposero il colore
nero per il felze e la gondola, di modo che fossero tutte uguali per non fare
differenze tra i proprietari. Ma un occhio attento notava subito il
proprietario ricco dalla qualità delle rifiniture. Verso la fine del
Settecento la rassa tendeva ad allungarsi fino al bordo della gondola su tutti
quattro i lati, per ripararsi al meglio dalle correnti d’aria e da occhi
indiscreti. La gondola, in questo modo divenne anche luogo di incontri per
giovani amanti e coppie clandestine. A Venezia sembra si chiamasse anche
“caponéra“ (gabbia per i capponi). La caponéra veniva fatta dagli squeraroli,
in legno di noce, poi le donne di casa o dei tappezzieri le rifinivano all’interno. Gli artisti intagliatori del
legno impreziosivano il felze con divinità marine, teste di leoni, fiori stilizzati e grifoni. “Gli amanti si salutano”, vita
a Venezia tratto da un dipinto di C.Beeker§ Particolare di una incisione di
Luca Carlevarijs I gondolieri che portano la gondola indossano
pantaloni alla vallona, sono pantaloni ampi, arricciati, e rimboccati sotto
le ginocchia “Il gondoliere”, Luca
Carlevarijs 1710-1710 Questo lavoro fa parte di un album
di cinquantatre disegni di Carlevarijs che include figure che sembra aver
dipinto all'aria aperta in preparazione per l'inserimento in composizioni
formali. Le figure e gli oggetti compaiono frequentemente e virtualmente
senza variazioni nei suoi dipinti tra il 1707 e il 1726. Gli schizzi di
Carlevarijs rivelano una particolare attenzione al costume, evidenziando lo
stile veneziano dell'abito che era molto apprezzato nei circoli della moda di
tutta Europa dal XVI al XVIII secolo. (Victoria and Albert Museum) Particolare di un dipinto di Johan Richter Particolare di un dipinto del
Canaletto, 1760-1770 Siamo a Mira lungo la Riviera Del Brenta, dove i
patrizi veneziani avevano le residenze estive Questa imbarcazione da parata con felze è in stile
rococò, il felze è a dir poco monumentale gli arredi erano nello stesso stile
e venivano sorretti da telamoni allegorici oppure cariatidi. In questo dipinto ( Museo del Louvre, Parigi) di
Francesco Guardi ( 1712- 1793) si può vedere in primo piano una gondola con
felze stile rococò Dipinto del Giunti Venezia nel 1700 Francesco
Guardi
Il Canaletto ha dipinto questo felze alquanto
misero per l’epoca, probabilmente non apparteneva a una famiglia benestante.
Si possono notare anche le assi di legno legate con uno spago. Possiamo dire
che in questo stato decadente era molto arieggiato.
“Corso nobile da S. Stae sino alla Croce”,
Gabriele Bella, fine XVIII secolo Venezia, Galleria Querini Strampalia Il Ponte di Rialto, Antonio
Pascutti(1832-1892) Il poeta inglese Robert Browning ( Londra
1812- Venezia 1889) possedeva una gondola molto preziosa completa di felze,
oggi si trova nel “ Museo della Marineria” a Newport in Virginia. Questa
gondola è fra le più antiche oggi esistenti. Lo squero Tramontin ha avuto l’onore di porre mano
per un restauro, a questo prezioso manufatto. Il proprietario possiede tra la
sua collezione privata un felze appartenuto ai reali di casa Savoia. Felze di casa Savoia (courtesy Roberto Tramontin, Venezia) Questa opera d’arte è stata intagliata dal “Besarel” (Pancera
era il suo vero cognome) allievo del più noto Brustolon, al Museo di Ca’
Rezzonico sono custoditi alcuni suoi pezzi di notevole pregio). Questo felze ha i fregi di bronzo, la porta riproduce nella
parte interna Venere che nasce dalle acque e nella parte esterna un bouquet
di fiori in rilievo, le maniglie hanno la forma di un granchio (fusione di
bronzo); il soffitto interno è in broccato di seta rosso bordeaux ed alcune
parti dipinte in nero e oro, i vetri delle finestrelle sono in cristallo
molato a mano e le veneziane (persiane) sono funzionanti. L’esterno della
struttura è ricoperto da un panno nero con dei pon-pon in seta. Il peso del
Felze è di 120 Kg. Circa ed è stato costruito verso 1890. Non dimentichiamo che alla Venaria
Reale di Torino è conservato Il “
Bucintoro di casa Savoia” risalente al 1700, costruito a Venezia per le
uscite ufficiali lungo il Po. Qualche traccia del felze si ha ancora nei primi del
‘900, poi è scomparso lentamente, con l’esigenza dei turisti che amano godere
di un ampio panorama della bella Venezia, ma anche a causa del moto ondoso
che renderebbe instabile la gondola. Giacomo Casanova a tal proposito durante
una burrasca, nelle sue memorie si legge:” Buttai sul fondo della gondola una
manciata di monete d’argento e gridai ai barcaioli di buttare a mare il
felze”. Insigni personaggi del passato hanno nominato il
felze nelle loro opere: da Goethe a Lord Byron, da Virginia Woolf a George Sand. Disegno di Martin Rigo Ortega (El Escorial 1833-
Venezia1908)* Pubblicazioni per approfondimento “Gondole : sei secoli di evoluzione nella storia e
nell'arte”, Munerotto Gianfranco, 1994 https://archive.org/details/gondoleseisecoli0000mune/mode/2up Bibliografia °The Mariner’s Mirror *Tratto
dal libro “Pen Drawing” di Charles Maginnis § The Ladies' treasury, 1877 ^ The Book of Costume, Millia Davenport, 1948 |