“ Chiara Vigo e il bisso di mare in Sardegna“

 


Chiara Vigo, tessitrice sarda, è unica in Europa ed una delle poche al mondo, che ancora tesse la cosiddetta “seta di mare”, ovvero il bisso, un filamento che secerne un mollusco che si trova nei fondali dell’Isola di Sant’Antioco. Questo mollusco è la Pinna nobilis (Nacchera, o Gnacchera), è il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo, vive sottocosta, fissata con la parte appuntita della conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia. Similmente ai mitili, secerne abbondanti filamenti di bisso con il quale si fissa al substrato. Talvolta la Pinna produce perle di varia colorazione, brune, nerastre, gialline e anche rosse che tuttavia sono prive di valore perché si alterano con grande facilità se esposte all’aria. La conchiglia può superare gli 80 cm (la misura massima conosciuta è di 920 mm): per questo, per il collezionismo o la decorazione è stata ed è una specie oggetto di pesca essenzialmente da parte di subacquei con gravi conseguenze sui popolamenti in moltissime zone costiere. Si trova (o forse è meglio dire si trovava) sui fondali sabbiosi dai 3 metri di profondità fino ai 40, in particolare in mezzo alle praterie di Posidonia.
Le valve del mollusco possono anche essere coperte da alghe tanto da renderne difficile l’identificazione; al suo interno ospita un crostaceo (pontonia pinnophylax detto anche “gambero guardiano” o il pinnotheres pisum e il nepinnotheres pinnotheres o ) come commensale. L’associazione tra questo piccolo crostaceo e la Pinna era conosciuta e descritta sia da Aristotele che da Plinio e arricchita di particolari fantastici, nei secoli successivi. Ad esempio lo studioso svedese allievo di Linneo, Fredrik Hasselquist (1722-1752) raccontava che il granchio, dopo essere uscito dalla conchiglia per fare provviste, una volta tornato mandasse addirittura un grido per farsi aprire.
Il “bisso” prodotto dall’animale stesso in fili molto sottili, lunghi parecchie decine di centimetri, era chiamato dagli antichi romani lana di penna o barba bissina, veniva lavorato per produrre tessuti bellissimi e tanto leggeri da meritarsi il nome di “nebbia di lino” o “vento tessuto”. E’ un’arte complessa, che richiede bravura e pazienza: Chiara Vigo, infatti, tinge il suo bisso con erba che raccoglie durante il periodo della luna nuova, che stende ad asciugare solo quando tira il libeccio e che tratta con il latte di capra. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno. Uno dei suoi lavori più affascinanti è un arazzo in miniatura raffigurante un Leone, risultato di un lungo e delicato lavoro di tessitura della seta di mare.
L’artista di Sant’Antioco è definita l’unica erede di Berenice, secondo la leggenda, infatti, la regina Berenice, sposa del Faraone Tolomeo, offrì la suo chioma agli Dei in cambio della vittoria del marito. Gli Dei ordinano a Zefiro di trasportare in cielo la chioma e la trasformano in una costellazione. In una notte serena le stelle della costellazione si specchiarono nel mare; prese dalla nostalgia per la terra si accostarono talmente alla superficie che la Pinna Nobilis rubò un ciuffetto di chioma portandoselo nelle profondità marine.
Furono i Fenici a scoprire il bisso e soprattutto le loro donne videro che pettinando quei fili potevano renderli talmente serici e lucenti da riuscire a filarli. L’uso della tessitura del bisso si diffuse per tutto il Mediterraneo: Fenici, Caldei, Egiziani diventarono maestri in quest’arte. Re e sacerdoti usarono il bisso per vesti e paramenti sacri. I Fenici approdarono in Sardegna portando con sé anche la tecnica per tingere le fibre del bisso in vari colori.
Secoli più tardi le donne di Sant’Antioco appresero da una principessa di origine caldea, chiamata anch’essa Berenice, altri segreti sull’arte dello tessitura del bisso e cominciarono a tramandarseli di generazione in generazione secondo una ritualità quasi sacra. Chiara Vigo può infatti spiegare la tecnica della tessitura del bisso a tutti, ma solo uno sarà il suo legittimo erede, l’unico a cui svelerà tutti i suoi segreti.

A cura di Jada Mazzoli

 

 

Libro sulla storia della seta del mare a cura di Evangelina Campi

 

 

 

Presso il Museo Etnografico di Sant’Antioco si possono vedere tutte le attrezzature per la lavorazione del bisso e del suo modo d’impiego nel ricamo.

 

Per  informazioni tel. 0781 – 841089 / 800596

 

 

Altre informazioni si possono avere su questi siti:

 

http://www.tuttosantantioco.it/HomePage/Il%20paese/il%20bisso/il%20bisso.htm

 

http://www.albergoleden.com/Ricordichiara.htm

 

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